Delirio di onnipotenza per Cola di Rienzo: a Roma piazza, targa, statua e via

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Chi era Cola di Rienzo

Cola di Rienzo a Roma è stata un’autorità e lo dimostra la piazza, la targa, una statua e la via a lui dedicate. Eppure “il tribuno del popolo”, così si faceva chiamare l’illustre notaio, fu fatto fuori proprio dal popolo durante una sommossa, esasperato per l’ostentazione dei suoi vizi che ai romani costavano cari e amari.

Ma chi era Cola di Rienzo? Perché era stato tanto amato dal popolo? Per quale motivo cadde in disgrazia? Perché trovò la morte proprio per mano della comunità che sosteneva? Perché gli sono state dedicate tante vestigia sparse per Roma? (e a tal proposito, ricordo che di Caravaggio in città non c’è menzione, se non una misera targa nei pressi della sua abitazione…).

Le cose da raccontare su Cola di Rienzo sono tante e se, come me, amate passeggiare per il centro di Roma, vi guido alla ricerca delle testimonianze che ci aiutano a ripercorrerne la storia.

Di Faruffini Federico, Cola di Rienzo, 1855 (foto da https://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com/2013/10/25/cola-di-rienzo-il-populista-che-fini-a-testa-in-giu/)

Iniziamo con qualche cenno biografico particolarmente curioso. Cola di Rienzo è il nome con il quale era noto Nicola Garbini di Lorenzo (1313-1354). Morta la madre, visse ad Anagni, fino all’età di 21 anni, cresciuto da alcuni parenti. Quando tornò a Roma, dopo la morte del padre, fece presto carriera. Divenne notaio e fu subito ben voluto dal popolo che ne apprezzava le sue umili origini (la madre era una lavandaia e il padre un taverniere) e la grande capacità oratoria. Cola di Rienzo si faceva portavoce dei bisogni del popolo, teneva comizi nelle piazze, aizzava la comunità a ribellarsi alle ingiustizie dei nobili. Fu così che, all’unanimità, un’assemblea popolare lo scelse per liberare Roma dalla tirannia delle famiglie patrizie.

C’erano in particolare due famiglie che stavano mettendo in ginocchio Roma: gli Orsini e i Colonna. Si combattevano l’un l’altra per il potere, avevano impedito lo sviluppo dei ceti mercantili e si dice che utilizzassero statue antiche per recuperare il marmo da utilizzare nella costruzione dei propri palazzi (sigh!).

Il pensiero di Cola di Rienzo e il suo contributo alla causa

Nel 1343 Nicola fu mandato ad Avignone come ambasciatore del governo popolare con l’obiettivo di convincere papa Clemente VI a tornare a Roma. All’epoca, il Senato era stato rovesciato e si era istituito un governo popolare chiamato dei “Tredici buoni uomini”. 

 Il papa apprezzò così tanto la capacità e la franchezza di Nicola nel gestire la situazione che si conquistò subito la sua stima. Cola di Rienzo ne approfittò e con grande confidenza gli esternò le sofferenze del popolo romano, vittima dei continui soprusi dei baroni. L’incontro con il papa fu un successo e Nicola mandò al popolo romano una lettera, esprimendo la sua grande soddisfazione per il risultato raggiunto e parlando di sé come di un “console romano”. 

Statua di Cola di Rienzo sulla cordonata del Campidoglio

Cola di Rienzo oltre a essere un bravo notaio era anche un appassionato studioso, amava l’archeologia ed era un amante della storia di Roma antica. 

Nelle sue intenzioni, solo il popolo era depositario del potere, perciò, prese il governo della città, riformò gli ordinamenti ed estromise i nobili, che si ritirarono nelle loro tenute fuori Roma. La sua idea era quella di ricondurre la città alla grandezza dell’antica Roma repubblicana e unire tutti i Comuni d’Italia sotto Roma capitale. In breve tempo tutti gli giurarono fedeltà, specialmente le classi emancipate dei mercanti, dei notai e dei giudici; tutto filò liscio fino a quando non si proclamò tribuno del popolo romano.

Il delirio di onnipotenza che condusse Cola di Rienzo alla morte

Cola di Rienzo non fu in grado di gestire l’enorme potere che gli era stato conferito dal popolo e dal papa. Divenne un vero e proprio tiranno, si fece chiamare tribuno del popolo come nell’antica Roma, fece arrestare i baroni Colonna e Orsini e ne fece confiscare le terre, iniziò a mangiare e a bere a dismisura, a spendere in modo eccessivo per sé stesso e per il sostentamento dei suoi soldati.

La goccia che fece traboccare il vaso furono le gabelle che Cola di Rienzo impose al popolo. Ci si aspettava una rivolta e questo non piacque al papa. Clemente VI, infatti, quando si rese conto che una rivolta popolare poteva danneggiare anche la chiesa, scomunicò Cola di Rienzo, considerandolo eretico e costringendolo a fuggire.

Nicola si rifugiò presso il nuovo papa Innocenzo VI che lo liberò e gli permise di tornare a Roma nominandolo senatore. Il rientro fu trionfale, il popolo lo acclamò ma i nobili erano in agguato. Durante un comizio, però, gli astanti si trovarono di fronte ad un “panzone” visibilmente delirante, che straparlava e non concludeva. L’ex capitano che era stato da Nicola destituito organizzò una rivolta al Campidoglio, durante la quale il tribuno romano trovò la morte per mano del popolo.

Targa : “qui presso nacque l’ultimo dei tribuni – SPQR 1572”

Il corpo fu martorizzato. Il cadavere fu lasciato appeso a testa in giù per due giorni davanti alla casa dei Colonna e poi trascinato davanti un’altra loro abitazione e qui bruciato. 

Cola di Rienzo a Roma: piazza, targa, via e statua

Perché Cola di Rienzo è stato ricordato con una piazza, una targa, una via e una statua nonostante la sua tirannia?  Perché la sua figura fu molto rivalutata nel Rinascimento che guardava con grande interesse alla grandezza della storia romana in cui era l’uomo che segnava il suo destino e non la sfera spirituale come accadeva nel medioevo. Inoltre, l’uomo del rinascimento considerava Cola di Rienzo un eroe, perché con la sua impresa (anche se fallita) era stato un antesignano del risorgimento romano.

Se la storia di questo curioso personaggio vi ha catturati, allacciatevi bene le scarpe e andiamo a curiosare tra le strade di Roma alla ricerca delle testimonianze che lo ricordano. Di seguito i punti di interesse:

  • Campidoglio: la statua realizzata da Girolamo Masini nel 1871
  • Villa Borghese: il mezzo busto
  • Rione Prati: Toponomastica (una piazza e una via omonime)
  • Via di San Bartolomeo de’ Vaccinari: targa che indica la casa in cui nacque Cola di Rienzo 

Fonti:

DONATELLA PARADISI, Il Campidoglio, Rendina editori, 2004

Le strade di Roma, Newton Compton Editori, 1987

https://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-1/pdf-online/focus_cola-di-rienzo.pdf

https://www.treccani.it/enciclopedia/cola-di-rienzo_(Dizionario-Biografico)

Cola di Rienzo, il populista che finì a testa in giù

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