Pro e contro dei corsi di scrittura creativa


Insieme a un’addetta ai lavori, scopriremo a cosa bisogna far attenzione quando si sceglie un corso di scrittura creativa, come capire se si è scelto quello giusto e perché iscriversi, insomma, scopriremo i pro e contro dei corsi di scrittura creativa
Il mestiere dello scrittore di John Gardner
I Pro e i contro nei corsi di scrittura creativa ci sono. E’ sbagliato non farne neanche uno, ma è altrettanto sbagliato continuare a frequentarne uno se ci rendiamo conto che non traiamo beneficio, cioè che non ci sta trasferendo le indicazioni giuste e ci demoralizza (per inciso, diffidate anche di quegli insegnanti che elogiano troppo, può essere un modo per incatenarvi ai loro corsi).
Come facciamo a sapere se il corso di scrittura che stiamo seguendo è fatto bene? Certamente non è facile, però oggi possiamo dare qualche indicazione allo scrittore emergente per potersi orientare. Analizziamo singolarmente i pro e i contro dei corsi di scrittura creativa e lo facciamo partendo da un testo che ho trovato molto interessante e che è alla base di questa nuova puntata di “Sviscerando con l’autore”; ne parleremo inoltre con l’ospite di oggi, la dottoressa Amalia Papasìdero.
Il testo di cui parlavo, è quello dello scrittore americano John Gardner che si intitola Il mestiere dello scrittore. John Gartner è stato uno scrittore (è morto giovanissimo a 49 anni per un incidente in moto) e un insegnante di scrittura creativa per tanti anni. Lo si ricorda principalmente perché è stato il maestro dello scrittore Raymond Carver. Grazie al suo supporto, ai suoi insegnamenti e alla sua disponibilità, Gardner ha dato fiducia a Carver e ha creduto nella sua scrittura.

Il libro di John Gartner è interessantissimo perché è un viaggio personale. Lo scrittore mette in piazza i suoi fallimenti con la scrittura, le sue delusioni, le sue fatiche. Ha scritto per anni senza successo, nessuno lo pubblicava, e questo, dice, è stato davvero frustrante.
Il libro di John Gartner vuole mettere lo scrittore emergente davanti ad una realtà che non è semplice, una realtà fatta di impegno, costanza, molti fallimenti e spesso demotivante. Non è disfattista l’autore, tutt’altro; vuole solo mettere le cose in chiaro, essere sincero con lo scrittore esordiente e suggerirgli come muoversi e dove guardare.
La parte finale del libro di John Gartner parla dei corsi di scrittura, dei pro e dei rischi che molto spesso un corso di scrittura creativa non buono può portare, non solo allo scrittore che vi partecipa ma, in generale, alla narrativa moderna.
Andiamo per ordine. Ho fatto questa premessa per introdurre l’ospite di oggi, un’addetta ai lavori, Amalia Papasìdero, docente di scrittura creativa, consulente letterario professionista, blogger e formatore. Alla nostra ospite ho chiesto:
C’è una considerazione di John Gardner che mi piace molto. Lo scrittore dice che molti gli domandano se si può davvero insegnare a scrivere. Lui ha sempre argomentato dicendo che nessuno fa mai questa domanda a proposito, ad esempio, della pittura e della musica. Lo scrivere viene spesso identificato con “il genio” o “l’Ispirazione” , pertanto la gente è pensata a credere che sia un’arte che non può essere trasmessa con gli stessi metodi usati per le altre. Secondo lei è vero?
