L’arco a sesto acuto dell’Acropoli di Civitavecchia

L’arco a sesto acuto dell’Acropoli di Civitavecchia

Ad Arpino, a pochi chilometri da Roma, ci sono mura antichissime che raccontano storie e leggende

L’arco a sesto acuto dell’Acropoli di Civitavecchia

L’arco a sesto acuto dell’Acropoli di Civitavecchia è una delle cose più emozionanti che mano umana possa mai toccare. Almeno così è stato per me. 

Se non avete ancora programmato nulla per il prossimo ponte, vi consiglio di fare un salto in un delizioso borgo del frosinate, Arpino, la città di Cicerone, come vuole la leggenda.

Del paesino (che è una piccola bomboniera a pochi chilometri da Roma) vi parlerò in un altro articolo, anche perché il borgo merita, e non solo per la sua bellezza indiscussa, ma anche perché qui c’è odore di Caravaggio, di Cicerone e di curiosità davvero sorprendenti. 

A pochi chilometri dal centro di Arpino potete ammirare uno dei siti archeologici più importanti del Lazio. Le strutture megalitiche sono davvero impressionanti, ed è particolarmente emozionate trovarsi difronte a mura antichissime, che si collocano intorno all’età del ferro (VII-VII sec. a.C!).

Parliamo di epoca preromana quindi, e di una cinta muraria che si è conservata magnificamente!

La star dell’Acropoli di Civitavecchia è certamente l’arco a sesto acuto, uno dei pochi sopravvissuti in tutto in mediterraneo. E’ caratterizzato dal cosiddetto arco a mensola che sfrutta la tecnica a sbalzo,cioè un incastro di massi tenuti insieme con maestria senza malta. Un puzzle perfetto e robusto quindi.

L’arco era la porta antica di accesso all’Acropoli ed è alta 4,20 metri.

Inizialmente l’intera muraglia si estendeva per circa 3 km ma oggi ne sono visibili la metà che, peraltro, nel tempo ha subito numerose vicissitudini. La muraglia, infatti, fu restaurata sia in età sannitica, che romana, e in quella medioevale fu addirittura trasformata, con l’ aggiunta di torri e di porte. Ed è proprio in questo periodo che risale la famosa costruzione della Torre di Cicerone.

La Torre di Cicerone a la chiesa

Cosa ha a che fare la torre con Cicerone? Forse molto, forse poco. La torre di Cicerone è stata chiamata così, perché nel catasto di Arpino del 1581 l’area veniva indicata come Civitas Ciceroniana. La leggenda, infatti, vuole che proprio qui Cicerone avesse fatto costruire una villa per il padre, che andava a trovare con una certa frequenza. Questa leggenda, però, non ha ancora trovato molto riscontro nei fatti. 

La torre era situata accanto a una porta medievale ad arco, all’interno della quale era sistemata una scala (a cui si può accedere ancora oggi) che porta alla sommità. La torre faceva parte di un castello che è andato distrutto, però oggi possiamo ammirare la cisterna e alcuni ruderi che sono rimasti. 

Accanto all’arco a sesto acuto c’è un piccolo gioiellino del settecento, una chiesetta, la chiesa della SS. Trinità o del Simulacro del Crocifisso. E’ in stile romanico e all’interno sono presenti due grandi affreschi che non sono riuscita a fotografare, uno dell’Immacolata e un altro di S.Giuseppe. La chiesetta, costruita nel 1720 dal Cardinale Giuseppe Pesce, maestro e rettore della Cappella Pontificia, è ancora di proprietà della famiglia Pesce. Beati loro!

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