Nove amici in Siberia di Domenico Zeziola

Un viaggio affascinante lungo la rotta della Transiberiana: Nove amici in Siberia di Domenico Zeziola
Da Mosca fino a Vladivostok.
Nove amici in Siberia di Domenico Zeziola è un racconto avventuroso e appassionante, un viaggio organizzato da un gruppo di amici dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Siamo nel 1994 e con mezzi impensabili per oggi – un bus trasformato in camper, una Fiat 600 del 1956, una Fiat 1100 del 1964 e un maggiolone – Domenico Zeziola parte con i suoi amici per un’esperienza indimenticabile.
Attraverso la steppa e la tundra siberiana, Zeziola racconta un mondo di tradizioni e consuetudini che resiste ancora oggi nonostante tutto. Volti indimenticabili che raccontano storie uniche che sembrano fuori dal tempo, lontane dal nostro mondo, ma estremamente affascinanti.
Il viaggio lascia nell’autore una sola parola: amore.
«Amore per un popolo forte, sincero, genuino. Terrore per una politica acida, arrivista, terrorista e inumana. Pietà per un colosso mondiale scricchiolante e arrugginito ma, pur sempre, velenosissimo e pronto a mordere».
La prima parte di Nove amici in Siberia di Domenico Zeziola è dedicata al sostegno che i nove amici ricevettero nel 1994 per la loro partenza. Grande supporto ebbero dalla provincia di Brescia, dal Senato della Repubblica (con il presidente Spadolini) e dai giornali e giornalisti. Questa narrazione che occupa la prima parte del libro sia accompagna alla descrizione del lungo iter per ottenere i visti in un Paese che all’epoca era molto diffidente.
Ho avuto il piacere di intervistare l’autore che mi raccontato diverse curiosità interessanti sul suo libro. Nove amici in Siberia di Domenico Zeziola è sicuramente un libro da assaporare con calma sotto l’ombrellone.
Nove amici in Siberia di Domenico Zeziola: intervista all’autore
Lei inizia il viaggio in Russia con i suoi amici dopo il crollo dell’URSS. Prima c’era mai stato? Se quella del 1994 è stata la sua prima volta, perché non l’ha mai visitata prima?

Non non era la prima volta che varcavo quei confini; in effetti, per lavoro, avevo già girato in lungo e in largo la Russia. Nel cassetto ho un altro libro che parla dettagliatamente di alcune esperienze lavorative in Russia, esperienze avute durante gli anni ‘70 -‘80.
Il vostro viaggio è stato molto avventuroso. Ci può dire qual è stata la cosa che l’ha colpita maggiormente, nel bene o nel male?
Sicuramente la cosa che mi ha colpito più intensamente nel bene, la possiamo citare al plurale: i molteplici incontri con gli abitanti dei piccoli e sperduti villaggi e la cena avuta nella steppa con un capitano di una polizia locale accorso a controllare chi fossero quei vagabondi fermi nel bel mezzo del nulla. Dopo i controlli si fermò a cena con noi. Bevemmo abbondantemente e ci scambiammo pareri e opinioni, oltre a beni materiali come sfollagente e lanciarazzi datemi come regalo e che io ricambiai con una statuetta della Vergine di Medjugorie.
Mi ricorderò sempre con immenso piacere anche l’incontro fatto con una bambina siberiana la quale, dopo aver ricevuto da noi qualche regalo, mi portò su di un piatto di legno alcune fette di lardo e due patate bollite. Il meglio che lei potesse offrirmi!
Nel male mi posso certamente riferire a due attacchi avuti da parte di predoni: in uno ci hanno spillato con prepotenza oltre 1000 dollari perché secondo loro eravamo in transito sul loro territorio, e nell’altro caso fui preso di mira io stesso da un energumeno armato di coltello che pretendeva il mio zaino. Nel primo caso eravamo nei pressi di Habarovsk e nel secondo di Irkutsk.

Quasi tutti coloro che intraprendono un viaggio come il suo, nella tundra siberiana, parlano di un paesaggio e di abitanti quasi irreali, fuori dal mondo, ricchi di fascino. Anche lei ha avuto la stessa sensazione?
Di certo non rimasi estraneo a quelle meraviglie naturali, tipo l’infinita tundra siberiana, molto diversa da ogni altro luogo già visitato. Ho però trovato molto interessante il poter conoscere il fascino del famoso treno transiberiano, lo scoprire piccoli agglomerati umani sperduti nel nulla ed alcune storie di vita contadina apprese durante le nostre soste forzate.
In Nove amici in Siberia lei parla anche dell’incontro con Gorbaciov. Come avvenne? Ci può anticipare qualcosa?
Di Gorbaciov non ritenni opportuno – forse erroneamente – citare i nostri due brevi incontri, nel libro “nove amici in Siberia” dato che avvennero causalmente e non per motivi inerenti il nostro viaggio siberiano. Certamente rimasi rapito dal suo sorriso e disponibilità, tutto qui!
Era comunque un personaggio ricco di fascino, fors’anche per il ruolo che ebbe modo di ricoprire. Per me furono certamente due incontri interessanti, uno avvenne causalmente sull’aereo che mi portava a Mosca in uno dei miei viaggi per il reperimento dei visti e l’altro nel centro di Mosca.
Alla luce della terribile guerra che vede coinvolta Russia e Ucraina, c’è qualche considerazione che vuole fare sulla Russia, visto che è un Paese che ormai conosce bene?
Non sarei, credo, in grado di trarre considerazioni utili sull’attuale crisi tra Russia e Ucraina, e mi scuso! Conosco abbastanza il popolo russo per stimarlo e rispettarlo, così pure per quello ucraino. Questa attuale situazione incresciosa è dolorosa e pericolosa per tutti loro (e per noi tutti) a parte per quei pochi che tirano le redini del potere i quali sono ben lungi da comprenderne le sofferenze causate. Ho conosciuto molti giovani russi, nel mio passato di viaggi in quei luoghi ripetuti negli anni. Sono senz’altro giovani desiderosi di vivere la loro vita, come ogni giovane nel mondo. Certamente, però, se sono comandati a fare una guerra, quello non è certo il Paese nel quale ci si può sottrarre a degli ordini. Il risultato pratico è fin troppo evidente: sofferenze e tragiche morti.



Domenico Zaziola (a dx) con Gorbaciov 
la carovana sulle strade ghiacciate siberiane 
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Mi chiamo Francesca Amore, classe 1971, nata a Napoli e residente a Roma da quasi vent’anni. Roma ormai mi ha completamente adottata, e ricambio questo affetto scoprendola in lungo e in largo, raccontando le sue storie dimenticate e le sue bellezze che lasciano senza fiato.








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