Io parto da un presupposto: credo che in linea generale non si possa insegnare a scrivere. E quindi penso che ci sia una diversità di approccio rispetto alle altre arti, nel senso che, mentre per quanto riguarda la musica, per quanto riguarda la pittura si seguono dei corsi in cui si insegna a suonare, si insegna a dipingere (poi ci può essere maggiore o minore abilità), per quanto riguarda la scrittura credo che non si possa effettuare un vero e proprio insegnamento. Questo perché i corsi di scrittura non possono insegnare come esprimere delle emozioni, come gettare all’interno di una storia tutta una serie di sensazioni che poi arrivano al lettore. Ovvio è che si possano dare delle indicazioni dal punto di vista delle tecniche narrative, del miglioramento dello stile, del linguaggio, però, io sono convinta che ci debba essere una capacità intrinseca dell’autore, un qualcosa di innato che magari inizialmente è come un diamante grezzo che deve essere lavorato, migliorato; poi, su questa base, tutto il resto (e quindi il corso di scrittura e le eventuali letture che si compiono nella propria vita), possono andare a creare quell’humus nel quale possono nascere storie, storie belle, storie scritte bene, e che possano colpire il lettore.
Io quindi sono dell’idea che non si possa insegnare a scrivere ma che si possano dare delle indicazioni e che le cose di valore possono fuoriuscire da qualcuno che possiede una sua capacità innata sulla quale bisogna lavorare e per migliorare la quale è giusto studiare.

Pro e contro dei corsi di scrittura creativa
Ritorno a John Gartner per riprendere il discorso sui Pro e i contro dei corsi di scrittura creativa e mi soffermo su alcuni “pro”. Nel suo libro l’autore ci spiega che i corsi di scrittura creativa sono importanti innanzitutto perché salvano lo scrittore da quel periodo di solitudine fisiologica a cui va incontro quando si accinge a scrivere qualcosa di impegnativo come un romanzo o una raccolta di racconti. Quegli incontri gli giovano innanzitutto perché lì è circondato da persone che amano la scrittura quanto la ama lui.
Inoltre, i corsi di scrittura creativa anche in assenza di un buon insegnante sono un momento di confronto molto utile allo scrittore emergente. Egli infatti ascolta i commenti degli altri scrittori sul proprio lavoro ed esprime il proprio punto di vista sul lavoro altrui. E’ un momento di confronto e di arricchimento reciproco. Ma è innanzitutto un importantissimo sostegno psicologico per lo scrittore.
I rischi della narrativa moderna
Molto interessanti le considerazioni di Amalia Papasìdero su cui vi invito a riflettere. Affronto con lei adesso, un altro argomento molto interessante perché tra i “contro” dei corsi di scrittura creativa in generale, c’è la figura dell’insegnante. Cioè secondo molti, e non solo secondo John Gardner, i corsi di scrittura creativa sono in realtà la causa principale dell’uniformità di tanta nostra narrativa e poesia. Questa non è una considerazione priva di fondamento, diciamo che il rischio c’è. Il rischio c’è perché gli insegnanti tendono prevalentemente ad incanalare la scrittura degli allievi in certe direzioni dettate dalla tecnica, molto spesso imbrigliando in un certo senso la creatività, ci si uniforma a delle regole che diventano comuni a troppi scrittori.

Allora chiedo alla dottoressa Papasìdero:
Molti pensano che i corsi di scrittura creativa siano la causa della spaventosa uniformità di tanta nostra letteratura, lei cosa ne pensa?
Effettivamente un pochino di rischio c’è; cioè, c’è il fatto che molti giovani autori frequentino tutti le stesse scuole di scrittura (più o meno importanti, più o meno grosse a livello nazionale). L’approccio di insegnanti nel dare delle indicazioni su come gestire il testo, su come gestire il linguaggio e la storia in generale, potrebbero essere le stesse. Però, il discrimine qui sta nella capacità dell’insegnante nel coglier quella che è la voce dell’autore. Le tecniche narrative e le modalità legate al modo in cui si scrive sono quelle, le regole, come in ogni ambito sono stabilite, la bravura dell’insegnante della scuola di scrittura sta nel riuscire a fare venir fuori la voce dell’autore, le sue capacità, quello che è il suo modo di raccontare una storia, di esprimere le sensazioni, le suggestioni, le emozioni e quindi di dar sfogo, attraverso un utilizzo della parte più tecnica, quello che è appunto il mondo di chi scrive.
