Nostalgija del regista russo Tarkovskij: scene dal Campidoglio
Nel film Nostalgija di Tarkovskij, Domenico il pazzo urla al mondo dal Campidoglio e poi si uccide
Il film
Nostalgija (1983) di Tarkovskij (1932 -1986) è un film girato in Italia negli anni Ottanta. Il regista russo passò molto tempo nel nostro Paese che lo accolse e lo sostenne fino a quando non ottenne asilo politico negli Stati Uniti.
Il film è incentrato sulla ricerca del risveglio spirituale e di una patria celeste e terrena. Nelle intenzioni del regista l’obiettivo era quello di cogliere la vera anima russa, di quei russi in particolare che sono lontani dalla Patria e che vivono il distacco in maniera dolorosa. Tarkovskij dipinge tale lacerazione dell’anima, raccontando di quei legami imprescindibili che legano le persone alla loro terra, come la famiglia, la cultura, il passato, gli amici; le loro radici insomma.
Ricordiamo, infatti, che il regista russo alla fine degli anni ’70 ottenne il permesso dalle autorità di recarsi in Italia per prendere contatti lavorativi con la Rai ma la sua famiglia fu trattenuta in URSS a garanzia del suo rientro. Negli anni ’80 ebbe nuovamente il permesso per
ritirare il David di Donatello per il film Lo Specchio, ma in quell’occasione il regista russo decise che non sarebbe mai più tornato in Patria. Il suo pensiero era troppo lontano dal pensiero socialista sovietico così come dalle idee occidentali.
I contenuti e le ambientazioni
Nostalgija di Tarkovskij è caratterizzato da un ritmo lento, saturo di lunghi silenzi e un perpetuo stato di sospensione, quasi a voler rimarcare lo stato d’animo dell’esule russo che non si trova mai a casa in nessun posto se non in Patria.
Il film è ricco di contenuti, tra cui possiamo individuare il fascino ereditato da sua madre per la spiritualità e la religione ortodossa, l’atteggiamento critico nei confronti della modernità occidentale, la bellezza della natura, la maternità che richiama idealmente alle primordiali radici di ogni essere umano, la figura del follee quella dell’intellettuale che finisce per seguirlo…
Tarkovskij ideò il film sulla base di alcune esperienze personali legate principalmente ai suoi viaggi in Italia.
Grazie al supporto dello scrittore e scenografo Tonino Guerra, Tarkovskij poté ammirare splendidi paesaggi e numerose città d’arte italiane omaggiate nel film. Tuttavia, al regista non interessava particolarmente riportare la bellezza scontata della nostra arte, bensì usarne il fascino e il mistero per creare ambientazioni oniriche e misteriose, sospese tra realtà, sogni e ricordi, funzionali alla condizione dell’anima dell’esule russo.
Tra i paesaggi che più affascinarono Tarkovskij c’è “piazza delle sorgenti” di Bagno Vignoni, una piscina cinquecentesca tra le colline toscane, caratterizzata da una sorgente di acqua calda (termale), che fuoriesce dalla sotterranea falda vulcanica. I suoi giochi di acqua e luce così come i vapori che scaturiscono, rendono l’atmosfera sospesa, quasi magica, perfettamente adatta alla principale ambientazione del film.
Nostalgija di Tarkovskij al Campidoglio
Per quanto riguarda Roma e le sue zone limitrofe, invece, non possiamo non citare la bellissima piazza del Campidoglio, disegnata dal geniale Michelangelo. E’ in questo luogo che uno dei protagonisti del film, Domenico il pazzo, si rivolge al mondo intero con le sue frasi di speranza e ammonizione. Tarkovskij, per tratteggiare il personaggio, si ispirò a un fatto di cronaca realmente accaduto. Un uomo, convinto che l’intera umanità sarebbe stata annientata dall’imminente guerra nucleare, terrorizzato da questa ipotesi, rinchiuse in casa per 7 anni l’intera famiglia, senza farla mai uscire.
E non è un caso che il regista russo scelse la piazza del Campidoglio per narrare il discorso di Domenico il pazzo., Esiste, infatti, una leggenda legata alla statua equestre di Marco Aurelio in bella mostra al centro della piazza che fa riferimento proprio all’Apocalisse. La leggenda narra che quando l’intera statua diventerà tutta d’oro (attualmente il bronzo è chiazzato d’oro in diversi punti), la “civetta”, ossia il ciuffo di peli tra le orecchie del cavallo (che assomiglia ad un uccello), canterà il Giudizio Universale.
