Mica solo Dioniso alzava il gomito! Il dio slavo Jarilo era un degno compare di sbronze
Dioniso e Jarilo non solo alzavano il gomito, ma si dedicavano anche, con particolare perizia, a orge e festini
Simbolo di fertilità
Jarilo, nell’immaginario popolare, era una divinità del pantheon pagano slavo particolarmente affascinante. La sua figura era legata al sole, alla primavera, alla rinascita e alla prosperità.
Jarilo (o Jarila) era la più giovane delle divinità slave identificata con il sole, e quella dotata di maggior esuberanza e potenza vivificatrice. Il dio Khors infatti rappresentava il sole mite invernale, mentre Daš’bog quello estivo e beneaugurante. Jarilo invece, il sole forte e accecante che dava vigore a tutti gli esseri viventi.
Il vigore, specialmente sessuale, era un altro segno distintivo della divinità. Jarilo infatti, era dotato di una forza furiosa e inarrestabile, che sintetizzava in sé l’ardore del dio Eros e la dissolutezza di Dioniso/Bacco.
Nell’immaginario popolare, Jarilo era un giovane stupendo, vestito tutto di bianco e con una ghirlanda sulla testa che gli incorniciava i riccioli biondi. Veniva descritto sempre su un cavallo bianco, scalzo e con un fascio di segale stretto nel pugno.
Scorrazzava tra i campi di grano, li rinvigoriva con il suo tocco e donava al popolo slavo gioia, allegria e prosperità. Poiché Jarilo incarnava la forza vivificatrice della natura, vegetali e animali soccombevano al suo volere, e finanche gli spiriti impuri della foresta come il Lešij ne riconoscevano la supremazia.
Feste in onore di Jarilo
Il dio Jarilo era solito ubriacarsi senza vino né birra, e si divertiva ad infervorare gli animi delle giovani donne appena ne incrociava lo sguardo (se vi avvinghiate improvvisamente al collo del primo che passa e tutto intorno è un improvviso tripudio di fiori che sbocciano, allora sappiate che avete incrociato, a vostra insaputa, lo sguardo del dio Jarilo! Sì, quel bel tipo biondo che vi è passato accanto…).
Secondo una serie di superstizioni popolari, nella settimana dedicata al dio Jarilo, erano particolarmente propizi gli approcci amorosi (sia che puntiate su incontri occasionali sia che abbiate deciso di rendere frizzante il vostro rapporto stabile, sappiate che la settimana dedicata a Jarilo è quella giusta per rinvigorire i sensi!). Infatti, come il dio Eros, anche Jarilo stimolava l’amore passionale, e le sue frecce si potevano trasformare tanto in raggi di sole quanto, come faceva Cupido, in frecce galeotte.
Jarilo era il dio del sole primaverile e di conseguenza il suo mese era marzo (e il suo giorno prediletto il martedì). Nei villaggi di diverse regioni della Russia si organizzavano molte feste in suo onore con rituali diversi. In alcuni casi le donne del villaggio ballavano tutte in cerchio, sceglievano un bel giovanotto, gli facevano montare un cavallo bianco e lo ricoprivano di fiori. Il giovane, che simboleggiava il dio Jarilo, veniva poi portato attraverso i campi per stimolare il raccolto e nei boschi per vivificare la natura. Poi, si sa, da cosa nasce cosa, e se il grano è alto e c’è qualche giovane donna particolarmente interessata a sperimentare la forza vivificatrice di Jarilo…Andiamo oltre.
La Simbologia di Jarilo
A tal proposito, tra i diversi modi di rendere omaggio a Jarilo, c’era anche quello che prevedeva la realizzazione di una sorta di spaventapasseri di paglia dotato di attributi oltremodo sproporzionati. Dopo averlo fatto girare per il villaggio, il pupazzo veniva sotterrato e le donne iniziavano a lamentarsi. I lamenti poi si trasformavano in urla e poi in gemiti passionali accompagnati da bevute smodate e qualche atto osceno in luogo pubblico. E in questi casi possiamo dire che le cerimonie in onore di Jarilo erano molto simili a quelle orgiastiche in onore di Dioniso.
Curioso è anche il fatto che a Jarilo era attribuito il numero cinque e che il suo simbolo era rappresentato sia da una perfetta stella a cinque punte sia dal simbolo della runa Ud, che rappresenta appunto l’energia maschile.
In quella stessa settimana infine, si preparavano diverse pietanze da offrire simbolicamente alla divinità e che erano solitamente a forma di cerchio, perché dovevano richiamare il sole. Ecco allora apparire sulle tavole dei banchetti torte tonde e sformati, ma innanzitutto tanti bliny!
Vi è venuta fame? Qui posso accontentarvi solo con la ricetta dei bliny. Per quell’altro tipo di fame, vi dovete proprio rivolgere altrove!
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Foto di copertina da Slovar’ slavjanskoj mifologij, Russkij Kupez, 1995
Fonti:
Slovar’ slavjanskoj mifologij, Russkij Kupez, 1995
Sinjavskij, Ivan lo scemo, Guida Editori
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