Napoli Adagio di Francesca Amirante

Napoli Adagio di Francesca Amirante

Napoli Adagio di Francesca Amirante non è a solita guida turistica, ma un percorso per assaporare lentamente la città

Una passeggiata sentimentale nel cuore di Napoli

Napoli Adagio di Francesca Amirante edito da Enrico Damiani editore è una passeggiata “sentimentale” tra le vie di una delle più belle città del mondo. Non vi aspettate di sfogliare una classica guida turistica, tra le mani vi troverete di più. 

Napoli Adagio è un viaggio appassionato tra le meraviglie della mia città, un itinerario godibile da un diverso punto di vista, quello dell’autrice. Nel testo, infatti, Francesca Amirante ci accompagna in una passeggiata intima nei luoghi più rappresentativi di Napoli, svelandoci  chicche, storie appassionanti, posti poco battuti e luoghi a cui è particolarmente legata. Con lei percorreremo anche le tappe tipicamente turistiche, ma ci troveremo, sempre, quel qualcosa in più che le solite guide non raccontano.

Santa caterina Scognamiglio, foto concessa da Francesca Amirante

E non preoccupatevi, nel libro si parla di tutto, anche di cucina! Io sono napoletana e mi vergogno, ma, ad esempio, dei Via col vento non ne avevo mai sentito parlare…Questo è il motivo per cui Napoli Adagio di Francesca Amirante non può essere concepita assolutamente come una semplice guida per turisti. Deve essere un po’ come l’agenda, una presenza fissa nella nostra borsa, specialmente se decidiamo di andare a zonzo per la città tra strade e anfratti che sono lì da decenni, che abbiamo calpestato magari mille volte ma di cui non sappiamo praticamente nulla.

Francesca Amirante è napoletana,  è una storica dell’arte e, a partire dagli anni ’80, si è dedicata a numerosi progetti di valorizzazione della città. Ha fondato Associazioni, insegna in diversi corsi di laurea e coltiva da sempre una forte passione per la divulgazione del patrimonio culturale. E’ presidente dell’ Associazione Progetto Museo ed è curatrice del complesso museale di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco. E’ autrice, inoltre, di diversi saggi guide e cataloghi.

Ringrazio l’autrice per la bella intervista e vi invito a scoprire con noi un’altra faccia di Napoli.

Napoli Adagio di Francesca Amirante

Il suo libro ha il pregio di uscire dal circuito tradizionale delle guide turistiche. Qual è la caratteristica di Napoli Adagio e in cosa si differenza dalle altre guide? 

Napoli Adagio nasce come un punto di vista, come una personale mappa mentale che diventa la griglia attraverso la quale descrivere o cercare di interpretare alcune parti della città. Soprattutto ha il desiderio di invogliare le persone a trovare il tempo sia per cercare di identificare nei luoghi qualcosa che vada al di là delle singole parti che li compongono sia per incontrare le persone che quei luoghi li vivono.  

Nella sua Napoli Adagio un posto di primo piano, tra un vicolo e l’altro, è occupato dalla gastronomia. Come lei, anche io adoro la brioche, quella vera. In che modo parla di gastronomia? Dà ai lettori delle dritte dove mangiare le cose migliori?

Si nel libro ci sono dei consigli culinari, non troppi in verità. Vengono consigliati quei cibi o quei luoghi che hanno una “profondità” che sono buoni perché frutto di una storia, di un impegno e non godibili perché di moda.

Rotonda Diaz, foto concessa da Francesca Amirante

Mi piace molto il fatto che lei abbia affrontato la questione dei “doppi” e dei “contrasti” nella città di Napoli. Sono particolarmente attratta dal contrasto vita/morte. Quale simbolo di Napoli ha scelto per raccontare ai lettori questo contrasto?

Non c’è dubbio che i luoghi dove vivere in modo giusto questa profonda relazione sono quelli che ospitano il culto delle anime del Purgatorio e quindi tra quelli descritti nella guida l’Ipogeo della chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. Ma anche la scheda sulla Sirena o le tre dedicate a via dei Tribunali dove si ricordano i Conservatori o quella La musica in un comò, dove si parla della lunga tradizione della musica come strumento per rendere leggera la complessità, ma anche mezzo per superare il disagio. 

Ho trovato particolarmente affascinante la passeggiata all’Ospedale degli incurabili. La storia di Maria Lorenza Loch è strepitosa. Ci può raccontare per sommi capi quale fu la sua missione a Napoli?

È una delle figure più importanti della storia napoletana: una donna nobile e ricca che si ammala di sifilide e che sceglie, dopo una grazia ricevuta, di dedicare tutta la sua vita alle altre donne, agli ultimi, a quelli che non potevano curarsi a casa e quindi Incurabili. Una donna che con le sue attività genera sospetti, anche perché la collina di Caponapoli era luogo per uomini colti, per pensatori anche eretici. 

Chiudo con una domanda di rito che è d’obbligo per chi come lei scrive “passeggiate sentimentali”. Qual è il suo luogo preferito, quello che porta nel cuore?.

Scelta davvero difficile! Ho dedicato molto spazio alla Certosa di San Martino, perché l’incanto di quel luogo si somma allo sforzo di tanti che nella sua trasformazione in Museo sognavano anche di renderlo il simbolo della complessità della cultura napoletana. Sforzo troppo spesso tradito. 

Non so perché forse i colti Certosini d’origine francese mal sopportano dall’oltretomba la presenza degli altri? Chiaramente scherzo, ma la Certosa è un luogo che deve tornare al suo splendore. 

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