Game Over di Herbert Zambelli
Videogiochi uguale alienazione? Non sempre. In Game Over di Herbert Zambelli, scoprirete molto di più
Il mondo video-ludico
Game Over di Herbert Zambelli edito da Pav, è il libro d’esordio dell’autore. Quasi 200 pagine scorrevoli, che mantengono sempre viva l’attenzione del lettore. Siamo in un mondo nuovo (almeno per me) e molto spesso demonizzato: parliamo di videogiochi!
Herbert Zambelli accende un faro su un ambiente fatto di stereotipi, dove in realtà l’alienazione regna solo nei casi patologici; per il resto, si tratta di puro divertimento (nell’intervista potete scoprire di più sull’autore).
Personalmente, il libro di Zambelli mi ha fatto entrare in contatto con una realtà sconosciuta, permeata di goliardia, di amicizia (specialmente se parliamo di clan) e di spietata competizione. Se il clan è affiatato, ci si diverte tantissimo, e le competizioni, anche a livello internazionale, sono una sfida stimolante e divertente. Sì è vero, si gioca alla guerra, si ammazza, ma non è il mondo reale. Ci si diverte e basta. E’ vero anche, però, che la componente ludica si può trasformare in patologia, e lì, come, si dice, son dolori… Ed è il caso dell’assassino del romanzo. Per lui il videogioco è la realtà. Nel suo mondo la finzione non esiste. La sua casa, un vero e proprio castello ereditato dal padre tra le colline di Albino è il luogo delle brutture. Tutto inizia e finisce lì.
Perchè leggere Game Over
Game Over è un bel romanzo, perché è vero. Vera è l’esperienza dell’autore nel mondo dei videogiochi, veri sono i suoi amici e il rapporto che li lega nel gioco e nella vita, vera è l’aria che si respira quando hanno tra le mani un controller.
Roberto Zanelli (o Zambelli come l’autore?), in arte Bio è l’allenatore e lo stratega del clan URC. Il clan è un team, una squadra che sfida ai videogiochi altri clan anche in competizioni internazionali, dove girano tantissimi soldi. Bio riceve una telefonata strana prima di un’importantissima competizione internazionale. Lui ancora non lo sa, ma verrà coinvolto personalmente. La miccia si è appena accesa.
Game Over è una storia ricca di suspense che attira il lettore, perché, come dicevo, è vera. L’autore del romanzo, infatti, Herbert Zambelli è un gamer appassionato. Il mondo che ci mostra è un mondo reale, le sue emozioni sono quelle della squadra di Bio (il suo alter ego): lealtà, amicizia, goliardia e passione per il gioco. Ma Herbert cerca innanzitutto di dire al lettore che il mondo video-ludico.
“non è poi così brutto come vogliono far credere, che non siamo alieni venuti dallo spazio o persone disagiate”.
Game Over di Herbert Zambelli
Ma partiamo dall’inizio.
Inizia tutto con un omicidio. Dietro una sequenza di fatti strani aleggia un personaggio sinistro, che si porta dietro diversi problemi personali che gli hanno condizionato la vita, spingendolo a comportamenti patologici. Il denaro poi fa il resto.
“ …Quando poi ha capito che molte persone si potevano comprare, ha utilizzato questo per crearsi amicizie e potere…Alienazione, fuga dalla realtà, chiamiamola come vuoi…ha vissuto una vita intera cercando di fuggire dalla realtà ma senza riuscirci, e quando si è trovato umiliato davanti al suo mondo la molla è scattata…”
L’assassino compra gente, attrezzature, e inizia ad organizzare la sua vendetta. Sì, perché tutto ruota attorno ad una vendetta, un torto subito che fa “scattare la miccia” nella testa del folle omicida. Una passione si trasforma in un’ossessione. L’ossessione diventa il fulcro della sua vita. La sua vita diventa una finzione, un videogioco…
Ad indagare sugli omicidi è il commissario Inverni. Leggo finalmente di un commissario normale che non si porta dietro frustrazioni e scompensi personali! Sì, certo, anche lui ha i propri incubi (uno solo in realtà!), e chi non li avrebbe con un lavoro del genere. Poi, però, per il resto, Inverni è una persona normale, di quelli che si incontrano quando vai a fare una denuncia. Insomma, mi è piaciuto, perché anche lui è vero.
Game Over è un romanzo che ti spinge alla riflessione. Molti legano le violenze della giovane generazione ad un utilizzo esasperato dei videogiochi, specialmente quelli di guerra. Chi può dirlo, forse sì, forse no. Certo è, come tutte le cose, che esperienze del genere su una mente già debole e su un carattere già provato, fanno certamente danni, c’è poco da girarci intorno. Il mondo video-ludico può esasperare negativamente una mente che cerca evasione e ristoro da una realtà scomoda e piena di sofferenza. Per chi, invece, è ben radicato nella realtà, che è soddisfatto della propria vita, che ha rapporti interpersonali sani, il mondo video-ludico è quello che dovrebbe essere: puro divertimento.
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