Recensione de “Il principe Serebrjanyj” di A. K.Tolstoj
Siamo nel Cinquecento e lo Zar Ivan il Terribile mette in ginocchio il popolo e la comunità nobile dei bojari con violenze inaudite…
La Russia del Cinquecento
“Il principe Serebrjanyj” di A. K.Tolstoj (1862) edito da Scrittura & Scritture è un bellissimo romanzo storico, che attraverso le avventure dei suoi personaggi, regala al lettore uno splendido ed interessante spaccato di storia russa. La nuova edizione, tradotta da Sabrina Ferri, mi ha permesso di fare un viaggio inusuale nella Mosca del Cinquecento, risvegliando lontane reminiscenze scolastiche. Confesso che era da un po’ che non leggevo un classico della letteratura russa e sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla capacità del conte Aleksej Konstantinovič Tolstoj di dipingere con meravigliosa dovizia di particolari un periodo della storia russa molto interessante.
Non vi aspettate di leggere un romanzo sulla falsa riga di quelli del noto e famoso cugino di secondo grado di A. K.Tolstoj ossia Lev Tolstoj. Qui siamo di fronte ad un testo ricco di avventura e suspense ad ogni pagina. Aleksej Konstantinovič Tolstoj si documentò tantissimo per la realizzazione del suo romanzo (come ci racconta Sabrina Ferri nel testo) anche se la sua fonte di riferimento primaria fu “La Storia dello Stato russo” di Karamzin.
Il conte Aleksej Konstantinovič Tolstoj aveva una particolare predilezione per il Cinquecento e la sua trilogia drammatica sul tema lo dimostra (“La morte di Ivan il Terribile”, 1866, “Lo zar Fëdor Ioannovič”, 1868 e “Lo zar Boris”, 1870). Il conte, inoltre, si dilettava anche in poesie e ballate ad imitazione delle Byliny, i canti popolari russi, di cui riporta alcuni esempi proprio nel “Il principe Serebrjanyj” (Per sapere di più sul romanzo, leggete l’intervista di qualche tempo fa alla traduttrice Sabrina Ferri).
“Il principe Serebrjanyj” di A. K.Tolstoj
“Il principe Serebrjanyj” di A. K.Tolstoj ha il pregio di coinvolgere il lettore fin dalle prime pagine. Non è solo l’avventura e il susseguirsi di eventi che catalizzano l’attenzione. La sua forza sono i personaggi. Il lettore resta incollato alla storia, perché A.Tolstoj riesce, a farci vivere in egual misura tutti i personaggi. La capacità dello scrittore è stata quella di farci entrare empaticamente in sintonia con ognuno di loro, anche dei personaggi più negativi, quelli malvagi e spregevoli.
In certi momenti ci sembra di anticipare le mosse sanguinarie di Ivan il Terribile (1533-1584) , tanto siamo entrati nella sua testa e nei suoi tormenti. Restiamo affascinati dall’onestà e dalla coerenza del protagonista del libro, il principe Serebrjanyj, per il quale entriamo in apprensione ogni volta che si trova al cospetto dello zar. Patiamo la scelta sofferta e definitiva della dolce Elena. Sorridiamo per la semplicità e bonarietà dei briganti. Proviamo rabbia e impotenza di fronte all’ inaudita e gratuita violenza degli opričniny, la milizia speciale dello zar.
Tutto il romanzo ruota proprio attorno all’opričnina, la milizia a diretto riporto dello zar con il compito di attuare misure repressive straordinarie, di confiscare beni e terreni ai nobili (rei di aver tradito e tramato contro lo zar) e di provvedere a plateali esecuzioni di massa.
Il principe Serebrjanyj” di A. K.Tolstoj ebbe subito un grandissimo successo, riscuotendo consensi anche fuori dalla Russia (la prima traduzione italiana è apparsa nel 1871 sulla rivista milanese “Perseveranza”). Il romanzo certamente sarà all’altezza delle vostre aspettative. Se pensate che le descrizioni delle esecuzioni di massa e delle torture che Tolstoj racconta nel suo romanzo, avvenivano regolarmente per mano dello zar, che il popolo considerava eletto da Dio, potete immaginare il disorientamento della gente dei villaggi ogni qual volta lo zar per una minuzia ordinava il taglio della testa o la camera delle torture. Tolstoj nel suo romanzo ci fa patire insieme ai personaggi.
L’attenzione al dettaglio
La parte che ha sollecitato maggiormente il mio interesse è stata quella legata al folklore. I canti popolari intonati, i proverbi, le descrizioni degli usi e dei costumi della gente semplice, dei briganti, dello zar e della sua corte, sono davvero minuziose. E poi come non appassionarsi ai rimedi magici del vecchio stregone del mulino che ci riporta con la mente agli accoliti del demonio tanto amati e temuti dal popolo? (Vodjanye e Rusalki ad esempio). Insomma, nel libro di A.Tolstoj c’è davvero tutto, amalgamato con sapienza, per incuriosire e coinvolgere il lettore. Una lettura sorprendente che consiglio vivamente anche a chi non è appassionato come me di cultura russa.
Le note a pie’ di pagina della traduttrice Sarbrina Ferri, infine, non lasciano mai nel dubbio il lettore, contribuendo a rendere interessante e chiaro il contesto. E non è poco ve lo assicuro. Mi è capitato di recente di leggere un romanzo infarcito di termini indiani, posti rigorosamente in corsivo senza mai chiarirne il significato, contribuendo a rendere faticosa e intermittente la lettura con il rischio di fraintendere il senso dell’intera frase.
Sinossi
La storia inizia con la descrizione del principe Serebrjanyj, un giovane nobile di circa 25 anni che ha giurato di obbedire e servire il suo sovrano fino alla morte. Serebrjanyj è un giovane di buoni sentimenti, un uomo giusto e retto che inizialmente non crede alle voci di quanti affermano che la milizia dello zar è dedita a saccheggi tanto nei villaggi della povera gente quanto nelle tenute dei nobili. Il principe Serebrjanyj torna in Russia dopo aver combattuto in Lituania per cinque anni. Al suo ritorno trova un Paese completamente cambiato e una cattiva sorpresa: Elena, la donna della sua vita, si è risposata con il vecchio e nobile Marozov. Il principe Serebrjanyj, si accorge presto che Elena è diventata uno strumento nelle mani dello zar, usata per colpire i suoi nemici. Intrighi, soprusi e violenze, ma anche grandi e sincere amicizie, buoni sentimenti e onestà arricchiscono la narrazione di Tolstoj, che ci regala un bellissimo e, al contempo, tragico spaccato di storia russa.
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