“1898” di Nanni Cristino

“1898” di Nanni Cristino

Complotti e omicidi

“1898” di Nanni Cristino è una storia avvincente, un romanzo storico ricco di intrighi, risvolti politici inquietanti e complotti. 

La storia si svolge nel 1898 in Piemonte a Chieri, la città in cui vive lo scrittore, che al tempo era uno dei più importanti centri italiani di produzione tessile. La visita in città di un politico liberale mette in allerta i servizi segreti dell’Italia post-unitaria che temono un attentato da parte degli anarchici. La soluzione è far infiltrare tra i sovversivi un loro uomo: Orso Falconeri 

Il protagonista si troverà invischiato in complotti e omicidi con l’unico obiettivo di sventare il piano delittuoso che potrebbe avere gravi ripercussioni sull’assetto politico della nazione. 

Nanni Cristino è laureato in Storia del Risorgimento, ed è autore di testi scolastici di Storia per i licei con il marchio DeAgostini. Oltre che di gialli e thriller. 

Come di consueto, ringrazio l’autore per questa bella intervista con la quale abbiamo scoperto qualcosa in più sull’autore e il suo libro.

“1898” di Nanni Cristino

Salve Nanni, domanda di rito a tutti gli scrittori che approdano sul nostro sito per la prima volta. Ci racconta brevemente cosa fa nella vita, di cosa si occupa?

Vivo tra la provincia di Torino e Parigi, dove appena posso mi rifugio a scrivere. Ho fatto l’insegnante di Lettere, prima nelle scuole medie e poi alle superiori, fino al 2021. Nel frattempo, ho scritto manuali scolastici di Storia (per licei e istituti tecnici) per l’editore DeAgostini. Sono stato anche giocatore e allenatore di basket, e mercante di antiquariato e modernariato. Ora mi dedico a tempo pieno alla scrittura, essenzialmente di gialli e thriller, e coltivo due passioni: i viaggi (in particolare in Africa) e i giocattoli d’epoca, che colleziono.  E ogni tanto mi fingo ancora giocatore di basket sui playground della zona… 

Lei ha scritto tantissimo e sempre generi diversi. Se dovesse fare una classifica, cosa metterebbe ai primi tre posti? Qual è il genere che la entusiasma di più e perché.

La storia, anche per motivi professionali, mi ha sempre avvinto e scrivere testi scolastici di questa disciplina è stato molto stimolante. Altrettanto lo è stato lavorare a testi teatrali (come La bella malinconia, una piéce per voce recitante e orchestra, dedicata a Nino Rota). Da una decina di anni a questa parte, però, mi dedico essenzialmente al genere giallo, in tutte le sue sfumature; mi permette di scandagliare aspetti della realtà e dell’animo umano raccontando storie e intrighi ai quali io stesso, mentre scrivo, mi appassiono.  Inoltre, in fondo, il percorso di chi indaga su un caso somiglia parecchio al lavoro dello storico: entrambi cercano di ricostruire ciò che è accaduto attraverso indizi, testimonianze, eventi…

Lei è un appassionato di storia e le ambientazioni del suo romanzo sono molto dettagliate. Qual è l’ ”ingrediente” che utilizza per rendere la scrittura coinvolgente e la storia appassionante?

Lo sfondo storico-sociale è importante e cerco di definirlo il meglio possibile, così come la ricostruzione degli ambienti in cui si svolgono le vicende; per questo ambiento le storie in luoghi reali, in cui ho vissuto e che conosco bene. Il punto di forza della mia scrittura, però, credo consista nei dialoghi, attraverso i quali cerco di dare sostanza e originalità ai personaggi – senza mai rinunciare, se possibile, a un tocco di ironia.

Tra i personaggi che ha descritto nel libro, ce n’è uno a cui si è particolarmente legato? (anche un personaggio “negativo”, perché no).

In 1898, la mia prima incursione nel giallo storico, un personaggio che ritengo riuscito è la giocoliera Coralba, un’artista di strada aggregata a una compagnia teatrale itinerante: una donna indipendente, intrigante, anticonformista rispetto all’epoca in cui vive – oltre che bella e affascinante. Il tipo di donna che, se fossi vissuto a fine Ottocento, avrei voluto incontrare…

Qual è il complimento più bello che ha ricevuto dai lettori che hanno apprezzato “1898”?

Premetto che non ero certo di sapermi muovere all’interno del romanzo storico e che, invece, i riscontri avuti finora sono stati incoraggianti. Il complimento più bello, probabilmente, è stato che 1898  fa sentire «viva, ruvida, sporca di fango e sudore» un’Italia che di solito si intuisce appena nei libri di Storia. Se davvero sono riuscito a fare questo, la fatica e l’impegno profusi, per oltre un anno, a lavorare su questo romanzo, sono stati del tutto ripagati!

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