Come creare pathos nelle storie

creare pathos nelle storie

Come creare situazioni cariche di pathos nelle descrizioni dei nostri racconti e romanzi? Esistono strumenti che aiutano lo scrittore? Sì, qualche piccola tecnica c’è

Mettiamoci da parte al momento giusto

Come creare pathos nelle nostre storie quando il racconto inizia a diventare piatto e privo di slanci emotivi? Vi sarà capitato sicuramente di incappare in questo spiacevole inconveniente. L’errore più comune che si tende a fare, perché ci sembra la soluzione più ovvia, più naturale direi, è quello di creare un colpo di scena improvviso, qualcosa che smuova il mare calmo della nostra narrazione. In questo modo però creiamo un artifizio, una nota stonata all’interno di una storia che comunque ha una sua fluidità, un suo senso ( se glielo avete dato ovviamente). E, come ci siamo sempre detti, il lettore sta diventando attendo e facilmente riesce a captare queste note “forzate”, diciamo così. 

Vi riporto alcuni stralci di una lettera che la scrittrice americana Flannery O’ Connor scrisse ad un suo amico scrittore che le aveva sottoposto il suo racconto.

Flannery O’Connor

Quando uno scrittore presenta una situazione carica di pathos “bisogna lasciare che parli da sé. Come a dire: la presenti e si tolga di mezzo. Lasci che siano gli elementi del racconto a parlare”. 

In questa stessa lettera, la Flannery continua parlando del personaggio del vecchio su cui si focalizzerà per un intera pagina sviscerandone alcuni aspetti:

[…] “Lasci che il vecchio faccia le proprie mosse senza commenti da parte sua come autore e lasci che siano le cose che vede lui a creare il pathos” […]

Con quest’ultima frase, la scrittrice americana quindi non fa che ricordarci la frase tanto nota (e secondo me anche odiata, perché ci viene ricordata in continuazione) Show, don’t tell che tende a sottolineare come tanti scrittori, specialmente emergenti, facciano uso eccessivo di spiegazioni e commenti a discapito dei dialoghi e dell’azione.

La O’Connor poi, riferendosi a Malinconia di Čechov, uno dei racconti che la scrittrice americana ha amato di più dello scrittore russo (al pari dell’altro che cita in questa lettera, cioè Guerra di Pirandello) dice :

[…] Čechov poi utilizza ogni cosa: l’aria, la luce, il freddo, lo sporco ecc. Le mostri queste cose e non avrà bisogno di dirle. […]

Più avanti:

[…] Secondo me quello che l’uomo di colore dice nel racconto va benissimo. Ma non c’è bisogno di aggiungere che è sui 45 anni; lo dipinga invece così lettore capisce che è un nero di mezza età, grasso, insolente e offeso dal vecchio […] 

Come creare pathos nelle storie

Un’altro modo interessante per creare pathos nei nostri racconti o romanzi è quello sintetizzato da Raymond Carver, un’altro scrittore americano che cito spesso in #Sviscerandoconlautore e che ha amato molto Čechov:

[…] Mi piace quando nei racconti c’è un senso di minaccia. Credo che un po’ di minaccia sia una cosa che stia bene, in un racconto. Tanto per cominciare, fa bene alla circolazione. Ci deve essere della tensione, il senso che qualcosa sta per accadere, che certe cose si sono messe in moto e non si possono fermare, altrimenti il più delle volte la storia semplicemente non ci sarà. […]

Raymon Carver

Questa considerazione che fa Carver è molto interessante ma non dovrebbe essere confusa con quel famoso artifizio di cui parlavo sopra, ciò quello di inserire un elemento che rompa il ritmo della della storia per creare forti emozioni. Carver parla di senso di minaccia. Cioè nelle vostre storie scrivete in modo che nei dialoghi ma innanzitutto nelle azioni dei vostri personaggi emerga il senso dell’angoscia, dello stupore, del dramma. 

Come ci ricorda anche la scrittrice americana Anne Lamott, “il dramma è ciò che mantiene viva l’attenzione del lettore”. Vi consiglio di leggere il libro della Lamott, Scrivere, che, peraltro, va giù come un romanzo, perché dà dritte molto interessanti.  

C’è un aspetto che tralasciamo sempre quando vogliamo creare pathos nelle nostre storie e che invece è importantissimo. Tendiamo, anche seguendo i suggerimenti dei grandi scrittori, come quelli citati, e degli insegnanti di scrittura creativa, a focalizzarci maggiormente sulle azioni e i dialoghi dimenticandoci del potere evocativo della parola 

Il Pathos con le parole

Molto spesso, siamo così presi dalla storia che vogliamo raccontare, dai messaggi che vogliamo trasmettere e dalle vicende appassionanti che vogliamo condividere, che dimentichiamo l’enorme potere evocativo della nostra lingua. Come ci siamo detti, tendiamo a utilizzare trucchi, stratagemmi, intrighi eclatanti per caricare di drammaticità il racconto, quando a volte basta scrivere con criterio poche frasi per aumentare la tensione, agitare il lettore e fargli trattenere il fiato. 

Anne Lamott

Tutti sappiamo come si costruisce una frase. La regola dello SVO (Soggetto, verbo e oggetto) ce la portiamo dietro dai tempi del grembiule e del fioccone al collo. Pochi però sanno che se invertiamo quest’ordine il suono della frase cambia. L’intensità cambia. E aumenta il battito cardiaco del nostro lettore. Per aggiungere drammaticità alla vostra frase, mettete soggetto e verbo quasi alla fine. Provate ad esercitarvi, ad esempio, con alcune frasi del romanzo che state scrivendo, e analizzate le differenze. 

Una serie di accorgimenti sulle parole, possono davvero trasformare il nostro testo. Anche l’enfasi può generare emozioni e riflessioni nel nostro lettore. E allora perché non alzargli l’asticella emozionale e condurlo dove vogliamo noi? E come vi chiederete? Semplicemente, cambiando l’ordine delle parole. Mettete la parola più importante, quella su cui avete deciso di puntare per catturare l’attenzione del lettore e mettetela alla fine della frase, come ci ricorda William Strunk jr nel suo Elementi di stile nella scrittura. Il punto e il capoverso faranno il resto. 

Il punto costringe ad una pausa, ad un momento di riflessione. Se poi andate a capo, raggiungete ancora meglio l’obiettivo. Lo spazio bianco tra il punto e il capoverso, spinge inconsciamente il lettore alla riflessione, perché gli occhi si riposano dalla pagina scritta e metabolizzano quanto gli avete raccontato negli ultimi dieci righi. 

Sono sicura che con questi piccoli accorgimenti farete passi avanti e riuscirete con più consapevolezza a creare pathos nelle vostre storie

Approfondimenti e consigli di lettura

ROY PETER CLARK, Gli strumenti dello scrittore, Dino Audino editore

WILLIAM STRUNK JR, Elementi di stile nella scrittura

FLANNERY O’CONNOR, Un irragionevole uso dell’irragionevole, Minimun fax

CARVER, Il mestiere di scrivere, ed. Einaudi Super ET

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