Tarkovskij ebbe la possibilità di girare le scene del fuoco nella Piazza del Campidoglio proprio perché la statua di Marco Aurelio era stata da poco sostituita con una copia. Il Comune gli diede l’ok a procedere e il regista russo ambientò qui la scena del suicidio di Domenico il pazzo. La statua equestre originale fu spostata dalla Piazza nel 1981 per urgenti opere di restauro, rese necessarie a causa dell’inquinamento che stava danneggiando irrimediabilmente il prezioso monumento.
Altri luoghi che ispirarono Tarkovskij
Se avete voglia di rivedere il film Nostalgija di Tarkovskij, vi consiglio Raiplay (è gratis). Il film potrebbe essere anche uno stimolo per visitare i monasteri dei borghi laziali scelti dal regista per altre ambientazioni del film.
Potreste scegliere di visitare, ad esempio, la Chiesa di San Pietro a Tuscania in cui Tarkovskij ambientò le prime scene relative alla Madonna del Parto girate sotto la cripta della chiesa. Inoltre, potreste visitare Anagni, un borghetto delizioso, anche se non potete raggiungere il monastero ripreso nel film perché vi si può accedere solo per eventi prenotati. Altro borgo da vedere è certamente quello di Calcata, il luogo dove avviene l’ultimo dialogo tra i due protagonisti.
Voglio menzionare anche San Gregorio da Sassola, una cittadina a pochi chilometri da Roma, molto pittoresca. Si tratta di un borgo medievale che, all’epoca del film, era particolarmente tranquillo, con pochi abitanti dediti all’agricoltura, viuzze piccole e strette, case basse e gente silenziosa e riservata, per certi aspetti molto simile ai villaggi e ai contadini. La somiglianza ispirò il regista a tal punto che vi acquistò perfino una casa. Ma ciò che lo rese più felice non fu l’abitazione (fatiscente e che non riuscì mai a ristrutturare), bensì il rapporto che costruì con la gente del posto. Tutti gli volevano bene. Qui Tarkovskij trovò tanta ispirazione che si concretizzò poi nella sceneggiatura del film Sacrificio, il suo ultimo lavoro uscito nel 1986.
Trama di Nostalgija
Lo scrittore russo Andrej Gorčakòv si reca in Italia alla ricerca delle tracce biografiche di un musicista russo del ‘700, Pavel Sosnovskij, che era stato per un certo periodo nel nostro Paese. Il musicista aveva studiato al Conservatorio di Bologna, ma, tornato in patria, aveva iniziato a bere fino a suicidarsi.
Nel corso delle ricerche, con l’aiuto della sua interprete (innamorata di lui ma non ricambiata), Gorčakòv si rende conto che la storia di emigrazione del musicista russo è, in parte, la sua storia. Per il protagonista, infatti, la nostalgia della Patria diventa sempre più dolorosa fino a trasformarsi in una vera e propria malattia.
Nel corso del suo soggiorno a Bagno Vignoni, il protagonista conosce Domenico il pazzo che gli lascia in eredità un compito, un rito salvifico: attraversare la piscina termale da una sponda all’altra con una candela accesa senza farla mai spegnere.
Nel corso di un discorso a Piazza del Campidoglio al cospetto di soli pazzi (siamo a pochi anni dall’entrata in vigore della legge Basaglia che libera i malati di mente dalle strutture fino a quel momento a loro dedicate) Domenico il pazzo si dà fuoco e lo scrittore russo porterà a compimento il suo desiderio. Al termine della sua missione, quando pone la candela accesa dall’altra parte della vasca, però, Gorčakov è colto da un infarto e muore.
Per questo film Tarkovskij vinse il gran premio della giuria a Cannes a pari merito con L’Argent di Robert Bresson.
Fonti:
https://www.ice-nut.ru/italy/italy036.htm
https://paslen.livejournal.com/2342069.html
https://www.ondacinema.it/monografie/scheda/andrej-tarkovskij.html
https://www.raiplay.it/video/2022/12/Nostalghia-c01353e4-68e3-4725-a895-016c88880472.html