La Kikimora: il tormento dei contadini russi

La Kikimora

Niente pace per il povero contadino russo tra le sue quattro “mura”. Se non lo avesse tormentato il Domovoj ci avrebbe pensato la Kikimora

Moglie del Domovoj o del Lešij?

La Kikimora è un personaggio della mitologia e del folclore slavo. Solitamente la si associa ad uno spirito maligno di sesso femminile, brutto e cattivo al pari di una strega. A differenza di quest’ ultima però, è un personaggio poco noto, la cui figura nel tempo è andata svanendo sempre più nell’immaginario popolare, fino quasi a fondersi con altri spiriti maligni, tra cui proprio il Domovoj, lo spirito della casa. Alla fine del 1800 questo personaggio si era così allontanato dall’immaginario popolare che spesso veniva ricordato come moglie del Domovoj, e in Siberia addirittura come moglie del Lešij. Sta di fatto, che nonostante i contorni sbiaditi, nella mente del popolo restava viva la sua leggendaria cattiveria.

Kikimora. Disegno di Ivan Bilibin del 1934 (foto da wikipedia)

Il termine Kikimora è utilizzato ancora oggi, ma ha perso la sua connotazione maligna. E’ rimasto una sorta di insulto scherzoso rivolto quasi sempre a persone cupe e asociali (“ha messo il broncio come una Kikimora, e non dice una parola!”). In altri casi invece, si utilizza per ridicolizzare l’aspetto fisico di una persona o per riderne degli abiti indossati. In quest’ultimo caso, infatti, la parola Kikimora può essere assimilata al nostro “spaventapasseri”.

La casa della Kikimora

La Kikimora, come il Domovoj, ha il suo posticino nella casa (izbà) del contadino russo. E’ acquattata dietro la stufa e ci si accorge della sua presenza di notte, quando, infastidita per qualcosa, inizia a rovinare i filati delle donne di casa. La Kikimora, infatti, proprio come il Domovoj, è molto permalosa e si infastidisce facilmente. Detesta le donne pigre e non ama la casa sporca. Se la padrona non è una buona massaia, la Kikimora gliene fa di cotte e di crude. Ma la spiritella maligna non è sempre di cattivo umore. Presso altri popoli slavi, la Kikimora può diventare addirittura servizievole, cullando i bimbi piccoli di notte e sciacquando le stoviglie.

Ma non tutto il mondo è paese, e tra la maggior parte degli slavi la Kikimora non è affatto indulgente con i padroni di casa. La sua caratteristica principale? E’ dispettosissima. Quando ha la luna storta, inizia a dare letteralmente “filo da torcere” alle donne e ai bambini. La sua passione è appunto imbrogliare i fili. Sbroglia i lavori a maglia, intreccia tutti i fili del filatoio e fa girare all’impazzata il fuso, l’arnese di legno usato per la filatura. Il contadino russo doveva sfoderare tutto il suo fascino e la sua mitezza per trovare il modo di andarle a genio, altrimenti la Kikimora lo avrebbe tormentato a tal punto da costringerlo ad abbandonare casa!

Ma chi è davvero la Kikimora?

Parliamo di una strega, ma non della solita strega. La poverina fu battezzata dalla sfortuna fin dalla nascita. Si portava dietro la dannazione di sua madre, una donna giovane e bella che decise di accettare le avances di un drago. Subito dopo il parto, spiriti maligni  tolsero la bambina alla madre e la portarono lontano, nel regno in capo al mondo, dove venne iniziata alle pratiche magiche. La Kikimora, infatti, al pari delle streghe è in grado di volare ed è a tutti gli effetti uno spirito malvagio. Il suo aspetto è terrificante. E’ magra come un chiodo, sproporzionata, con la testa minuscola e il corpo sottile come una cannuccia. Ma non la sottovalutate! Anche se piccolina, la Kikimora ha la vista di un falco ed è velocissima.

foto da Slovar slavjanskij mifologij, Russkij Kupez,

Se il povero contadino possiede anche un pollaio allora, le sventure lo perseguiteranno. Se la Kikimora decide di abbandonare la casa e spostarsi nel pollaio, se la prenderà con i polli e le pecore. I polli li spennerà uno ad uno, e alle pecore toglierà tutta la lana!  

Ma, come tutti gli spiriti maligni che affollano l’immaginario popolare, anche la Kikimora cede facilmente alle lusinghe dei contadini. Ingraziarsela con qualche dono o con una buona azione è facile, e si risparmiano un sacco di grattacapi. Il contadino, ad esempio, quando la Kikimora proprio non vuole smettere con i suoi dispetti, le fa trovare tutta l’izbà sistemata e pulita con un infuso di radice amara di felce: la Kikimora ne va matta e per ringraziarlo, lascia in pace tutta la famiglia.

Anche se il contadino russo aveva trovato il modo di ingraziarsela, la sua presenza era sempre funesta. E se la si scorgeva sull’uscio di una casa intenta a filare, allora molto probabilmente un componente della famiglia sarebbe morto a breve.  

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Fonti:

A.SINJAVSKIJ, Ivan lo scemo, Guida Editori

E. GRUŠKO E JU. MEDVEDEV, Slovar slavjanskij mifologij, Russkij Kupez, 1995

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