Elogio della creatività di Elena Frova

Lateral Thinking
Elogio della creatività di Elena Frova edito da Armando Editore è un saggio originale, fresco e ricco di spunti. L’autrice ha sfruttato con ingegno e creatività le sue capacità professionali per realizzare un testo accattivante, basato su un coinvolgente storytelling, che accompagna il lettore tra le pieghe nascoste del nostro cervello alla scoperta della creatività.
Il libro è un elogio e uno stimolo a pensare fuori dagli schemi, attraverso storie di vita dell’autrice, esercizi pratici, racconti, aneddoti e studi di settore.
Con un linguaggio, chiaro, diretto e alla mano, Elogio della creatività. Una lavata di capo di Elena Frova è una lettura adatta a ogni tipo di pubblico, affinché tutti, professionisti e non, possano cercare (e trovare) la chiave, cioè quell’idea creativa che fa la differenza nella nostra vita personale come nel lavoro e in qualsiasi altro campo. Per riprendere le parole dell’autrice:
[…]creatività, linfa per una società migliore, strumento per essere più bravi, anche quando si progetta un ponte o si cura un malato. […]

Elogio della creatività di Elena Frova
Come di consueto, ringrazio l’autrice per questa bellissima intervista che, sono certa, stimolerà la vostra curiosità. Non c’è né un tempo né un’età per allenare e far crescere il pensiero alternativo. Perché allora non iniziare proprio oggi, partendo dal libro di Elena Frova?
Salve Elena, lei è nuova ai lettori di Sguardo Ad Est, ci racconta brevemente cosa fa nella vita?
Dopo quasi trent’anni nel settore radio televisivo, per brand quali RAI, Universal, Fox, National Geographic e Disney, nel 2020 ho preso la decisione più importante della mia vita: lasciare Disney – a fronte di un bel gruzzoletto – e dedicare il tempo libero a fare soprattutto ciò che mi piace. Unico impegno che porto avanti da quasi vent’anni e che mantengo a tutt’oggi è l’insegnamento allo IED, l’Istituto Europeo di Design di Roma, con corsi su creatività, branding, pensiero laterale, copywriting, impegno che mi coinvolge un quadrimestre all’anno. A parte sporadiche collaborazioni per progetti televisivi, il resto del tempo lo passo a viaggiare in camper con il mio compagno, senza mete fisse, coltivando quel bisogno di sentirsi liberi e a contatto con la natura. Sui social siamo Per fortuna ho perso il lavoro ed è proprio in camper che è nata l’idea di scrivere il saggio, oggetto di questa intervista.

Elogio della creatività è il suo primo saggio oppure ha scritto altri libri che possiamo suggerire ai nostri lettori?
E’ il mio primo libro, frutto di una certa esperienza nel settore della comunicazione e della creatività, in veste di Direttrice Creativa. Sto lavorando alla traduzione del saggio in inglese, forte di un pubblico internazionale. Per tanti anni sono stata ospite a congressi ed eventi in giro per il mondo per parlare di branding, comunicazione e creatività a 360° e sono convinta che, adattato ad un pubblico non italiano, possa funzionare, considerato l’argomento di interesse universale.
L’argomento del suo testo è interessantissimo. Secondo lei, la società odierna sta sviluppando correttamente la creatività nelle nuove generazioni oppure si sta sbagliando approccio?
Dedico un capitolo alla creatività che, erroneamente, si pensa sia una prerogativa delle generazioni più giovani. Ci sono molti pregiudizi sulla vecchiaia in generale e sulla capacità di poter essere creativi anche nell’età più avanzata. La ‘colpa’ è di una società piena di luoghi comuni acritici, di pregiudizi, stereotipi, che alterano la realtà, creando certamente anziani ‘spenti’ e poco fantasiosi. Quindi, per rispondere alla sua domanda, occorre insegnare alle nuove generazioni il modo per liberarsi dai condizionamenti sociali, dai luoghi comuni, dalle frasi fatte, dai pregiudizi e soprattutto dalla ignoranza. Occorre insegnare ad alimentare la sete di curiosità, la voglia di sapere la verità, il desiderio di documentarsi e approfondire, in poche parole la società ha il dovere di dare questi strumenti ai più giovani affinché diventino adulti consapevoli e con un proprio pensiero. E da dove si comincia a fare questo? Sicuramente dalla scuola e in famiglia. In Italia, però, la scuola ha un’impostazione molto classica e nozionistica e lascia poco spazio alle materie meno tradizionali, cosa che, nel nord Europa, per citare un’area geografica a noi vicina, viene fatto. Gli studenti passano più ore all’aperto, alla scoperta della natura, vengono stimolati a osservare, creare, proporre progetti. La società dovrebbe anche insegnare a non fermarsi al primo aspetto visibile delle cose, ma ad applicare un approccio investigativo e di scoperta. Pensi ai molti post sui social che sbattono in prima vista un titolo o un’immagine shock per stimolare l’indignazione o lo stupore tra i lettori per poi rivelarsi, a un più attento esame, un articolo bufala. Ecco, dobbiamo insegnare ai giovani a pensare con il proprio cervello!

