Lacrime di eternità di Elisabetta Tagliati
Bethel ritorna ma in una nuova “forma”. Un romanzo spirituale attraverso la salvezza e la dannazione
Spettatrice delle vite che ha sconvolto
Lacrime di eternità di Elisabetta Tagliati edito da Aurea nox è il prosieguo di Oltre l’Abisso, il suo primo romanzo. Il libro è una storia “ultraterrena” in cui la dannazione e la salvezza si giocano sul campo dell’Amore, che tutto pervade. La storia nasce da una serie di sogni consecutivi ambientati in epoca Celtica che l’autrice ha deciso di trascrivere e che hanno dato vita alle vicende di Bethel, Capoclan celta.
In questo romanzo troviamo tutti i protagonisti di Oltre l’Abisso, che con le loro azioni e il loro percorso spirituale creano una serie di vicende che accompagnano il lettore nel magico e misterioso mondo dei celti.
La protagonista del romanzo, Bethel, assiste inerme a una guerra furiosa tra i propri figli che non può aiutare, perché trasfigurata in un salice piangente, che tutto vede e tutto “sente”. Lacrime di eternità di Elisabetta Tagliati è un romanzo onirico, molto spirituale, intimista e simbolico, proiettato alla ricerca di séma anche del legame che unisce l’Uomo alla Natura.
Ringrazio Elisabetta per questa bella intervista che ci ha permesso di parlare non solo del suo romanzo ma anche di conoscerla meglio, sia come persona sia come scrittrice. Inoltre, per un ulteriore approfondimento, vi segnalo la recensione del libro su Cinquecolonne magazine.
Lacrime di eternità di Elisabetta Tagliati
Salve Elisabetta, lei è nuova ai lettori di Sguardo ad Est. Ci racconta brevemente qualcosa di sé? Cosa fa nella vita e cosa le piace?
Un saluto a tutti voi e grazie mille per ospitarmi su Sguardo ad Est. Io amo la lettura, la musica e i viaggi, in particolare il trekking in montagna. Il mio lavoro è consulente in ambito informatico, ma dedico molto del mio tempo alla musica: come insegnante e interprete. Sono laureata in canto lirico ma pratico da tempo tutti i generi musicali. Mi occupo anche di Cantoterapia e Vocologia. Amo l’idea di unire le diverse forme d’arte, per il mio primo romanzo, Oltre l’Abisso, ho creato un’intera opera rock (liberamente ascoltabile online). Penso che l’espressione personale sia molto importante e sono felice di poter lavorare al fine di massimizzare anche l’espressione altrui.
Lacrime di eternità è il suo terzo libro. Anche questo, come gli altri, è un romanzo onirico. Sembra che lei prediliga particolarmente il “sognante”, l’inconscio. Perché? Cos’è che la affascina?
Non avevo mai messo in programma di scrivere e pubblicare, la scrittura è sempre stata qualcosa di personale che mi permetteva di avere uno sguardo esterno sulle mie riflessioni. Nel 2018 però ho dovuto ricredermi perché ho fatto un sogno ‘a puntate’ di 3 mesi che mi sono scritta: più l’esperienza proseguiva e vedevo l’effetto che faceva agli amici che lo leggevano ho capito che dovevo pubblicarlo. Così è nato Oltre l’Abisso, un vero romanzo onirico. La storia di Lacrime di Eternità è similare perché deriva da alcuni mesi di sogni del 2021. Solo il romanzo di mezzo, I Dissidenti, deriva da una mia riflessione sulla società e sull’arte: è un romanzo distopico ed è stato scritto in pandemia, non a caso ha tinte molto più cupe.
Lacrime di eternità è il seguito di Oltre l’Abisso. Come si evolve in questo secondo romanzo la figura di Bethel?
Bethel, Capoclan Celta e protagonista di Oltre l’Abisso, è una donna la cui fragilità è la forza più grande. Ella è oggetto di una profezia che si avvera stravolgendole la vita e cambiando la sua idea di amore e spiritualità. Solo pochi lettori empatizzano con lei, preferendo altri personaggi con meno chiaroscuri, secondo me però Bethel rappresenta l’uomo in cammino e i suoi errori le permettono di crescere. In Lacrime di Eternità Bethel è trasfigurata in un salice e da lì guarda e partecipa alla vita di coloro che ha amato in vita. E’ possibile agire senza un corpo? Esistono e quali sono gli stadi intermedi tra morte e vita? Che forza possono avere preghiere e volontà? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui dovrà rispondere con la sua peculiare esperienza.
Trovo molto affascinante l’ambientazione del suo lavoro: l’epoca celtica. Ci racconta come è entrata in contatto con questa antica civiltà e a quale tribù particolare si ispirano i suoi due romanzi?
Io pratico rievocazione da molti anni e ho iniziato con i Celti/Germani, sebbene la mia esperienza sia molto più significativa per l’epoca Medievale e Rinascimentale, per le quali mi occupo anche di canto e danza storica. Da giovane sono stata letteralmente rapita dal mondo Celtico/Irlandese, ma non ho scelto deliberatamente di scrivere un romanzo sull’epoca Celtica: mi spaventano molto la filologia e la precisione storica richieste. Mi sono limitata a trascrivere i miei sogni e per questo, sebbene avessi la percezione di un collegamento con il luogo dove vivo (Modena, abitata dai Boi) o con l’Alto Garda (Cenomani), mi sono sempre guardata dal dichiarare all’interno del romanzo eventi storici e luoghi geografici precisi, ho lasciato solo alcune curiosità nelle appendici.
Nella descrizione del libro lei parla di un romanzo simbolico, che sensibilizza verso il legame dell’uomo con le proprie radici, situate tanto nelle profondità̀ del sé quanto nella Natura. Che ruolo ha quest’ultima nella sua vita?
Io mi sento molto sensibile verso la Natura, in particolare rispetto al mondo vegetale, e mi pare che lo stile di vita che stiamo intraprendendo ci mostri sempre di più la necessità di un’integrazione con le nostre radici.
Ho incontrato la Natura in fondo a molti dei miei studi legati al canto e ai molti saggi di tema spirituale che adoro leggere. Quando voglio rilassarmi pratico trekking in luoghi solitari e bellissimi: il silenzio e la diversa velocità mi permettono di ritrovare l’equilibrio con la vita, spesso frenetica, della cantante.
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