La cultura nomade kazaka nelle opere di Gulnur Mukazhanova


La cultura nomade
Gulnur Mukazhanova è un’artista contemporanea che mi ha colpita particolarmente per l’opera d’arte che ha presentato alla Biennale di Venezia con la mostra Gulnur Mukazhanova. Memory of Hope, a cura di Luigia Lonardelli, presso la Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian inaugurata il 10 dicembre.
L’artista è nata in Kazakistan, un paese noto per le vaste steppe e la sua ricca tradizione culturale. La formazione artistica di Gulnur e il suo percorso professionale l’hanno portata a diventare una figura di rilievo nel panorama artistico internazionale.

Mi piacciono tantissimo i lavori di Gulnur Mukazhanova perché alla base della sua creatività c’è una fervida ricerca di esplorare e sperimentare un tema a me molto caro, quello della memoria. Gulnur, infatti, fa ricerca sulla storia dei suoi antenati, un mezzo che attraverso il processo creativo le consente di esplorare se stessa e il suo futuro, sia come persona sia come artista.
Gulnur Mukazhanova e la Biennale di Venezia
La Biennale di Venezia, uno degli eventi artistici più prestigiosi al mondo, ha visto la partecipazione di Mukazhanova in varie occasioni. L’esposizione di quest’anno le ha permesso di presentare le sue opere a un pubblico maggiore, mettendo in luce la sua capacità di fondere elementi tradizionali con tecniche moderne.
La partecipazione alla Biennale ha contribuito significativamente alla sua fama internazionale, evidenziando la capacità di dialogare con le correnti artistiche contemporanee pur mantenendo un forte legame con le sue radici culturali.

Mi è piaciuto molto quando l’artista, nell’intervista con la curatrice Luigia Lonardelli, ha raccontato che la prima cosa che ha fatto quando le è stata proposta la sfida della Biennale di Venezia è stata quella di interiorizzare gli arredamenti della sala a lei dedicata per la sua opera site specific. Gli specchi le sembrano riflettere la nostra società e i tempi contemporanei mentre le colonne l’hanno stimolata a meditare sul concetto di stabilità, che dalla sala le ha permesso di sconfinare fino al nostro contemporaneo.
L’opera site specific
La Sala delle colonne, dedicata all’installazione della Mukazhanova, è stata concepita dall’artista come un luogo in cui passato e presente si connettono. Nell’opera della Mukazhanova, il paradiso, il mondo umano e quello degli inferi sono interconnessi. Questo legame è visibile nelle forme circolari della sua opera, che sono non solo un ornamento della cultura nomade, ma anche il simbolo dell’infinito (la sua forma lo richiama) e quello del drago-serpente, elemento che nella cultura asiatica evoca le energie della terra.
In occasione del lavoro alla Biennale, infine, Mukazhanova ha lavorato sul feltro, una stoffa che di solito usa poco, ma che ha voluto riprendere perché è un materiale tradizionale molto utilizzato nella cultura nomade.

L’inizio della ricerca sul passato degli antenati parte dall’Accademia d’Arte del Kazakistan e poi con una serie di esperienze all’estero. E’ li che l’artista percepisce le differenze tra le culture e capisce che gran parte della storia dei suoi antenati, a differenza di quanto si fa all’estero, non era mai stato indagato, studiato a fondo e non faceva parte dei programmi educativi nelle scuole. E’ da lì che è iniziato tutto. E’ lì che la consapevolezza ha dato impulso alla creatività e alla sperimentazione.
Caratteristiche dell’Arte di Gulnur Mukazhanova
L’arte di Gulnur Mukazhanova è caratterizzata da una profonda introspezione e da una ricerca costante dell’identità culturale. Le sue opere spaziano da installazioni a sculture, spesso utilizzando materiali non convenzionali, per esprimere concetti complessi.

Alcune delle caratteristiche distintive delle sue opere includono:
- Confluenza di Tradizione e Modernità: Mukazhanova integra elementi della cultura kazaka tradizionale con approcci moderni, utilizzando materiali della tradizione di largo consumo che sono entrati nel Paese durante il periodo sovietico e creando opere che sono al contempo radicate nel passato e rivolte al futuro.
- Uso Innovativo dei Materiali: le opere di Gulnur spaziano da installazioni a sculture, spesso utilizzando materiali diversi dai tessuti, come il metallo e plastica per realizzare opere che sfidano le convenzioni e stimolano la riflessione.
- Esplorazione dell’Identità: le sue opere spesso riflettono temi di identità personale e collettiva, esplorando il rapporto tra individuo e società, nonché tra tradizione e innovazione proprio come è stato fatto per l’installazione site specific nella Sala delle colonne.
La Biennale di Venezia
La mostra Gulnur Mukazhanova. Memory of Hope rappresenta la seconda tappa del Progetto Speciale dell’Archivio Storico della Biennale dal titolo È il vento che fa il cielo. La Biennale di Venezia sulle orme di Marco Polo ripercorre il viaggio dell’esploratore veneziano in occasione delle celebrazioni dei 700 anni dalla sua scomparsa (1324–2024).
Questa tappa veneziana guarda a un’area geografica percorsa da un viaggio meno conosciuto, quello di Niccolò e Matteo, il padre e lo zio di Marco Polo. Con le loro prime esplorazioni essi concepirono l’idea di potersi spingere più a est, attraversando le distese di steppe del Kazakhstan per seguire uno dei tanti percorsi che portava a Oriente. Le popolazioni di questi luoghi sono state per millenni al centro di un processo di mediazione e connessione fra l’area europea e quella asiatica.

Ed è proprio la kazaka Gulnur Mukazhanova che attraverso la sua arte porta a conoscenza del grande pubblico la sapienza e la tradizione dell’arte tessile delle popolazioni nomadi del Kazakistan.
Con la sua presenza alla Biennale di Venezia e le sue opere distintive, Gulnur Mukazhanova continua a influenzare il mondo dell’arte contemporanea, offrendo nuove prospettive e stimolando il dialogo culturale attraverso la sua pratica creativa. L’ impegno nel rappresentare la complessità dell’identità culturale e la sua abilità nell’utilizzare materiali innovativi rendono le opere uniche e memorabili.
La mostra Gulnur Mukazhanova. Memory of Hope è visibile fino al 10 febbraio 2025
Foto di copertina: Gulnur Mukazhanova_photo di Andrea Avezz_Courtesy of la Biennale di Venezia

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