Max Peiffer Watenphul. Dal Bauhaus all’Italia

Max Peiffer Watenphul

La casa di Goethe a Roma ripercorre alcune tappe della vita del pittore tedesco che tanto amò l’Italia con la mostra Max Peiffer Watenphul. Dal Bauhaus all’Italia

Max Peiffer Watenphul. Dal Bauhaus all’Italia

Max Peiffer Watenphul. Dal Bauhaus all’Italia è la mostra organizzata alla Casa di Goethe (Roma) a cura di Gregor H. Lersch, direttore del Museo, in cui sono raccolte numerose opere pittoriche e alcune fotografie dell’artista tedesco. 

Dopo le stanze dedicate a Goethe con libri, disegni e testimonianze legate all’opera e alla vita dello scrittore, il visitatore si immerge nel mondo eclettico di Max Peiffer Watenphul (Weferlingen, 1896 – Roma, 1976). La mostra è visitabile fino al 10 marzo 2024.

Dal Bauhaus all’Italia si compone di 33 dipinti e 14 fotografie dell’artista tedesco, personaggio inquieto, instancabile viaggiatore e artista molto creativo.  I numerosi viaggi che lo videro in Marocco, Grecia, Italia, Francia, Cuba, Africa furono un’incredibile fonte di ispirazione per le sue opere così come lo fu il paesaggio italiano. 

Max Peiffer Watenphul dipinse prevalentemente architetture e paesaggi, atmosfere che gli ispiravano pace e serenità. Si appassionò col tempo anche alla litografia e alla fotografia.

Madre dell’artista con tulipani, 1921, olio su tela

Watenphul studiò al Bauhaus di Weimar dal 1919 al 1922 e qui conobbe Kandinskij (che teneva il corso sul “disegno analitico e sulla composizione cromatica”) e Paul Klee (che nello stesso anno, il 1922, teneva “insegnamento formale figurativo”). Questo fu un periodo fondamentale per la sua formazione che ne determinò la sensibilità artistica e la forte vena creativa. Molte delle opere di questo periodo sono in mostra, accompagnate da altri lavori realizzati in periodi successivi e che evidenziano il forte legame dell’artista con l’Italia. 

Max Peiffer Watenphul e l’Italia 

L’artista si recò per la prima volta in Italia nel 1921 e poi a Positano passando per Roma e Napoli. Il suo incontro con l’Italia però fu una vera e propria delusione. Si ritrovò a vivere in un monolocale freddo e non riscaldato che gli era stato messo a disposizione; pensò di trovarsi in un paese idilliaco, pieno di fiori e sole e invece notò solo una città grigia e noiosa. Decise allora di ripiegare in Germania e tornato al Bauhaus si dedicò al laboratorio di tessitura. 

Le cose cambiarono diversi anni dopo quando nel 1931 gli venne assegnato il Premio Roma e in quell’occasione ebbe la possibilità di alloggiare per nove mesi presso Villa Massimo a Roma. In mostra è presente un quadro di qualche anno dopo che la ricorda (Villa Massimo a Roma, 1934 olio su tela). Fu un periodo molto felice per Watenphul e molto creativo. Lontano da preoccupazioni di tipo finanziario, diede ampio spazio alla sua creatività con numerosi dipinti, acquerelli e fotografie. 

Ritornò a Roma nel 1933, trascorse il marzo del 1936 presso la sorella Grace a Latina e poi iniziò a spostarsi per il sud Italia visitando prima la Campania con tappe a Sorrento, Capri, Ischia e poi la Sicilia (Palermo, Catania e Agrigento).

Villa Massimo a Roma, 1934

Venezia e la Biennale del 1948

Gli anni ’40 invece furono molto travagliati per l’artista tedesco a cui, nonostante la fama, fu rifiutato il permesso di soggiorno in Austria. Soffrì cos’ tanto per quella circostanza che decise di lasciare l’Austria e di recarsi a Venezia, dove viveva sua sorella Grace. Senza documenti, in una gelida notte d’autunno del 1946, seguì una guida attraverso le montagne fino all’Alto Adige e da lì arrivò a Venezia, dove visse per i successivi 12 anni.

Emotivamente, però, ancora non riusciva a riprendersi. Gli mancava il suo paesaggio abituale e per lungo tempo non riuscì a dipingere. Questa circostanza non fece che aggravare il suo malessere. A uno stato emotivo già provato si aggiunsero anche le preoccupazioni finanziarie

La situazione si sbloccò con la Biennale del 1948, in cui fu esposto un suo dipinto. In quello stesso anno, Watenphul ottiene la sua prima personale presso la sua Galleria del Cavallino a Venezia e poi in Germania nel 1948, al Kunstverein Braunschweig e alla Galerie Hella Nebelung di Düsseldorf.

Ischia, 1956, olio su juta montato su pannello MDF

Interessante è l’approccio di Watenphul alla letteratura italiana. L’artista, grazie al suo lungo soggiorno a Ischia, aveva buona padronanza della lingua italiana e questo gli permise di leggere e approfondire la nostra cultura. Gli interessavano tutti i tipi di arte: l’arte visiva, la letteratura, la musica, il balletto, i film. Venezia, con la Biennale e il Festival del Cinema, furono per lui una grande fonte di ispirazione artistica.

Watenphul a Roma fino alla fine dei suoi giorni

Peiffer Watenphul si trasferì nuovamente a Roma nel 1958. Visse e realizzò il suo studio in Via dei Greci, vicino a Piazza di Spagna. L’appartamento era piccolo ma molto elegante e silenzioso. E poi aveva una magnifica vista sul Pincio. Dipingeva solitamente la mattina presto e alle nove aveva già finito. Andava molto fiero della sua collezione di piccole sculture greche che cercava di acquistare insieme a cornici e brocche la domenica mattina al mercato di Porta Portese. Amava inoltre fare numerose passeggiate nella campagna romana, dove disegnava o dipingeva acquarelli

Watenphul dipinse il suo ultimo quadro nel 1970 mentre continuò a dilettarsi con disegni, acquerelli e litografie. 

Per problemi di salute si trasferì nella casa della sorella fino al 13 luglio 1976, anno della sua morte,  poco prima del suo ottantesimo compleanno. E’ sepolto nel Cimitero della Piramide Cestia.

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