Esercitarsi a scrivere: da cosa cominciare
Tre buoni consigli di scrittori autorevoli per esercitarsi a scrivere. John Gardner e Anne Lamott hanno iniziato così
La disciplina prima di tutto
Esercitarsi a scrivere è, come sappiamo, il primo step per approcciare la scrittura in modo serio. Ma ne siamo tutti consapevoli? Uno degli errori che fanno la maggior parte degli scrittori esordienti è quello di scrivere solo quando si ha l’ispirazione, la scintilla e il tempo. Non troverete mai alcuno scrittore che concordi con tale modalità. Tutti gli scrittori sanno che la scrittura è un impegno che necessita di disciplina e sudore.
Come di consueto vi riporto il punto di vista di grandi scrittori e di insegnanti famosi di scrittura creativa, che sull’argomento si esprimono ognuno con con concetti molto interessanti.
Parto dal tema della disciplina per arrivare a suggerirvi una serie di esercizi molto interessanti proposti da alcuni insegnanti per evitare che nel tempo andiate incontro a quel maledettissimo blocco dello scrittore che attanaglia molti esordienti (e non solo).
Roberto Cotroneo, editore, scrittore e fotografo italiano, nel suo saggio Manuale di scrittura creativa per principianti (scaricabile on line), parla di ritmo di lavoro che lo scrittore deve rispettare per iniziare a scrivere, va bene anche mezz’ora al giorno, ma quella mezz’ora deve essere rispettata. L’ideale sarebbe scrivere ogni giorno 1.600 battute che equivalgono a una pagina di libro stampato, dice Cotroneo. Tutta via lo scrittore ci mette in guardia. Non lasciamoci prendere la mano, perché uno dei rischi in cui spesso cadono gli esordienti è quello di scrivere troppo:
Anche se vi potrà sembrare di poter andare avanti per ore, fermatevi al massimo dopo due pagine, la scrittura è un esercizio che stanca, la concentrazione scende lentamente. Scrivere troppo vuol dire rischiare di peggiorare riga dopo riga.
Un’ altra grande controindicazione dello scrivere troppo è il rischio di perdersi e di perdere la storia. Cominciamo inevitabilmente a dare vita a sottotrame che non riusciamo più a “domare” e le incongruenze tra quello che dice e fanno i nostri personaggi a volte non le percepiamo neanche più nel marasma delle parole fiume.
Come e perché “impratichirsi”
La disciplina è necessaria perché scrivere un romanzo non è per niente facile, come ci ricorda John Gardner, il maestro di R. Carver:
[…] Scrivere un romanzo richiede un’immensa quantità di tempo, almeno per la maggior parte delle persone, e può mettere alla prova la psiche dello scrittore oltre il limite della sopportazione. Lo scrittore può essere insidiato da una strisciante misantropia […]
Al di là della misantropia, più o meno discutibile, perché, come abbiamo visto in altre occasioni nei miei podcast questo è un mito da sfatare, John Gardner introduce un altro concetto, molto interessante e che riguarda tutte le arti: bisogna “impratichirsi”:
[…] Se lo scrittore promettente continua a scrivere – giorno dopo giorno, mese dopo mese – e se legge con molta attenzione, comincerà a impratichirsi. La pratica è importante nell’arte quanto nell’atletica. Le scienze esatte, compresa l’ingegneria verbale della narrativa commerciale, possono essere insegnate e imparate. Anche le arti possono essere insegnate, fino a un certo punto; ma, fatta eccezione per certe questioni tecniche, le arti non si imparano, ma semplicemente ci si impratichisce in esse. […]
Non è facile dedicarsi anima e corpo alla scrittura e forse non è neanche la strada migliore come suggeriscono in molti. Meglio avere un altro lavoro e dedicare comunque tempo alla scrittura, perché nel frattempo bisognerà pur mangiare! Ovviamente grandi scrittori del calibro di Stephen King o dello stesso Gardner la pensano diversamente perché con la scrittura loro ci mangiano, ma, fino a quando non siete a quei ivelli, meglio restare con i piedi sulla terra.
Prendo spunto da alcune frasi proprio di Stephen King, e poi passiamo agli esercizi di scrittura creativa per iniziare a “impratichirci”, perché il maestro dell’horror tira in ballo nel suo libro On Writing un tema su cui vale la pena riflettere quando pensiamo di dedicare parte della nostra vita alla scrittura.
[…] se non c’è gioia – dice lo scrittore americano – è tutto inutile. Meglio dedicarsi ad altro, magari scoprendo inaspettate riserve di talento e divertendosi di più.
[…] il faticoso programma di lettura e scrittura da me raccomandato (da quattro a sei ore giornaliere per l’intera settimana) vi sembrerà una passeggiata a patto che lo troviate piacevole e naturale.
