Sviscerando con l’autore : Scrivere è un’esperienza terribile

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Sviscerando con l’autore è un podcast per i lettori e gli scrittori emergenti. Qui si parla di scrittura a 360°

Il romanzo è una forma di evasione dalla realtà?

Sviscerando con l’autore : Scrivere un romanzo è un’esperienza terribile. E’ corretto dire che chi scrive romanzi evade dalla realtà? Non è affatto sicura Flannery O’Connor che, nel suo saggio, “Natura e scopo della narrativa” ricorda ai lettori che…

Scrivere un romanzo è un esperienza terribile durante la quale spesso cadono i capelli e i denti si guastano. Mi manda sempre in bestia chi insinua che lo scrivere narrativa sia una fuga dalla realtà; è invece un tuffo nella realtà ed è davvero traumatizzante per l’organismo.

L’autrice americana quindi, ci dice che la scrittura è un’esperienza totalizzante, che se fatta con trasporto, passione, coinvolgimento  ed empatia verso le proprie creature, cioè i personaggi, può diventare anche un’esperienza devastante. 

foto da web

Questo dovrebbe essere anche a mio avviso il compito dello scrittore. Non essere uno spettatore passivo delle storie altrui (quelle raccontate nel proprio romanzo dai personaggi), ma partecipare attraverso i gesti, le parole e le azioni alla loro esistenza.

Qualche tempo fa ho avuto il piacere di intervistare  Maria Enea in occasione del suo romanzo “Porcellana” edito  da  Zerounoundici,

Il suo romanzo è stato finalista al concorso 1 Giallo x 1000 e ha attirato la mia attenzione per la passione con  cui l’autrice affronta determinati temi. Osmolinda è la protagonista del romanzo, è una scienziata, è una donna forte ed emancipata, molto avanti rispetto ai suoi tempi. E questo all’epoca (la Dresda del 1707) era un problema.  L’autrice, Maria Enea, attraverso la storia della sua eroina che ruota attorno alla formula segreta della porcellana, vuole dare dignità a tutte le donne che nei secoli avevano grande abilità e talento in diverse discipline, e che, però,  non sono state mai valorizzate né riconosciute.

Per “Sviscerando con l’autore” lei ho chiesto cosa ne pensa della frase della scrittrice americana.

Porcellana” di Maria Enea

E’ corretto secondo lei dire che chi scrive romanzi evade dalla realtà? C’è chi invece sostiene che sia un’esperienza terribile, un tuffo nella realtà davvero traumatizzante (cit. di Flannery O’Connor). Lei cosa ne pensa?

Sono convinta che scrivere sia un’immersione negli abissi del reale. Io non evado, anzi. Soprattutto quando scrivo poesia, mi sembra di colpirmi con un bisturi nell’anima. Basta leggere le mie poesie per capire. Nella mia mente tutto si amplifica. Flannery O’Connor ha ragione.

Credo che le considerazioni della scrittrice americana  e di Maria Enea possano tranquillamente estendersi anche al lettore. Penso  che anche chi legge vive un’esperienza intensissima che lo accomuna a quella dello scrittore. Entrambi “sentono”. Del resto lo scopo dello scrittore di romanzi è quello di far vivere al lettore un’altra vita, un’altra storia, sensazioni ed emozioni forti e coinvolgenti. 

Prendo in prestito una citazione a me molto cara e la estrapolo dal contesto che gli aveva dato il suo autore, Fernando Pessoa, per “piegarla” delicatamente alle mie argomentazioni. Non è una forzatura la mia, è uno spunto che mi permette di dire che la riflessione di Pessoa sulla vita si può estendere anche alla lettura, dal momento che nei libri, sempre di vita si parla. 

La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. È un viaggio dello spirito attraverso la materia, e poiché è lo spirito che viaggia, è in esso che noi viviamo. Ci sono perciò anime contemplative che hanno vissuto più intensamente, più largamente, più tumultuosamente di altre che hanno vissuto la vita esterna. Conta il risultato. Ciò che abbiamo sentito è ciò che abbiamo vissuto. Si ritorna stanchi da un sogno come da un lavoro reale. Non si è mai vissuto tanto come quando si è pensato molto. Colui che sta in un canto del salone balla con tutti i danzatori. Egli vede tutto e, dato che vede tutto, vive tutto. E poiché tutto, in fin dei conti, è una nostra sensazione, tanto vale il contatto con un corpo come la vista di esso o come il suo ricordo. Io ballo quando vedo ballare. Posso dire, come il poeta inglese che disteso sull’erba guardava da lontano tre mietitori: “C’è un quarto mietitore, e quello sono io”»)

Concludo invitando gli scrittori  emergenti ad una riflessione. Quando scriviamo, ricordiamoci che non lo stiamo facendo per noi stessi, ma per un pubblico che aspetta di immergersi in una storia coinvolgente, per vivere nuove e forti emozioni. Il romanzo deve lasciare qualcosa al lettore, anche di negativo, ma comunque qualcosa che sia in grado di fargli vibrare le corde dell’anima. Pensate a lui, al vostro lettore ideale quando scrivete e non a voi. Se volete pensare a voi, scrivete un diario e chiudetelo nel vostro cassetto. Se è per voi che scrivete non avete bisogno di mostrarlo ad altri…

Chiudo qui la mia chiacchierata di #Sviscerandoconl’autore, sperando che vi sia stata un po’ utile e che vi abbia dato qualche strumento in più su cui riflettere. Vi invito a seguirmi con i vostri commenti sul prossimo approfondimento.

Alla fine dell’articolo vi riporto alcuni testi utili che ho citato oggi e che potete approfondire se di vostro interesse

Riferimenti per affondamenti:

  • FLANNERY O’CONNOR, Un irragionevole uso dell’irragionevole, Minimunfax, 2019
  • FERNANDO PESSOA, Il libro dell’inquietudine, Feltrinelli 2020
  • Intervista a Maria Enea: https://www.cinquecolonne.it/porcellana-di-maria-enea-intervista-allautore.htm

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