Lividi e ricordi d’infanzia: “Tana”, l’opera d’arte di Martina Biolo

Tana di Martina Biolo

Un posto sicuro da mani nervose, stressate e perse: “Tana” di Martina Biolo racconta e non dimentica

Tana” di Martina Biolo

“Tana” di Martina Biolo è l’opera d’arte esposta a palazzo Braschi (Roma) nella sezione PORTFOLIO dell’iniziativa Quotidiana, il programma espositivo ideato dalla Quadriennale.

L’opera dell’artista è drammaticamente evocativa. Non è subito chiaro cosa voglia trasmetterci l’artista ma, grazie alla documentazione a supporto dei visitatori, entriamo immediatamente nel mondo di Martina Biolo. 

Tana (2020) di Martina Biolo (lattice, acrilico, graffette in metallo,cotone)

“Tana” ci rimanda alla nostra infanzia, ai nostri giochi e nascondigli. Chi di noi non se li è inventati quando era piccolo? L’oggetto misterioso che vi trovate difronte, in realtà non lo è affatto. Lo conosciamo tutti molto bene e in un attimo, dal mondo di Martina Biolo passiamo in punta di piedi nel nostro mondo, quello dei nostri ricordi, di quando eravamo bambini. 

L’artista ha realizzato una scultura che richiama i cuscini dei divani e li dispone proprio come fanno i bambini quando vogliono giocare, e ci costruisce una tana. Il materiale utilizzato è il lattice, (non a caso), che richiama magistralmente l’idea della pelle umana. 

Mentre giriamo attorno a “Tana” di Martina Biolo e la guardiamo con maggiore attenzione e intensità,  iniziano a cavalcare nella nostra testa associazioni lontane e presenti, fatti odiosi di cronaca, racconti di amici e parenti, e perché no, nostri ricordi.

Le macchie di colore impresse sui cuscini sono le macchie di dolore impresse sulla pelle bianca e delicata dei cuccioli d’uomo. Lividi, spettri del passato riemergono nella memoria di tutti. Quella “Tana” è un luogo sicuro tra le mure domestiche, un luogo che protegge da chi dovrebbe proteggerci.

Biolo afferma come, spesso, le sue opere hanno la valenza di “spettri”, tentativi di far apparire qualcosa che preme insistentemente dal passato per rivendicare la sua persistenza nel presente.

L’opera d’arte contemporanea è molto suggestiva e potete ammirarla fino al 12 febbraio.

Martina Biolo nasce nel 1996 a Padova e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua ricerca si concentra su oggetti quotidiani, facendo emergere le storie che essi conservano, focalizzandosi sugli aspetti simbolici, culturali, e legati allo spazio della casa.

Tra le recenti mostre collettive: Circa 7 miliardi di anni, Casa Baldassarri, Bagnacavallo (a cura di Innesto Spazi di Ricerca); Ri-abitare, Il quartiere, Saluzzo (a cura di Francesca Canfora); Rea! Art Fair 2021, Fabbrica del Vapore, Milano; Discontinuo. An open studio 4, Barcellona Pozzo di Gotto (a cura di Collettivo Flock); Collettiva Scultura Atelier 3, Art Night Venezia (a cura di Mario Airò).

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