“Vendetta” di Marcella Nardi: intervista all’autore
Ancora un nuovo caso per il commissario Randi. Questa volta però l’autrice ci fa fare un salto nel tempo e ci catapulta con una parte della storia nel XIV sec
La serie Le indagini del commissario Marcella Randi
Vendetta di Marcella Nardi è un’altra avventura del commissario Marcella Randi. La scrittrice è approdata al suo sesto lavoro in compagnia del celebre commissario che tanto piace al pubblico dei lettori. E’ infatti sempre una scommessa il sequel, perché a volte può tradire le aspettative del lettore, ma con il commissario Randi non ci si annoia mai.
L’autrice, infatti, anche questa volta è stata in grado di stupire il suo pubblico, con la scelta di un secondo piano temporale che accompagna il lettore nel lontano medioevo, nel monastero di Cagli. Due storie, quella ambientata ai giorni nostri e quella che si svolge nel medioevo che si intrecciano e che mantengono sempre alta la suspense.
Ho avuto il piacere di confrontarmi con Marcella Nardi sul suo romanzo giallo e ho approfittato della sua gentilezza per chiederle anche qualcosa di personale e che riguarda il mondo della scrittura. Per l’acquisto e la sinossi invece leggete qui
Vendetta di Marcella Nardi: intervista all’autore
Vendetta è il sesto romanzo della serie “Le indagini del commissario Marcella Randi”. Un grande successo di pubblico quindi. Cos’è secondo lei che affascina i lettori che la seguono? Le storie che racconta oppure la personalità del commissario?
Innanzitutto, grazie per avermi contattata. Per me è un grande piacere sapere che anche i bloggers mi seguono.
La serie “Le indagini del commissario Marcella Randi” ha avuto, e continua ad avere, un ottimo successo. Io credo che sia il risultato di più fattori: il commissario ha quasi il mio stesso nome, Randi anziché Nardi, ha il mio stesso carattere e i miei stessi interessi. Nei primi due romanzi è ancora una studentessa universitaria con la passione per le indagini. È figlia d’arte, diremmo. Le ho dato un padre commissario di polizia presso la Squadra Omicidi di Bologna. Lo stile narrativo è volutamente goliardico nei primi due romanzi, poi, man mano diventa sempre più impegnativo. Chi mi legge da tempo sostiene che io abbia un modo fluido di scrivere, non ampolloso, ma intrigante al tempo stesso. Da quando ero bambina sono una grande lettrice, per cui mi sono chiesta più volte cosa un lettore si aspetta da un giallo. Se il linguaggio è complesso, questo si accavalla con la complessità della trama, aspetto che, secondo me, non va bene per tutti i lettori.
I miei romanzi hanno sempre tanti personaggi, per cui ho deciso di fare come i grandi autori internazionali. Pongo sempre la lista dei personaggi all’inizio.
Per finire, mi piace stupire il lettore con vari colpi di scena. All’inizio lo instrado in modo sbagliato, per lasciarlo di stucco alla fine.
Vendetta si snoda su due piani temporali. Uno recente ed uno passato. Perché ha scelto di ambientare una parte della vicenda nel monastero di Cagli? L’ha colpita qualche evento o fatto che ha letto sulla storia del monastero?
Amo il medioevo e faccio sempre ricerche per ogni mio romanzo. Era da un po’ che non scrivevo un romanzo che si ambientasse nel medioevo. Ho allora pensato a una storia che avesse richiami e intrecci in un passato molto remoto, ben settecento anni. Il monastero di Cagli era famoso nel medioevo, soprattutto durante l’egemonia dei Duchi di Montefeltro. Fu oggetto anche di molte “chiacchiere” dovute alla presenza, nel tempo, di due badesse molto moderne per l’epoca. Ho deciso che quindi quello avrebbe dovuto essere il mio monastero antico.
Il commissario Randi era un’appassionata di investigazioni fin da ragazzina. Possiamo dire la stessa cosa di lei? C’è stata una serie Tv o un romanzo che l’ha fatta innamorare del genere?
Ho iniziato a leggere i racconti del brivido di Hitchcock quando avevo meno di sei anni. Da allora me ne innamorai. Sono cresciuta a pane e “gialli”. Tutto quello che ha a che fare con il “brivido” (escluso il genere horror, che detesto) mi ha sempre attirato. La prima serie TV che ricordo, e che mi faceva tremare, ma che allo stesso tempo mi attraeva, fu “Belfagor, il fantasma del Louvre”. Poi in quegli anni ci furono le serie “cult” famose tipo “Il Tenente Sheridan”, “Giocando a golf una mattina” ecc… Andando avanti negli anni, “Il Tenente Colombo”, o le serie su “Poirot” e potrei proseguire per ore.
In più occasioni lei ha specificato che il commissario le somiglia moltissimo. Quale lato del suo carattere è un tratto distintivo del commissario? La caparbietà? L’empatia, non so.
Le due cose che lei ha citato di sicuro sono parte del mio carattere, oltre al fatto che anch’io avrei voluto fare il commissario di polizia, ma all’ultimo momento scelsi, nel lontano 1982, Informatica. In tutte le cose che faccio sono caparbia e mi impegno. Sono sempre stata così.
Quando ha capito che la scrittura sarebbe diventata parte integrante della sua vita?
Quando morì mio padre iniziai a scrivere molto spesso, poi, 2 anni dopo, iniziai a vincere concorsi e, dopo il trasferimento in USA, decisi di dare un taglio alla mia vita. Avrei voluto dedicare molto tempo alla scrittura. Così ho fatto.
Parlando di scrittura, le è mai capitato di affrontare il famoso stress da pagina bianca? Se sì, quali abitudini di scrittura o metodi adotta per evitare di incapparci?
Grazie a Dio, finora non sono mai stata a corto di idee. Semmai… ci sono momenti in cui ho pensato a una scena che potesse svolgersi in più modi diversi e non sapevo decidermi. Fortunatamente la mia editor è molto brava nel darmi consigli.
Che progetti ha per il futuro?
Molti.
Ho appena pubblicato un Thriller & Suspense dal titolo “Virus -Nemico Invisibile”.
Sono già al secondo romanzo di una nuova serie di cui ho appena iniziato il terzo romanzo. È una serie di tipo Legal Thriller. La serie si chiama “Le indagini dell’avvocato Joe Spark” e si ambienta a Seattle.
Vorrei anche realizzare un libro fotografico per scopi di beneficienza
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