Comincia l’ascesa di Karl Brjullov: l’Italia di Raffaello e i circoli romani
Se avete deciso di visitare i Musei Vaticani, perfettamente consapevoli delle ore di fila che vi attenderanno e dello sforzo a cui sottoporrete i vostri occhi e il vostro fisico per l’enorme quantità di opere che vedrete, fate un salto nelle Stanze di Raffaello. Qui ammirerete l’affresco la “Scuola d’Atene” realizzato da Raffaello e dai suoi allievi tra il 1508 e il 1524. Alla copia di questo quadro Karl Brjullòv dedicò anima e corpo.
Partiamo dall’inizio. Il modello artistico di riferimento di Brjullòv fu in primis il mondo classico,ma un fascino irresistibile gli trasmisero anche i grandi Maestri del Rinascimento, primo fra tutti Raffaello. Appena arrivò a Roma con il fratello Aleksandr, il 2 maggio del 1823, Karl aprì uno studio non lontano dal palazzo del Quirinale. L’eccitazione creativa che caratterizzò tutto il suo soggiorno in Italia lo spinse a lavorare con entusiasmo e dedizione per moltissimi anni. In quel periodo realizzò dipinti e bozzetti a carattere storico e mitologico (Baccanali, Dafne e Cloe e Numa Pompilio in colloquio con la ninfa Egeria) complice anche la maestosità degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina.
Tuttavia, il progetto a cui Brjullòv dedicò le sue più fervide energie fu una copia a grandezza naturale della “Scuola d’Atene” di Raffaello, per la quale impegnò 4 anni di duro lavoro e che ottenne il plauso della Società per la Promozione degli Artisti. Se avete accettato la sfida e siete entrati nei Musei Vaticani, raggiungete la Stanza della Segnatura dov’è custodito l’affresco di Raffaello, sicuramente rimarrete attoniti. A parte la bellezza (scontata) e la maestosità dell’affresco, il vostro pensiero vi porterà probabilmente a Brjullòv, alla sua tenacia e ai suoi 4 anni di duro lavoro! Il “grande Karl” era un intuitivo, un istintivo e aveva un insolito talento artistico, incipriato da un tocco di estro e una spolverata di “sperimentalismo”; egli non solo mantenne i colori dell’originale, ma intuì quello che il tempo aveva inevitabilmente tolto… Sbalordì tutti per la sua abilità. Da qui inizierà la sua ascesa, tortuosa e con qualche dissapore.
Il primo conflitto si palesò con la Società per la Promozione degli Artisti. Le direttive restrittive imposte agli studenti spinsero inevitabilmente Brjullòv allo scontro. Visitando musei, gallerie, palazzi e monumenti in tutta Italia, Karl si rese conto di quanto fosse stata limitata l’educazione artistica ricevuta all’Accademia di Pietroburgo, e di quanta poca attenzione si fosse data alla pittura contemporanea. La diffusione delle idee romantiche aveva già ammaliato artisti del calibro di Šcedrin e Orlowski, che dedicarono gran parte delle loro creazioni alla pittura di genere ossia a quella pittura che aveva per soggetto scene ed episodi di vita quotidiana. Questa tendenza estetica diventerà un elemento distintivo dell’arte del “grande Karl”.
Attacchi di febbre violenta e tensione nervosa gli impedivano di reggersi in piedi, ma la sua natura impetuosa e irrequieta lo spingeva a dedicarsi febbrilmente ai suoi lavori e a non lesinare inviti mondani nel tempo libero. Non aveva il senso della misura. Negli anni trascorsi in Italia realizzò un’enorme quantità di opere diverse tra dipinti, disegni, bozzetti e acquerelli, lavorando fino allo stremo delle forze, come gli era stato insegnato in casa fin da ragazzino.
In questo periodo cominciò a frequentare i circoli artistici e gli intellettuali russi, allargando le sue amicizie a Julia Samojlova (alla quale si legò sentimentalmente), al mecenate Anatoly Demidov e al principe Gagarin. I russi che soggiornavano a Roma per motivi di studio erano tantissimi, probabilmente la loro comunità era quella più corposa. Vi facevano parte nomi illustri tra cui Pavel Cistjakòv, Anton Ivànov, Michail Lebèdev, Silvestr Šcedrìn e Gogol’. Quest’ultimo in una sua lettera datata 13 maggio 1838 ad un amico ci regala una foto di quella che era la vita degli artisti russi (e quindi anche di Brjullòv), nella capitale: Cosa fanno i pittori russi lo sai anche da solo – Alle 12 e alle 2 da Lepre, poi il Caffè Greco, poi al Monte Pincio, poi al “Bon Goût”, poi di nuovo da Lepre, poi al biliardo. Quest’inverno avevano tentato di introdurre il tè e le carte alla russa, ma per fortuna l’uno e le altre sono state abbandonate.
A Roma Karl riuscì rapidamente a diventare l’anima della società, non solo tra gli artisti russi ma anche nella cerchia più ampia dell’intellighenzia aristocratica. Si raccontava che negli spettacoli organizzati nelle case dei ricchi signori, Karl partecipasse attivamente come attore e scenografo. Ovviamente, i contemporanei ne riconoscevano anche l’alto talento artistico, specialmente quando Karl, lontano dalla patria e schiavo della nostalgia, realizzava squisite decorazioni, armoniche, ricche di chiaro scuri, intrise di spirito russo e al tempo stesso umoristiche come un racconto di Gogol’. Così avrebbe detto in una lettera G.G.G Gagarin, figlio di un diplomatico russo che frequentò Brjullòv a Roma. Tutti lo ammiravano, la sua ascesa era cominciata…
Il nostro viaggio alla riscoperta di Brjullòv continua, buona lettura!
GABRIELE MAZZITELLI, La biblioteca “Gogol”ecc. , cit., pag. 64
Fonti:
- E. Acarkina, Karl Pavlovic Brjullov. Zizn’ i tvorcestvo, Moskva, Znanie 1963
- http://nearyou.ru/kbrullov/0br-bocharov.html
- http://www.romamedioevale.it/sublaco.html
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