La porta galleggiante di Patrick Hughes e la “prospettiva inversa”
Il creatore della “prospettiva inversa”
La porta galleggiante di Patrick Hughes (1939) è un’esperienza visiva davvero emozionante. Patrick Hughes è considerato il creatore della “prospettiva inversa”, un artifizio che inganna il nostro cervello, disorientandolo per un attimo.
Se siete deboli di stomaco, dopo un paio di volte che guardate e riguardate il quadro è possibile che vi giri leggermente la testa e che vi venga un po’ di nausea. E’ quello che è successo a me guardando l’opera di Patrick Hughes esposta all’Art Forum Wurth a Capena (Roma) in occasione della mostra [E]MOTION Op Art, Arte Cinetica e Light Art nella Collezione Würth. E’ un’esperienza veramente unica che vi consiglio di fare, e anche presto, dal momento che avete tempo fino all’08/10/2022 per ammirarla.
Patrick Hughes è un vulcanico giovanotto di 84 anni che sprizza entusiasmo da tutti i pori. E’ un artista britannico che ha iniziato la sua carriera giocando con i punti di vista, sperimentando paradossi e ossimori su immagini e oggetti.
L’artista britannico è il creatore della “prospettiva inversa” che egli chiama “reverspectives”. Un’illusione ottica che si genera con il nostro movimento. Lo spettatore partecipa all’opera che inizialmente gli appare bidimensionale e che si trasforma in puro movimento appena lo spettatore si sposta e cambia il suo punto di vista.
La porta galleggiante di Patrick Hughes
La porta galleggiante di Patrick Hughes (2007) è bellissima. Davanti a un luminoso cielo azzurro che accoglie splendide vette innevate e appuntite si stagliano quasi galleggiando, ambigue porte rosse che svelano allo spettatore un mondo fluttuante e onirico.
Quando i principi della prospettiva vengono invertiti e consolidati in dipinti scolpiti, accade qualcosa di straordinario; la mente è ingannata a credere l’impossibile, che un dipinto statico può muoversi di propria iniziativa (Patrick Hughes)
La “prospettiva inversa” è un’illusione ottica. Il dipinto appare piatto preparando il nostro cervello e il nostro occhio ad un determinato tipo di esperienza che viene all’improvviso messa in discussione appena lo spettatore si mette in movimento.
Le opere realizzate dall’artista britannico sono dipinte tutte separatamente in una sorta di cornice immaginaria che poi, attraverso la stampa digitale di alta qualità, vengono trasferite su un supporto trapezoidale che spunta dalla tela del quadro.
Nella realizzazione delle sue opere Hughes è stato fortemente influenzato dall’arte surrealista, dal teatro dell’assurdo e dai fumetti. Tra gli artisti che maggiormente hanno inciso sulle sue sperimentazioni ci sono certamente Renè Magritte, di cui amava particolarmente il lato ironico, Giorgio de Chirico e Paul Klee. Dopo la prima “reverspectives”, Sticking out Room, realizzata da nel 1964, l’artista tornò ad esplorare i giochi di prospettiva molti anni dopo, nel ’90 con “Up the line” e nel ’91 con “Downthe Road” per continuare fino ad oggi.
[E]MOTION Op Art, Arte Cinetica e Light Art nella Collezione Würth
Dopo essere stata presentata nel 2015 alla Kunsthalle Würth di Schwabisch Hall, la mostra arriva in Italia presso l’Art Forum di Capena.
35 opere di arte contemporanea in mostrache abbracciano un periodo che parte dal 1953 e arriva fino al 2012.
La mostra si sviluppa su due piani e comprende i lavori di 25 artisti rappresentativi della Op Art, dell’arte cinetica e della Light Art.
Lungo il percorso avrete modo di ammirare le opere di Josef Albers, František Kupka, Auguste Herbin, Alexander Calder, Lucio Fontana, Victor Vasarely, Karl Gerstner , Jesús Rafael Soto, François Morellet, fondatore del GRAV (Gruppo di ricerca Arte visuale) e maestro dell’Arte Cinetica e della Light Art.
Le opere di Hughes si trovano al piano inferiore e all’artista è dedicata un’intera parete. Sempre al piano terra, è possibile ammirare le opere di artisti che hanno sperimentato le diverse possibilità offerte da movimento, luce e spazio come Carlos Cruz- Diez, Günther Uecker e Omar Carreño, insieme a una delle opere più significative di Arte Cinetica della Collezione Würth, “L’Illumination” di Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle.
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