L’uomo del sale


di Sabrina Ferri
Era un’afosa giornata di giugno quando successe. Non ero pronto a un simile incontro e a pensarci bene non sono mai stato pronto a un bel niente. Ma poi che significa essere pronti? Si è davvero pronti alle cose della vita? Non so se esiste qualcuno che non ha paura o che sa già cosa lo aspetterà dopo aver oltrepassato i nastri di partenza. Io sicuramente sono tra quelli che devono cavarsela davanti a mille imprevisti, sono tra quelli che no, non sono pronti, perché c’è sempre qualcosa che andrà diversamente da come avevi immaginato. Proprio come la mia famiglia. Loro alla mia sindrome di Down non erano di certo pronti, sono stati travolti da me come un’onda improvvisa e risucchiati in un mondo fatto di domande senza risposte, di dubbi e di incertezze.
Tuttavia, nonostante il nostro essere impreparati, io, mia madre, mio padre e mio fratello abbiamo formato un quadrato solido contro ogni fragilità. Ci siamo impegnati per vivere nella normalità e così sono riuscito a ottenere anche un lavoro.
Quel giorno lì stavo svolgendo proprio il mio solito lavoro al ristorante sotto casa. Indossavo il mio grembiule consumato su un lembo e i capelli li avevo sistemati a spazzola con l’aiuto di mamma.
Uscii all’aria aperta, girovagando tra ombrelloni e tavolini, e mi fermai a prendere l’ordinazione di un signore che sedeva da solo con in mano un giornale.
«Cosa posso portarle, signore?».
«Del sale, grazie» rispose senza guardarmi in faccia e continuando a leggere.
«E come lo preferisce il sale? Nella bustina o nel vetro?».
«Se per vetro intendi la saliera, va bene, portamelo nella saliera, grazie».
«Ok, torno subito».
Infilai il blocchetto delle ordinazioni e la penna che avevo usato per scrivere nella tasca anteriore del grembiule e andai in cucina. Cercai Alfonso, era lui che si occupava di preparare i piatti e che aveva deciso di assumermi perché non aveva visto in me un ragazzo con sindrome di Down ma solo e semplicemente un ragazzo pieno di sogni.
«Alfonso, ho un nuovo ordine per te».
«Sì, dimmi, Agostino».
«Un signore chiede del sale nel vetro… cioè, nella saliera» dissi dandomi una manata sulla fronte. Quel termine, “saliera”, era la prima volta che lo sentivo.
«Stai scherzando? Ma ti sarai sbagliato. Nessuno viene al ristorante per ordinare del sale».
«Lui sì, fidati».
Alfonso tirò su le spalle e mi consegnò la saliera sorridendo. Si fidava di me e questo mi rendeva felice perché di solito la gente non si fida di quelli come me, di quelli con la sindrome.
«E quanto costa una saliera con il sale dentro?» chiesi con una punta di curiosità.
«Una saliera? Facciamo che costa tre euro».
«Tre euro, ok, grazie».
Tornai all’aperto con la saliera stretta tra le dita. L’uomo era ancora lì, nella stessa identica posizione in cui lo avevo lasciato.
«Ecco qui, signore» dissi poggiando la saliera sul tavolo.
Lui staccò finalmente gli occhi dal suo giornale e mi guardò intensamente da dietro un paio di lenti rotonde. Era una persona buffa, sembrava quasi il personaggio di qualche cartone animato.
«Quanto ti devo?».
«Tre euro, signore».
«Tre euro?».
«Sì, tre euro».
L’uomo scoppiò in una fragorosa risata. «Io te ne do cento di euro».
«Non c’è problema, le porto il resto».
Fu allora che si alzò e mi abbracciò. Lo abbracciai a mia volta e ci stringemmo l’uno all’altro anche se non ci eravamo mai visti prima. Non mi domandai il perché di quell’abbraccio, per me gli abbracci non hanno bisogno di spiegazioni.
«Non voglio il resto. Questo sale e questa saliera sono molto preziosi, non possono valere tre euro. Valgono cento euro, ne sono sicuro» disse poggiandomi le mani sulle spalle.
«E perché cento euro?».
«Vuoi sapere perché?».
«Sì».
«Perché nessun altro ragazzo mi avrebbe mai portato del sale senza pensarci due volte. Tu non hai esitato un istante, non hai mai perso il tuo sorriso, non mi hai cacciato via come se fossi pazzo. Questa saliera è finita sul mio tavolo e forse da un’altra parte, in un altro locale, se avessi incontrato un altro ragazzo, non ci sarebbe mai finita. Ecco perché vale cento euro, perché è preziosa, speciale, unica».
«E cosa c’è di strano se uno chiede del sale?».
«Come ti chiami?».
«Agostino».
«Beh Agostino non c’è niente di strano. Ma sai le persone spesso credono che ci sono cose che sono normali e altre che non lo sono. Tu però sai molto di più di tutti gli altri. Tu sai che non esiste un confine tra normalità e anormalità, che le cose strane possono essere normali, che non bisogna giudicare ma accogliere le persone così per come sono».
Battei le mani e abbracciai di nuovo quello sconosciuto. Alla fine rifiutai i cento euro, ne presi solo tre.
Il giorno dopo Alfonso mi accolse con gli occhi lucidi.
«Che hai combinato ieri?».
«Niente, perché?».
«Perché oggi sul giornale c’è un articolo lunghissimo che parla di te, del nostro ristorante e di una saliera. L’uomo del sale è un giornalista famosissimo, Agostino. Ci ha fatto una bellissima pubblicità. Sei un grande».
Non so se fu per quell’articolo che il nostro locale iniziò a incassare come non aveva mai fatto prima, che i clienti cominciarono a moltiplicarsi, che raggiungemmo ogni giorno il tutto esaurito. Quello che so è che l’uomo del sale mi fece capire che ciò che a me era venuto spontaneo fare, alle altre persone sarebbe apparso strano. Ma io so che la stranezza e la diversità il più delle volte sono solo negli occhi di chi guarda.
7 Comments
Votato! È bellissimo
Giugno 17, 2020 - 10:22 amSabrina Ferri e’una scrittrice dal pensiero sublime,profondo.Le sue storie raccontano i moti dell’animo umano.
Giugno 17, 2020 - 12:40 pmBellissimo con un finale che ci fa riflettere….la diversità dipende dalla prospettiva in cui la guardi!!!
Giugno 17, 2020 - 2:16 pmBellissimo…ci fa riflettere con semplicità su cosa sia la diversità, cosa è normale e cosa non lo è?
Giugno 17, 2020 - 3:46 pmMolto bello…ci si immerge subito vicino ai protagonisti e si vive con loro attimo per attimo questo intenso e profondo racconto.
Giugno 17, 2020 - 6:02 pmUn bellissimo racconto di una grande scrittrice
Giugno 17, 2020 - 6:23 pmUna storia dal finale unico. Le parole di Sabrina Ferri sono così.. semplici e che arrivano al cuore. Non posso che votarla!
Giugno 17, 2020 - 6:26 pm