La Fontana delle Tartarughe: furti e una leggenda romantica

Fontana delle Tartarughe

Piazza Mattei

Alcuni furti e una leggenda romantica sono le storie che accompagnano un vero e proprio gioiello del Rinascimento: la Fontana delle Tartarughe a Roma. Si tratta di un gioiello, e non solo perché a metterci le mani furono Giacomo della Porta e G.L Bernini;  la Fontana, infatti, è realizzata con marmi policromi che la rendono particolarmente raffinata e nello stesso tempo sontuosa.

L’opera, che si trova in Piazza Mattei (Rione Sant’Angelo, a pochi passi dal Quartiere Ebraico), è stata realizzata su disegno e progetto (1581) di Giacomo della Porta (1532 – 1602), autore di quasi tutte le fontane della Roma del tempo. Le tartarughe, invece, spinte da quattro giovinetti verso l’interno del catino, sono in bronzo e, come vuole la tradizione, aggiunte successivamente nel 1658 durante un restauro, da Gian Lorenzo Bernini (1598 – 1680). Non c’è certezza, infatti, che siano state realizzate dal Bernini, ma le voci che correvano all’epoca non sono mai state smentite e l’informazione si è tramandata fino a oggi. 

L’opera si trova in una piazza che fin dal ‘400 ospitava solo palazzi di proprietà della facoltosa famiglia Mattei a cui è legata la curiosa leggenda. 

La Fontana delle Tartarughe

La Fontana delle Tartarughe è particolare e il suo disegno è molto complesso. Partendo dall’alto potete ammirare un catino di bigio africano (un marmo dal fondo grigio-brunastro), sul bordo del quale ci sonoquattro tartarughe in bronzo che vengono spinte all’interno da quattro giovani. Questi ultimi, anch’essi di bronzo, tirano con l’altra mano la coda di altrettanti delfini su cui i giovani adagiano i piedi. Mi rendo conto che del bronzo si vede ben poco, del resto, il tempo, l’inquinamento e l’azione deleteria dei pennuti, fanno il loro corso se non si va ai ripari… 

Una cosa che ha attirato immediatamente la mia attenzione, forse perché quel giorno faceva particolarmente caldo, sono stati i numerosi getti d’acqua che caratterizzano la Fontana. Partendo dall’alto, il primo zampillo si vede fuoriuscire dal catino su cui poggiano le tartarughe. Se girate attorno alla scultura per ammirarla meglio, noterete che sotto il catino ci sono quattro putti paffuti che soffiano altra acqua, con getti che vanno ad alimentare la vasca inferiore. Ancora acqua, infine, zampilla dalle bocche dei delfini e va ad incrementare quella dei quattro conchiglioni in marmo africano, che riversano a loro volta tutta l’acqua ricevuta nella grande vasca inferiore.

I furti delle tartarughe

E’ inutile dire che i deliziosi animaletti realizzati dal Bernini sono copie. Fin dai primi del ‘900, infatti, le tartarughe sono state oggetto di desiderio (di vandali o malfattori, chissà). Il primo furto c’è stato nel 1906, un altro nel 1944 e un altro ancora nel 1981. Solo a seguito di quest’ultimo si decise di rimpiazzare le tartarughe originali. Pare, infatti, che solo in quest’ultimo caso le piccole sculture non siano state ritrovate. Se avete voglia di guardare negli occhi le tartarughe originali realizzate da Bernini, fate un salto ai Musei Capitolini; è lì che giacciono indisturbate e al riparo da desideri indiscreti. 

La leggenda della Fontana delle Tartarughe

Se vi guardate intorno noterete che la piazza è circondata da antichi palazzi, ma solo uno cattura immediatamente la vostra attenzione. Si tratta di un palazzo bianco con una targa commemorativa sulla facciata e una finestra murata. Siamo al n. 17 e l’edificio in questione è Palazzo Giacomo Mattei. La targa commemorativa ricorda il diplomatico latinoamericano Alvaro Fernando Lorenzana (1808 Città del Messico – 1892 Roma) e fu apposta nel 1960 dall’allora proprietario della casa: l’ambasciatore colombiano a Roma.

Ma ciò che ci incuriosisce di più è certamente la leggenda che è legata alla finestra murata. Si narra che il duca Mattei fosse un giocatore incallito. Una sera, perse così tanto danaro che il fatto arrivò subito all’orecchio del futuro suocero. Quest’ultimo, indignato, gli negò la mano della figlia: non l’avrebbe mai concessa a uno squattrinato! L’onta fu troppo grande e il duca Mattei decise di rispondere con un vero e proprio prodigio di bellezza. Il giorno dopo aver perso al gioco, organizzò una cena, invitò la famiglia del suocero e riuscì a trattenerlo fino all’alba. La leggenda narra che durante la notte fece realizzare, proprio davanti al suo Palazzo, una splendida fontana. Il mattino dopo invitò il suocero a guardare dalla finestra e pare che davanti all’incredulità di questo abbia esclamato: “Ecco cosa è capace di fare in poche ore uno squattrinato Mattei! 

E vissero tutti felici e contenti 🙂 . Mattei ricucì i rapporti con il suocero e riebbe la mano della figlia, ma per ricordare a tutti l’evento, fece murare la finestra!

Il prodigio, in realtà, pare che fosse una concessione temporanea. Il sagace Mattei, infatti, si fece prestare da un amico una fontana che doveva abbellire il suo palazzo, poi, non si sa per quale misterioso motivo, rimase in Piazza Mattei definitivamente…

Foto di copertina di dominio pubblico

Fonti:

WILLY POCINO, Le fontane di Roma , Newton Compton Editori, 2004

GIORGIO CARPANETO, I palazzi di Roma, Newton Compton Editori, 1993

Le strade di Roma, Newton Compton Editori, 1987

https://www.turismoroma.it/it/luoghi/fontana-delle-tartarughe

http://www.borgato.be/MISCELLANEA/ROMA_S_ANGELO_PORTICO_T/html/mattei-piazza-ii.html

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