Non è sicuramente semplice, non è qualcosa che viene fatto da tutti perché comunque comporta impegno, un certo tipo di lavoro con l’autore, però, secondo me laddove viene fatto questo, il rischio di appiattimento non si verifica. Però ripeto, è un qualcosa che potrebbe verificarsi nel momento in cui si studia tutti insieme, con gli stessi insegnanti, imparando tutti le stesse cose e laddove non viene dato risalto alla particolarità e alla specificità di ciascuno.
Scrivere come il proprio insegnante

Nel parlare dei pro e dei contro dei corsi di scrittura creativa, analizziamo ancora un altro “contro”, anche se ci tengo a sottolineare che i pro sono tantissimi, primo fra tutti l’acquisizione da parte dello scrittore esordiente della tecnica. La tecnica è sempre necessaria e fondamentale. Si può anche avere il dono della scrittura, però, come impostare un romanzo, quello va assolutamente imparato. Ritorno all’esempio della pittura e del disegno perché anche chi ha un talento innato, ad esempio per il disegno, prima o poi si trova a dover comunque studiare la tecnica ,penso semplicemente alla prospettiva che è una delle cose più difficili da rendere nel disegno, e non c’è disegnatore o pittore che non l’abbia studiata, cominciando dai grandi.
Tornando ai rischi di un cattivo e seminario, quando John Gartner dice che l’insegnante a volte costringe i suoi studenti a scrivere come lui, specifica che si tratta di una tendenza naturale anche se non giustificabile. Su questo punto vorrei soffermarmi con la dott.ssa Papasìdero perché è una cosa quasi automatica, inconscia che fa l’insegnante di scrittura creativa. Quindi, a mio avviso, il bravo insegnante dovrebbe essere consapevole che c’è questo rischio ed evitare di fossilizzarsi su alcune pratiche che inducono lo studente a scrivere, a esprimersi e a guardare il mondo con i suoi gli stessi occhi. Il bravo insegnante deve trasferire le basi della scrittura, indicare i ferri del mestiere, dare la giusta motivazione, istruire sulle tecniche, poi, però, dovrebbe anche allo stesso tempo, lasciare libero lo scrittore di esprimersi. Ascoltiamo cosa ne pensa a tal proposito la nostra ospite a cui ho chiesto:
Mi riallaccio alla domanda precedente per fare una considerazione. Non c’è il rischio che un insegnante costringa (inconsapevolmente) i suoi studenti a scrivere come lui e sottovaluti una voce dotata di molta personalità?
Precisamente. Come ho detto prima, sta tutto nella capacità dell’insegnante. Ci possono essere degli insegnanti di scrittura creativa (io parlo in generale perché non voglio riferirmi solo al contesto italiano ma anche a quello internazionale) che, appunto inconsapevolmente, danno delle indicazioni che sono standard e quindi non si preoccupano troppo di andare a scavare in quella che è l’interiorità e la capacità di ogni singolo autore.
Ci sono invece altri insegnanti che riescono a far emergere la personalità dell’autore, la sua voce e quindi a fare in modo che i prodotti che poi vengono pubblicati non siano tutti uguali ma ci siano delle tonalità, delle sfumature.
Come dicevo precedentemente, non è sicuramente un’attività facile perché richiede molto impegno e molta attenzione, però ci sono tante persone che dedicano la propria vita e che ci mettono l’impegno e, nel mio piccolo, penso di farlo un pochino anche io. Cerco cioè di spingere coloro che sento che sono particolarmente dotati, che hanno una precisa identità, una precisa voce, a produrre qualcosa e farlo a modo loro, utilizzando tutte quelle tecniche che fanno parte del mondo narrativo, ma nel loro tipo di approccio, per produrre un qualcosa che abbia maggiore valenza rispetto a tante opere che tendono a essere tutte simili e che non fanno emergere quella che è la personalità dell’autore.