Diamo qualche indicazione in più ai nostri lettori. Il suo saggio ha un pubblico ben specifico (professionisti, coach ecc…) oppure è adatto a tutti?
Il saggio nasce come una raccolta di alcune delle mie lezioni universitarie, intercalate da una storia parallela con Felice, un curioso parrucchiere che funge da involontario psicoterapeuta e che cela un grande segreto. Lo storytelling, la comunicazione divertente e accattivante, sono il mio pane quotidiano e, per questo, il libro è adatto non solo ad un pubblico che lavora nel settore della creatività (scrittori, pittori, musicisti, comunicatori, producer, …) ma anche ad un pubblico curioso, che vede nella creatività uno strumento in più per vivere meglio o per realizzare una carriera di successo. Un medico o un ingegnere che applicano il pensiero laterale sono certamente avvantaggiati rispetto ai colleghi che non ne fanno uso. La creatività è solo parzialmente innata, molta si sviluppa con l’esercizio e anche con tecniche e giochini divertenti.
Elogio della creatività lei lo definisce ironico e dissacrante. Ci racconta perché?
Non è un manuale serioso, tecnico e accademico. Si tratta di un libro ricco di aneddoti, storie particolari, situazioni a volte paradossali, ma anche di provocazioni allo scopo di ‘visualizzare’ i concetti esposti. Suggerisco di armarsi di matita e cellulare durante la lettura per eseguire i vari giochini proposti e per inquadrare i QR code che mostrano video di campagne pubblicitarie più o meno famose, ma particolari per qualche motivo.
Scrivendo il libro, ha scoperto qualche nuovo aspetto legato alla creatività che non aveva mai sperimentato prima nel corso delle sue numerose esperienze creative?
Domanda interessante perché, come raccontato nella prefazione, avevo da tempo in mente la scrittura di un romanzo, nello stile della serie TV inglese The Office, nel quale avrei raccontato il meraviglioso mondo di un dipartimento creativo all’interno di un network televisivo. Mondo spesso idealizzato ma, a volte, molto meno cool di quanto si pensi. Avevo bisogno di togliermi qualche sassolino dalla scarpa ma, chissà perché, l’idea è rimasta nel cassetto. Quando, invece, ho deciso di mettere nero su bianco la mia esperienza di divulgatrice, è successo il miracolo! Le mani hanno cominciato a scrivere quasi da sole. Ho scoperto e capito che se fai qualcosa che ti piace veramente, anche se pensavi di non essere in grado di farla, sim sala bim, eccola che si crea da sola.
A volte la creatività è molto più vicina di quanto si pensi, basta scovarla!

Mi chiamo Francesca Amore, classe 1971, nata a Napoli e residente a Roma da quasi vent’anni. Roma ormai mi ha completamente adottata, e ricambio questo affetto scoprendola in lungo e in largo, raccontando le sue storie dimenticate e le sue bellezze che lasciano senza fiato.








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Aprile 22, 2025 - 10:19 am