Quindi, la scrittura deve essere sempre un piacere e, anche se inizialmente fate fatica a percepirla come una gioia a causa dello stress da pagina bianca o dell’incapacità di mettere su carta una storia meravigliosa che avete in mente e che appena la scrivete non rende, non mollate.
Esercitarsi a scrivere: libri e riviste per analizzare la lingua
Passiamo ora alla parte dei suggerimenti di scrittura proprio per iniziare a “impratichirsi”.
Facciamo una premessa e ricordiamo, per dirla con Stephen King, che “la vera importanza della lettura sta nel favorire e rendere più familiare il processo di creazione”.
Prima esercitazione (suggerita da John Gardner):
Pertanto iniziamo munendoci di libri e riviste, prestando grande attenzione alla lingua.
Se state leggendo narrativa scadente (riviste di gossip o giornali femminili) sottolineate o evidenziate tutte le parole e le frasi che vi irritano, ad esempio perché banali, leziose, sentimentali. Questo vi consentirà di familiarizzare con la lingua e quando scriverete, sarete i primi a voler cancellare dal vostro testo le frasi che considerate banali o fastidiose.
Se state leggendo invece della narrativa di buona qualità (romanzi ma anche testate giornalistiche e saggistica), spiegate secondo voi per quale motivo la lingua non funziona. A me capita spesso di sottolineare le metafore che non mi convincono perché non evocano perfettamente ciò che lo scrittore mi vuole “mostrare”.
Seconda esercitazione (suggerita dalla scrittrice Anne Lamott che cita Flannery O’Connor quando dice che chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia ha materiale sufficiente per scrivere fino alla fine dei suoi giorni). Cominciante dalla vostra infanzia dunque.
[…] Iniziate quindi a scrivere tutto ciò che la memoria vi suggerisce a partire dei primi anni di scuola. Cominciate dall’asilo. Non preoccupatevi se ciò che scrivete non vi piace, comunque nessuno leggerà. Passate quindi alla prima elementare, poi alla seconda e alla terza. Chi erano i vostri maestri e compagni? Cosa indossavate? Di chi e di cosa eravate gelosi?
Se così non funziona o se questo particolare filone si esaurisce, provate a concentrarvi su festività ed eventi importanti. Scrivete ciò che ricordate di qualunque compleanno, Natale, Pasqua o quello che volete e di tutti i parenti che erano lì con voi. […]
[…] Raccontate le cose che avete giurato di non rivelare mai ad anima viva […];
[…] Parlate delle vostre feste di compleanno; raschiate il fondo in cerca di dettagli (che cosa si mangiava? si ascoltava?, indossava?) […];
[…] Provate a ricordare cosa vi hanno regalato a Natale quando avevate dieci anni e come vi eravate sentiti nel profondo del cuore […]
Vedrete che se iniziate con queste esercitazioni otterrete un doppio beneficio, per voi stessi e per la scrittura. Vi sbalordirete, infatti, nel riportare a galla eventi, fatti ed emozioni che non pensavate neanche di avere. Sarà una gioia riportare alla memoria anche eventi dolorosi; è paradossale, ma è così. E poi ne beneficerà, ovviamente, anche la vostra scrittura, perché vi renderete conto che, in realtà, avete tantissimo materiale su cui lavorare.
Terza esercitazione (suggerita dalla scrittrice Anne Lamott)
[…] Quando non sapete più cosa fare o siete bloccati, disperati, annoiati e delusi da voi stessi, ma d’altra parte non vi va di prendervi una pausa, potete provare a raccontare un pezzo della storia – della storia di un personaggio – in forma epistolare. L’informalità della lettera può essere la chiave per liberarvi dalla tirannia del perfezionismo. Potete indirizzare la lettera ai vostri figli, se ne avete, oppure ai nipoti o a un amico. Scrivete il nome del destinatario in testa, quindi nell’introduzione spiegate che volete raccontargli parte della vostra storia, una storia che volete affidare proprio a lui perché rappresenta un momento di vita che per voi ha significato molto. […]
Anche questo suggerimento è proficuo. A chi non piace confidare a un amico i propri tormenti? A tutti, perché per noi è una sorta di liberazione, è il momento in cui il nostro bagaglio di sofferenza si dimezza, perché ne affidiamo una parte al nostro interlocutore: in questo modo ci liberiamo noi e si libera la nostra scrittura, perché lasciamo libero il flusso delle emozioni, senza restrizioni o condizionamenti di sorta.
Spero che anche questa puntata di Sviscerando con l’autore l’abbiate trovata interessante.
Approfondimenti e consigli di lettura
- STEPHEN KING, On writing, autobiografia di un mestiere, PickWick, 2017
- La mia recensione di STEPHEN KING, On writing, autobiografia di un mestiere
- ROBERTO COTRONEO,Manuale di scrittura creativa per principianti (pdf scaricabile on line)
- ANNE LAMOTT, Scrivere, ed DEA, 2011
- La mia recensione di Scrivere di Anne Lamott
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