Quayola: uno dei più importanti esponenti della media-art


E’ giovane e di talento. A Roma si presenta con la sua prima personale
Palazzo Cipolla
Quayola è considerato uno dei più importanti esponenti della media-art a livello internazionale. La sua prima personale a Palazzo Cipolla a Roma (fino al 30/01/2022) vi lascerà a bocca aperta.
Le sue opere sono di un’originalità davvero sconcertante. Quayola è un giovane romano (classe 1982) amante dell’arte e figlio della modernità. E’ riuscito magistralmente a fondere le due realtà, creando un linguaggio estetico nuovo ed emozionante.
Attraverso l’utilizzo della tecnologia ha reinterpretato i grandi classici della tradizione artistica rinascimentale e barocca, ha creato un’osmosi tra realtà tecnologica e natura, ha sperimentato con materiali nuovi il non-finito michelangiolesco. Cosa sto dicendo? Ve lo spiego subito, anzi, ve lo faccio vedere. Iniziate a guardare questo video, prendetevi qualche minuto e poi ne riparliamo…
La prima area tematica: l’iconografia classica
La mostra è articolata in tre aree tematiche: iconografia classica, sculture non finite, tradizione della pittura di paesaggio. Analizziamo insieme le tre aree della mostra ben descritte grazie a numerosi pannelli esplicativi. Cosa lodevole, perché non è una pratica comune specialmente per quanto riguarda le opere di arte contemporanea. In questo senso devo dire che Palazzo Cipolla mi ha felicemente impressionata, così come la bellissima mostra di Valdes che ha ospitato ad inizio anno.
Chiusa questa parentesi partiamo dalla prima area tematica, l’iconografia classica, che Quayola reinterpreta attraverso gli attuali strumenti digitali. Qui potete ammirare alcuni dipinti rinascimentali e barocchi trasformati in complesse composizioni digitali attraverso metodi computazionali. Il processo è ben visibile nel video che avete appena visto.
“Egli scompone e frammenta, per riorganizzare e costruire nuovi canoni estetici del tutto inediti” per riprendere le parole di F.M Emanuele, presidente della fondazione Terzo pilastro – Internazionale che promuove la mostra.

E mi associo in toto al Presidente specialmente quando afferma che:
“[…] il linguaggio contemporaneo di Quayola da quindi vita ad una mostra che io spero possa avvicinare i puristi della tradizione ai nuovi codici espressivi derivanti dalle tecnologie più attuali le quali lungi dall’essere asettiche e disumanizzati si mettono al servizio dell’atto creativo in tutte le sue forme offrendo all’artista ed ai suoi fruitori nuovi strumenti per esplorare l’ineffabile mistero del fare arte”.
La tecnologia è la nostra contemporaneità. Tutto si evolve e si sviluppa. Lo fa l’uomo, la tecnologia, le leggi, la letteratura, la musica. Perché non dovrebbe farlo l’arte? Perché l’arte è solo quella della tradizione? Perché l’arte non può esprimersi attraverso il nostro quotidiano? Semplice, perché tutto ciò che rompe la tradizione è sempre visto con sospetto. Non è colpa di nessuno, ce lo abbiamo fin dagli albori. Il nostro cervello va semplicemente “in protezione”, proprio come una caldaia quando registra un fatto anomalo. E la novità per il nostro cervello è un fatto anomalo, che devia dallo standard. Lavoriamoci su per fargli cambiare idea e abbracciamo le novità e le sperimentazioni che sono sempre un arricchimento, a prescindere dal fatto che ci piacciano o meno. E’ sempre una forma nuova di conoscenza…
E l’arte di Quayola, infatti, è innanzitutto sperimentazione e ricerca. L’artista reinterpreta il “classico” con l’ausilio della moderna tecnologia, e il processo di sperimentazione e ricerca diventa così la base dell’opera stessa.
La seconda e terza area tematica: le sculture “non-finite” e il paesaggio
Mi piace affermare che anche con queste opere, Quayola si afferma a pieno titolo tra i più importanti esponenti della media-art. L’artista parte dalla scultura classica, ispirata alla tecnica michelangiolesca del non-finto (“l’incompiuto”) e attraverso un robot lavora sulla materia senza mai finirla, con l’intento di esplorare il lavoro degli algoritmi attraverso strategie e schemi non convenzionali.
Tra queste opere sono ben visibili quelle generate dalle analisi di due sculture del Bernini, “Lacoonte e i suoi figli” e “ il ratto di Proserpina”.

La terza area tematica è la tradizione della pittura di paesaggio. Qui mi sembra che Quayola si superi. Cosa ha in comune la natura con il digitale? Direi nulla. Ma con Quayola niente suona più falso. Al pari degli Impressionisti, l’artista romano esplora la natura con occhi nuovi, e attraversogli strumenti dell’arte generativa* crea una natura artificiale . In altre opere invece gioca con la tradizione del puntinismo e ci regala opere di grande impatto.
Ci sarebbe ancora tanto da dire su questa mostra e su Quayola, ma non vi voglio togliere il piacere della scoperta!
Le opere in mostra sono state realizzate dall’artista tra il 2007 e il 2021.
La mostra infine è stata realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Artemisia e Comediarting ed è curata da Jarome Neutre e Valentino Catricalà.
Se il post ti è piaciuto, metti “mi piace” sulla mia pagina facebook o “like” su questo articolo. Grazie!
0 Comments