La Passeggiata di Robert Walser


Se amate scrivere, se amate passeggiare, se vi piacciono i racconti umoristici, se siete curiositi e vi piacere osservare la natura, anche quella umana, La Passeggiata di Robert Walser, è il libro che fa per voi
Robert Walser
Robert Walser è stato un poeta e uno scrittore svizzero, molto studiato negli anni Sessanta, per poi cadere nell’oblio quasi totale. Ho parlato di questo straordinario poeta, inafferrabile, unico nel suo genere, in un altro articolo, quando ne ho studiato la storia nel libro Un passeggiatore solitario di W.G Sebald. Il saggio mi è piaciuto a tal punto che ho acquistato immediatamente il racconto di Walser, La Passeggiata, e ho fatto bene, perché l’ho trovato delizioso. Ma chi era Robert Walser? Penso che una piccola panoramica sulla sua vita e la sua persona siano fondamentali per apprezzare appieno la starna eccentricità che traspare anche dalle pagine di questo racconto.
Aveva sette fratelli Robert Walser, e lui era il penultimo. In gioventù si approcciò a diversi mestieri, ma nessuno faceva al caso suo, perché si sentiva portato per il teatro. Amava scrivere e inizialmente alcune sue poesie apparvero su diverse riviste letterarie. Successivamente iniziò a pubblicare anche testi teatrali (come le commedie in versi Biancaneve e Cenerentola) e si dilettò nella stesura di romanzi tra cui L’assistente (1908) e Jakob von Gunten (1909), ispirati alle sue esperienze lavorative (assistente a un noto ingegnere il primo e cameriere il secondo).

Anche se pubblicò tre romanzi in età giovanile, in realtà Walser adorava la scrittura breve, all’apparenza scanzonata e allegra, di cui la La Passeggiata, ne è un meraviglioso esempio. Io l’ho letto nell’edizione Einaudi e ve lo consiglio vivamente.
La scrittura di Robert Walser e le sue crisi
Scriveva bene Walser, la sua scrittura è originale e particolare, e le sue prose furono spesso commentate dagli amici Hermann Hesse e da Franz Kafka. Scriveva molto, ma alcuni eventi dolorosi iniziarono a indirizzarlo verso una solitudine sempre più marcata: nel 1915 morì il padre, l’anno dopo fu la volta del fratello Ernst, ricoverato presso una clinica psichiatrica per problemi mentali e infine, nel 1919, il suicidio del fratello Hermann, docente di geografia presso l’Università di Berna.
L’isolamento iniziò nel corso delle sue lunghissime passeggiate (Walser arrivò a percorrere a piedi Berlino-Biel, ben 950 km!). Dopo la guerra, che contribuì ad accelerare certamente il suo isolamento, Walser non riuscì più a farsi pubblicare da nessun editore. I suoi manoscritti venivano rifiutati e lui non riusciva più a sostenersi economicamente. L’indigenza lo portò ad una grave crisi personale e professionale che, ovviamente, ebbe ripercussioni anche sullo stile. La prosa, inizialmente allegra e scanzonata, iniziò a diventare confusa, allusiva, vaga e difficile da leggere.

Il 1929 è un anno determinante per Robert Walser, perché entra in una casa di cura accompagnato dalla sorella. La diagnosi fu di schizofrenia a causa di crisi continue, insonnia, allucinazioni acustiche e ansia. Probabilmente la scelta lucida di Walser (che acconsentì ad esser ricoverato), era dettata dall’impossibilità (o volontà) dei familiari di potersene occupare; la diagnosi di schizofrenia, infatti,non fu mai riconfermata.
Anche in casa di cura Walser non smise di scrivere. Proprio a quel periodo fanno riferimento i notissimi microgrammi, pagine e pagine di poesie, prose e teatro, scritti a matita, spesso su fogli volanti, in una grafia piccolissima, che diventava con il passare del tempo sempre più piccola, al punto che negli ultimi fogli i caratteri rasentano il limite della visibilità.
Si sono fatte tante ipotesi su questa scelta. Forse Walser si voleva annullare? voleva spegnersi lentamente insieme alla sua scrittura oppure un invito ad essere scoperto? Probabilmente anche a questo aspetto dedicherò un altro articolo, perché questo poeta mi ha coinvolta molto, specialmente per la sua storia personale oltre che artistica.
Nel 1933 Walser fu condotto contro la sua volontà in un’ospedale psichiatrico e da quel momento cessò di scrivere. Morirà nel 1956, il giorno di Natale, nella neve, nel corso di una delle sue amatissime passeggiate.
La Passeggiata di Robert Walser
Questo delizioso racconto di un centinaio di pagine narra, in modo gioioso e apparentemente leggero, gli incontri dell’autore durante una delle sue amatissime passeggiate. Dico che è un testo apparentemente leggero perché in realtà dalle pagine traspare la profonda attenzione che Robert Walser dedicava a ogni piccola cosa, ad ogni minimo dettaglio, non solo relativo a tutto ciò che lo circondava (la natura in primis), ma anche alle più piccole sfumature dell’animo delle persone che incrociavano il suo cammino.

Il racconto non ci risparmia momenti di pura comicità come lo scherzetto che gli rifila la signora Aebi quando Walser si presenta da lei come una cambiale per scroccarle il pranzo.
Lo vediamo in un vestito inglese giallo chiaro (regalato) mentre incrocia un gruppo di operai affaticati, nei confronti dei quali si vergogna perché lui è a spasso a bighellonare, anche se poi afferma che “scrivere ininterrottamente, stanca come lavorar di vanga”.
Ne ha per tutti il nostro Walser. Non si lascia sfuggire considerazioni per niente e per nessuno. Lo vediamo mentre si incanta davanti a una bottega di modista, e poi a una piccola macelleria e poi ancora difronte a una deliziosa drogheria. Inizia un serrato battibecco con il sarto e il funzionario delle imposte per poi perdersi in una serie di divagazioni sulla bellezza delle passeggiate:
“Ogni passeggiata è piena di incontri, di cose che meritano di essere viste, sentite… Di figure, di poesie viventi, di oggetti attraenti, di bellezze naturali brulica letteralmente, per solito, ogni piacevole passeggiata, sia pur breve”.
La Passeggiata di Robert Walser ci estranea per un attimo dalla frenesia della routine quotidiana e insieme al nostro poeta solitario vaghiamo, felici, tra la gente e la natura, con gli occhi ben aperti per cogliere un dettaglio, un suono, una faccia che non dimenticheremo mai più.
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