L’iperrealismo di Zharko Basheski

L’iperrealismo di Zharko Basheski fino al 30 gennaio 2022 a Milano
Corpus Domini
L’iperrealismo di Zharko Basheski è davvero un pugno allo stomaco. L’artista macedone è in mostra a Milano al “Corpus Domini. Dal Corpo glorioso alle rovine dell’anima” di Palazzo Reale con due sculture,“Out Of.…” e “Autoritratto 1”.
Non amo particolarmente l’arte iperrealista, mi mette a disagio, e questo significa che gli artisti hanno centrato l’obiettivo: sconcertare attraverso la realtà, anzi attraverso l’ultra realtà. L’ossessività dei dettagli e la meticolosità tecnica utilizzata nei lavori degli artisti è davvero impressionante. Le loro opere colgono ciò che all’occhio umano sfugge, ma alla macchina fotografica no. Non a caso, l’lperrealismo è chiamato anche fotorealismo, perché la realtà è vista con occhio fotografico.
Nell’opera di copertina “Out Of.… l’iperrealismo di Zharko Basheski,ripropone la drammatica realtà che abbiamo davanti tutti i giorni o che comunque immaginiamo, dal momento che non è possibile entrare negli ospedali e restare accanto a chi soffre. Se Zharko Basheski non ha avuto intenzione di riproporre il disastro della pandemia e si è limitato alla sofferenza umana in generale, beh, è riuscito lo stesso nel suo intento.

Basheski insegna alla facoltà di belle arti dell’università di Skopje ed è uno degli esponenti dell’Iperrealismo storico. Realizza le sue opere con resine poliestere, marmi, siliconi e capelli naturali, materiali che rendono più vero il rapporto con lo spettatore per restituire la crudezza del corpo umano, provato anche nella malattia sia fisica che mentale.
In Out Of… un uomo malato e sofferente esce da un muro. E’ attaccato ad una flebo ed è visibilmente sofferente, in forte agonia. Un’immagine davvero scioccante. Con Autoritratto 1 invece, l’artista restituisce al pubblico l’immagine di sé pensatore, con tutto il peso della riflessione sulla propria esistenza.
Protagonisti dell’Iperrealismo
L’iperrelismo nasce in America intorno agli anni 70 e si sviluppa sulla scia della Pop art. Il termine è stato coniato nel 1972 da parte del critico Udo Kultermann. Si esprime, sia in pittura che in scultura, con l’obiettivo di riprodurre nel modo più fedele possibile la realtà, evitando ogni coinvolgimento emotivo o interpretazione sociologica.
L’iperrealismo si afferma con la VII Biennale di Parigi nel 1971 e l’edizione di Documenta V a Kassle nel 1970.
Mi piace ricordare sempre una curiosità legata alla mostra del 1970 al Withney Museum di New York: al momento della chiusura, i custodi erano costretti a controllare che le persone fossero realmente uscite dalle sale, perché le opere esposte erano così reali che si confondevano con i visitatori!
Generalmente le opere iperrealiste si concentrano sul corpo umano. Le sculture sono persone accompagnate da oggetti reali e vestite con abiti veri che raccontano storie di quotidianità a volte anche molto banale. Gli strumenti usati sono generalmente la pittura ad aerografo e il calco in resine sintetiche e gesso.
Tra i diversi autori menziono Chuck Close (1940_2021) i cui ritratti da lontano sembrano fotografie ingrandite; se invece le si analizza da vicino, si trasformano in composizioni astratte dove è possibile notare la tecnica ossessiva e puntinista.

Altro esponente da ricordare e John de Andrea (1941) che ha realizzato numerosi nudi tridimensionali , rendendo perfettamente la pelle umana, anche al tatto. E’ in mostra a Corpus Domini con “Kathy Hague”, 1971.
Duane Hanson (1945-1996) invece ha riprodotto esseri umani a grandezza naturale, cercando di rappresentare quasi sempre la piccola borghesia americana con molta crudezza. Ne è un esempio Turisti, 1988, uomini e donne in sovrappeso che si consolano con il cibo e partecipano a viaggi organizzati, esposta proprio a Milano a Corpus Domini.
Cito anche Carole A. Freuerman (1945) perché il pubblico ha apprezzato in numerose occasioni le sue nuotatrici e ballerine. E’ una scultrice americana e una pioniera dell’Iperrealismo che utilizza diversi materiali tra cui resina, marmo e bronzo. Ha esposto i suoi lavori in diverse mostre e musei tra cui la Smithsonian Institution’s National Portrait Gallery, l’ Ermitage di San Pietroburgo, la Biennale di Venezia e Palazzo Strozzi a Firenze. Ha vinto diversi premi e riconoscimenti e a Corpus Domini si è presentata con Next Summer”, 2013
Tra gli artisti italiani ricordo Domenico Gnoli (1933-1970) anche se l’artista si è sempre un po’ allontanato dalla tendenza iperrealista, ricercando un linguaggio autonomo, che trova negli oggetti ingranditi la sua dimensione e che si richiama molto alla pittura metafisica.
Nonostante i primi successi, l’arte iperrealista si esaurì abbastanza preso. Assistiamo al risveglio di questa tendenza negli ultimi anni.

John de Andrea, “Kathy Hague”, 1971 
Duane Hanson, “Turisti”, 1988

Mi chiamo Francesca Amore, classe 1971, nata a Napoli e residente a Roma da quasi vent’anni. Roma ormai mi ha completamente adottata, e ricambio questo affetto scoprendola in lungo e in largo, raccontando le sue storie dimenticate e le sue bellezze che lasciano senza fiato.








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