Tra le cose positive, riallacciandomi anche a quello che ha detto poco fa la dottoressa Papasìdero, c’è l’impegno dell’insegnante. E’ fondamentale che l’insegnante instauri un rapporto docente – allievo stretto. Stretto significa che l’insegnante deve rivedere con cura meticolosa ogni lavoro dell’allievo senza lasciarsi sfuggire come dice John Gartner né pregi né difetti del brano. Vi riporto uno stralcio dal suo libro Il Mestiere dello scrittore. John Gartner dice:
“Il miglior tipo di insegnante di scrittura mi sembra quello che non solo incontra le sue abituali classi del seminario, ma si dedica individualmente ad ogni allievo, per mezz’ora o un’ora circa, in seduta privata, come un maestro di violino. L’insegnante analizza attentamente il lavoro dell’allievo, e gli mostra, non sulla base delle sue preferenze personali ma nei termini della logica inerente alla narrativa dell’allievo, cosa c’è di giusto, cosa di sbagliato e cosa bisogna fare.”

Ovviamente, i corsi a cui fa riferimento John Gardner sono dei corsi universitari, ma, concettualmente, possiamo anche allargarli a quelli di scrittura creativa fatti da privati e con durata minore. John Gartner in sostanza sottolinea che ciò che gli insegnanti devono trasferire agli studenti non è come sistemare un racconto, ma “come capire cosa c’è che in esso non va e come pensare a dei modi alternativi per sistemarlo”.
Questo elemento è fondamentale perché in realtà i primi critici dobbiamo essere noi stessi, noi ci dobbiamo mettere nei panni del lettore ideale e, se leggendo ad alta voce il nostro manoscritto ci rendiamo conto che il ritmo è lento, che non c’è suspense, che ciò che stiamo raccontando non è funzionale alla storia, dobbiamo avere il coraggio di cambiarlo, anche se questo significa cancellare o rifare decine e decine di pagine.
L’indicazione di John Gardner è fondamentale per lo scrittore esordiente che deve imparare da solo a capire ciò che funziona e ciò che non funziona nel suo romanzo e questo certamente è un’indicazione che un buon insegnante di scrittura creativa può trasferirgli.
Prima di rivolgere l’ultima domanda alla nostra ospite Amalia Papasìdero sull’argomento di oggi, cioè i pro e i contro dei corsi di scrittura creativa, mi volevo soffermare su un aspetto che evidenzia anche lo scrittore americano e che secondo me è di vitale importanza. Dico agli aspiranti scrittori, non scoraggiatevi! Un cattivo corso di scrittura secondo John Gardner non solo non insegna a scrivere ma può indurre un individuo a lasciar perdere. Quindi dopo un corso di scrittura, anche se non vi è piaciuto, se pensate che abbia deluso le vostre aspettative, che non vi abbia trasferito nulla, non gettate la spugna, perché probabilmente l’insegnante non è stato in grado di trasferirvi le giuste informazioni, la giusta motivazione, magari è stato troppo severo; ci sono tanti motivi, ma sicuramente non dovete mollare subito, almeno non dopo aver seguito un solo corso di scrittura creativa.

Chiudo la puntata di oggi rivolgendo un’ultima domanda alla Papasìdero con la richiesta di un consiglio:
Sappiamo che ogni cosa che è necessaria allo sviluppo dell’azione deve essere rappresentata drammaticamente. Per i giovani scrittori, però, è spesso difficile riconoscere ciò che deve essere drammatizzato. Lei che suggerimento può dare a chi ci ascolta? un piccola indicazione per orientarsi?
Secondo me, oggi è diventato molto difficile scrivere, perché trovare delle storie interessanti e raccontarle in maniera interessante richiede particolare attenzione e anche un impiego di tempo ed energie non indifferente. Siamo nell’era di una società che corre, che va continuamente veloce, che ci richiede sempre prodotti nuovi e quindi, molto spesso, per adeguarsi al mercato e alle richieste che il mercato fa, si tendono a produrre delle opere, secondo me, di scarso valore.
