Se siete nel bosco e avete perso la strada… è opera del Lešij!
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Si sta prendendo gioco di voi! Il Lešij, piccolo diavoletto della mitologia slava e signore dei boschi, non minaccia le persone, ma si diverte a spaventarle con scherzi e birichinate. Se state raccogliendo bacche o funghi e con la coda dell’occhio scorgete in lontananza un signore anziano vestito con l’abbigliamento al contrario (la scarpa destra al posto della sinistra e il caftano alla rovescia) e un grosso cinturone rosso, allora siete caduti nelle grinfie del Lešij!
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Slovar’ slavjanskoj mifologij, Russkij Kupez, 1995
E’ il padrone incontrastato del bosco e tutte le bestie gli obbediscono umilmente. Di solito gli animali più soggetti al suo dominio sono le lepri, che vengono cedute anche per pagare un debito di gioco a carte con il Lešij vicino! E’ uno strano personaggio…
E’ dotato di una facoltà che lo rende unico: se cammina per il bosco si eguaglia in altezza con gli alberi più alti; se invece vaga per i margini, diventa basso quanto un filo d’erba e si nasconde sotto le foglie di bacche. E’ discreto e non ama litigare con gli altri spiriti maligni, per questo è sempre rispettoso del territorio altrui: non si avvicina mai al prato nel senso stretto del termine, perché sa che è zona del Polevnik, ma non si addentra neanche in aperta campagna per non indispettire il Domovoj o il Baennik.
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Lešij, Vrubel’ – Galleria Tretjakov
Il Lešij dà alla pazza gioia solo quando incontra gli esseri umani. Si diverte a terrorizzarli a morte con urla agghiaccianti; in realtà il Lešij è muto, ma è in grado di strillare e di cantare senza parole, incoraggiandosi con il battimano. Nel racconto Il prato di Bež in Memorie di un cacciatore di Turgenev, alcuni ragazzi a guardia di un branco di cavalli, così raccontano
così l’incontro con un Lešij: Non l’ho mai visto, e Dio non voglia che lo veda (il Lešij); ma altri lo hanno visto. Giorni fa ha preso in giro un contadino da noi: l’’ha trascinato per il bosco e sempre attorno alla stessa radura…Quello è riuscito ad arrivare a casa che era quasi l’alba…..Si dice che è grande grande, scuro, sempre nascosto dietro un albero, non riesci a vederlo bene, come si nascondesse dalla luna, e ti guarda, ti guarda con degli occhiacci, li sbatte, li sbatte…(1)
Fonti:
(1)Turgenev, Memorie di un cacciatore, ed. Garzanti, cit., pag. 103;
Slovar’ slavjanskoj mifologij, Russkij Kupez, 1995
Foto:
Slovar’ slavjanskoj mifologij, Russkij Kupez, 1995
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