Le opere shock di Berlinde de Bruyckere
We are all Flesh (Istanbul) 2011 – 2012 è l’opera shock di Berlinde de Bruyckere alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma
Morte e sofferenza nelle opere di Berlinde de Bruyckere
Le opere shock di Berlinde de Bruyckere sono attualmente visibili alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Parlo di sculture shock, perché questa è stata la mia reazione mentre giravo estasiata per le sale della Galleria, ammirando le innumerevoli opere di arte contemporanea.
Tra vasi, sculture, specchi e dipinti, trovarsi all’improvviso davanti un enorme bovino con la testa mozzata appeso per una zampa all’interno di una sala vuota, vi assicuro che è davvero scioccante. Poi subentra la curiosità e allora con cautela vi avvicinate all’opera. Nel mio caso è subentrato prima lo shock, poi una volta metabolizzata l’opera, si è fatto avanti un senso di ripugnanza fortissimo e poi, a mano a mano che guardavo la scultura, la curiosità ha preso il sopravvento. Ho iniziato a studiare l’opera, a soffermarmi sui dettagli (specialmente sul vello) e poi ne ho apprezzata la mostruosa bellezza.
In queste opere l’artista indaga il dolore e intende dimostrare come la sofferenza e l’orrore ella violenza accomunino sia umani che animali. Le parti equine utilizzate provengono da scarti di macello. Nessun animale è stato ucciso per realizzare le opere (testo tratto dal pannello espositivo dell’opera in mostra).
Le opere di Berlinde de Bruyckere sono shock perché non te le aspetti, almeno non così, non in quel contesto.
Le opere shock di Berlinde de Bruyckere
Berlinde de Bruyckere (Ghent, 1964) inizia a lavorare sulla figura umana negli anni ’90. Gli esseri che rappresenta sembrano quasi senza essenza, perché li evoca attraverso drappi di stoffa disposti a terra o su piedistalli in posizioni particolari e innaturali. Successivamente il suo stile si evolve passando a nuovi materiali, tra cui la cera. I suoi corpi, sia umani che animali, sono un pugno allo stomaco. Mostrati spesso senza testa e senza sesso, le sue sculture colpiscono lo spettatore che resta, a mio avviso, sbandato. Sì, credo che questo sia l’aggettivo giusto. Lo shock sopraggiunge dopo, quando abbiamo metabolizzato l’oggetto. Le sensazioni che avvolgono ognuno di noi sono le più disparate. Disgusto, fascino, curiosità sono questi a mio avviso i sentimenti più comuni davanti ad un’opera della de Bruyckere.
Le opere dell’artista sono quasi sempre senza testa e sesso, e quando hanno la testa sono senza occhi. E’ come se l’artista volesse annullare la soggettività dell’essere rappresentato, accumulandolo ad un tutto, cioè alla specie a cui appartiene. E’ il caso ad esempio della serie dei cavalli tra cui The Black Horse, 2003 oppure Marthe (and 1 detail), 2008, una massa umana deforme, acefala con le braccia che si moltiplicano a mo’ di rami verso terra, richiamando le metamorfosi di Ovidio.
A rendere le opere emotivamente coinvolgenti e violente sono i materiali utilizzati dalla de Bruyckere. La cera, per rappresentare corpi umani, brandelli di pelle e parti di ossa, e il vello degli animali per rappresentare cavalli e buoi, rendono le opere terribilmente realistiche e angoscianti. Il tema predominante che accompagna tutta la produzione artistica della de Bruyckere è, ovviamente, la morte, a cui tutti siamo chiamati, e la sofferenza dei corpi. Ah, una curiosità che forse spiega tante cose: de Bruyckere è figlia di un macellaio.
Se il post ti è piaciuto, metti “mi piace” sulla mia pagina facebook o “like” su questo articolo. Grazie!
Fonti e approfondimenti:
0 Comments