Quindi, il mio consiglio spassionato, per chi si approccia alla scrittura, per chi cioè è un neofita (ma anche per chi è già più rodato), è quello di osservare un po’ di più tutto ciò che lo circonda. Di porre maggior attenzione alla quotidianità delle persone normali, raccontare storie normali, perché alla fine sono quelle che creano maggior impatto in chi legge e, ovviamente, empatia. Ciò permette anche di produrre qualcosa che non sia la solita “cosa”, e magari trovare spazio maggiore in un mercato che tende a voler appiattire un po’ tutto.
Il mio consiglio, oltre al fatto di osservare molto la quotidianità, è quello di ritagliarsi un pochino di tempo per se stessi e di uscire dal quel frullatore in cui siamo immersi tutti i giorni. Ricercare quindi un contatto maggiore con loro stessi e con quelle sensazioni che poi devono riversare necessariamente in queste storie, perché narrare una storia, e farlo nella maniera giusta, richiede consapevolezza, attenzione, lavoro, impegno. Scrivere non è una passeggiata. Molti pensano che la scrittura sia qualcosa di semplice, e invece non lo è, quindi bisogna “esserci”, totalmente, con la testa, con il cuor e con tutto il corpo.
Condivido pienamente le considerazioni della dott.ssa Papasìdero e vi invito a ripensare al vostro approccio alla scrittura, a lavorare innanzitutto sulla consapevolezza, perché come ci ha ricordati la Papasìdero, scrivere non è una passeggiata.
I corsi di scrittura inizialmente rendono lo scrittore particolarmente ottimista perché il clima è gioviale, creativo, c’è complicità, è un ambiente stimolante (diciamo che tendenzialmente ci si approccia al corso di scrittura come a un’esperienza curiosa e divertente). Quando però arriva il giorno in cui lo scrittore decide di diventare un professionista, si rende conto all’improvviso di quanto ancora ci sia da imparare ,e che in realtà il corso di scrittura creativa è stata soltanto una parentesi.
Per riassumere al volo ciò che ci siamo detti aggiungo anche che può capitare che i corsi di scrittura creativa si replichino, siano tutti molto simili tra loro (del resto le tecniche di scritture quelle sono), ecco perché l’insegnate fa la differenza. Un bravo insegnante è consapevole di questo rischio e sta quindi a lui mettere in piedi delle lezioni di scrittura creativa più originali e più stimolanti per lo scrittore esordiente (e a voi valutarlo su questo aspetto). Quando parlo di stimolanti intendo che stimolino alla creatività, che non si fossilizzino solo sulla tecnica, che spingano lo scrittore a uscire fuori dai binari per spingerlo a trovare la propria voce e il proprio stile come ci diceva la Papasìdero.
Prima di chiudere e ringraziare la nostra ospite vi do qualche indicazione sulla sua attività.
Chi è Amalia Papasìdero
Amalia Papasidero, calabrese, classe 1980, ha conseguito un master in editoria presso l’UNICAL a Cosenza. È consulente letterario professionista, blogger e formatore.
Tiene corsi di scrittura, tecnica narrativa e self publishing per adulti, ragazzi e bambini. Collabora con varie case editrici in qualità di editor. Ha condotto per quasi due anni un programma radiofonico su Radio Eco Sud, “Arte che parla”, che si occupava di arte, scrittura, musica, cultura e tematiche sociali.
Ha tenuto una rubrica sui libri all’interno del settimanale “LEI”. Ha partecipato, in qualità di relatore e moderatore, a numerosi eventi letterari, presentazioni librarie e reading. A giugno 2021 ha pubblicato “Altrove”, una raccolta di racconti brevi.
Approfondimenti e consigli di lettura
JOHN GARDNER, Il mestiere dello scrittore, Marietti 1820
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