Piazza del Campidoglio: il gioiello michelangiolesco… tolto alle capre!

Piazza del Campidoglio

La prospettiva “rallentata”

Piazza del Campidoglio è spettacolare nel suo genere. Grazie all’ingegno di Michelangelo, potete ammirare una piazza inusuale, di grande impatto visivo. Michelangelo era un genio e tale qualità la mise al servizio dell’architettura. Per renderla così imponente, progettò la piazza in modo trapezoidale.  La scelta della forma è un escamotage prospettico per ingannare la vista, definito prospettiva rallentata (o antiprospettiva), che rende la piazza meno profonda e più larga di quanto in realtà non sia (lo stesso stratagemma visivo è stato usato dal Bernini per la piazza della Basilica di San Pietro).

Sono certa che avrete avuto più di un’occasione per visitare la splendida opera michelangiolesca e sono certa che sarete rimasti a bocca aperta nel notare il meraviglioso colpo d’occhio che Michelangelo ha saputo dare a questo luogo antico e leggendario. 

Tutti noi oggi possiamo ammirare lo splendido lavoro dell’architetto toscano (architetto, scrittore, poeta, pittore e chi più ne ha più ne metta, del resto era un genio no?), ma il povero Michelangelo, dopo che ci lavorò con lena, passione ed entusiasmo, poté vedere ben poco del suo lavoro, perché morì prima che la piazza fosse completata. In realtà, i lavori si protrassero per così tanto tempo che anche se Michelangelo fosse vissuto a lungo, comunque non l’avrebbe vista completata. E tenete conto che morì alla tenera età di 89 anni, che per l’epoca era considerato davvero un prodigio della natura!

(FIG. 2) Palazzo Senatorio, con doppia scalinata disegnata da Michelangelo

Piazza del Campidoglio: fiore all’occhiello per papa Paolo III

Il genio toscano, che morì nel 1564, disegnò la piazza nel 1536 ma quasi nulla del suo progetto venne iniziato; il tutto si completò a più riprese solo dopo diversi anni. Giacomo della Porta (1532 -1602) per esempio, si adoperò al rifacimento del Palazzo dei Conservatori e completò la facciata di Palazzo Senatorio (FIG.2) nel 1568 (quindi oltre 30 anni dopo la morte di Michelangelo!).  Palazzo Nuovo (Foto di copertina Plazzo sulla sx), invece, fu realizzato in base al suo progetto solo nel 1655 dai fratelli Rainaldi. Pensate, infine, che la meravigliosa pavimentazione sulla quale campeggia la statua equestre di Marco Aurelio fu realizzata addirittura nel 1940 dall’architetto italiano Antonio Muñoz, che trovò un’incisione della metà del ‘500 con il disegno originale del maestro toscano.

Insomma, il progetto di Michelangelo è stato abbandonato per tantissimo tempo e il completamento di Piazza del Campidoglio è stato davvero molto travagliato.

Ma in tutto questo, vi starete chiedendo, cosa c’entrano le capre? C’entrano, c’entrano, perché è solo grazie a Michelangelo, su commissione di papa Paolo III che voleva onorare la venuta a Roma di Carlo V (1519-1556), Imperatore del Sacro Romano Impero, con una magnifica piazza, che gran parte della terra fu tolta al pascolo e ai cavalli!  

Se da Piazza del Campidoglio vi allungate verso Palazzo Senatorio e scendete alla sua destra lungo Via del Monte Tarpeo, vi troverete ai piedi del Campidoglio. Dopo qualche metro sulla destra, se aguzzate la vista, nascosta tra gli arbusti, spicca una lapide marmorea con il nome della via: Via di Monte Caprino. La toponomastica è esaustiva. L’area del Campidoglio, infatti, luogo d’eccellenza nel periodo romano (è qui che secondo la leggenda nacque il primo nucleo della città di Roma ad opera di Romolo nel 735 a.C) con il passar dei secoli perse importanza fino a diventare addirittura un luogo abbandonato e incolto. L’intera zona lo era. Non è un caso, infatti, che sorte analoga toccò all’area dei Fori Imperiali, denominata campo Vaccino, perché qui, i pastori, ci portavano i buoi al pascolo. Ai cavalli, invece, era riservata un’altra area, tra il Campidoglio e il Foro, che aveva (e ha ancora oggi) due strade i cui nomi sono, anche essi, abbastanza esaustivi: Via de Foraggi e via dei Fienili

Granai e fienili

Via de Foraggi e via dei Fienili sono due stradine adiacenti che potete percorrere dopo aver fatto qualche selfie a ridosso del Foro su Via della Consolazione. Queste viuzze testimoniano quanto fu importante il lavoro di Michelangelo la cui opera ha rivalutato l’intero circondario fino a oggi, lasciandoci una delle piazze più belle di Roma.

Dall’anno 1000 fino all’Ottocento, l’intera zona del Campidoglio e dei Fori era pressoché campagna. Fino all’Ottocento, la città pullulava di fienili, granai e magazzini (circa 400!) che venivano costruiti a ridosso delle attuali aree archeologiche e, quando andava male e non si costruiva, si utilizzavano le strutture preesistenti (sigh! Come nel caso del Complesso di Domiziano accanto alla Stazione Termini). 

Tutto iniziò a cambiare nei primi dell’Ottocento quando partì l’opera di deruralizzazione di Roma avviata dai francesi (le città erano concepite come centro del potere, pertanto era impensabile che Roma restasse così arretrata, rurale e “pittoresca”!). 

“Carri da fieno trasportati dalla Campagna in Roma per riportlo nei Fienili nel mese di giugno (incisione di B. Pinelli) foto di “Le Strade di Roma” Newton Compton Editori

Con l’avvento della strada ferrata, le aree si aprirono alla modernità, trasformandosi repentinamente per far posto ad opere di ristrutturazione e nuove edificazioni. Ecco, quindi, che granai e fienili che portavano approvvigionamento dalle campagne alla città con l’ausilio di asini e cavalli divennero superflue e pertanto demolite oppure rifunzionalizzate. Se percorrete Via dei Fienili, ad esempio, noterete che tutti i locali a piano terra sono stati ricavati da vecchie stalle o granai. 

Piazza del Campidoglio, per fortuna, grazie al progetto michelangiolesco, già nel Cinquecento, si salvò dal diventare uno dei tanti granai della città e mantenne sempre una grande importanza rispetto alle altre piazze di Roma.

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