La mostra Mostra “Terragni e Golosov al Museo statale di Architettura Ščusev di Mosca
Non avrò l’opportunità di vedere questa Mostra che si concluderà il 4 novembre 2019, tuttavia ho deciso di spendere due parole sull’oggetto dell’esposizione, perché trovo la scelta dei curatori molto interessante. Come già anticipato in questo articolo, la mostra mette a confronto due opere architettoniche, il Novocomum a Como e il Club Zuev a Mosca, realizzate da due artisti diversissimi tra loro. Erano diversi per formazione culturale, perché operavano in due paesi distinti e con due regimi politici ideologicamente lontani. Tuttavia, li accomunava il desiderio di realizzare e diffondere un nuovo concetto di architettura, rivoluzionaria e moderna. Parliamo dell’architetto italiano Giuseppe Terragni (1904-1943) e dell’architetto russo Il’ja Aleksandrovič Golosov (1883-1945) di cui racconta la mostra “Terragni e Golosov. Novocomum a Como – Club Zuev a Mosca. Avanguardie e confronto” . L’esposizione mette a confronto le due opere maggiori di questi architetti perché le similitudini nella struttura compositiva sono molto evidenti (un corpo cilindrico in vetro realizzato su un angolo dell’edificio). L’edificio residenziale Novocomum a Como e il Circolo operaio Zuev raccontano la storia di una passione, quella per l’architettura e la storia di due paesi, l’Italia e la Russia durante le due guerre mondiali. La storia di Terragni mi fa una tenerezza infinita…
Terragni e Golosov
Come Golosov, anche Giuseppe Terragni era considerato uno dei grandi architetti del XX secolo. Entrambi erano personaggi di spicco nel panorama artistico e architettonico dell’epoca. Giuseppe Terragni (1904-1943) faceva parte di quel gruppo di giovani che volevano rinnovare l’architettura e che nel 1927 firmarono il manifesto del Razionalismo italiano (corrente architettonica diffusasi in Italia tra il 1920 e il 1930 e legata al principio del funzionalismo nell’architettura), divenendo negli anni successivi il maggior esponente del Movimento Italiano di Architettura Razionale. Giuseppe Terragni era un fascista convinto e un uomo di grande rettitudine morale che morì a soli 39 anni a causa di una profonda crisi esistenziale che vide crollare i suoi ideali, imperniati sulla diffusione, attraverso l’architettura, dei principi etici e sociali del primo fascismo, un fascismo rivoluzionario e innovatore. Poiché l’architettura concepita dal Terragni era un’architettura nuova e rivoluzionaria come lo era il movimento fascista, secondo Tearragni, l’architettura moderna non poteva che essere l’architettura del fascismo. Operoso e instancabile lavoratore, partecipò a molti progetti importanti dell’epoca.
Quando venne chiamato alle armi e mandato in Jugoslavia nel 1941 (e poi Russia) subì un trauma così forte che al suo ritorno in patria non resse, morendo per una trombosi fulminante sul pianerottolo di casa. Il Novocomum, un isolato a cinque piani che doveva rappresentare la nuova architettura, fu tra i suoi primi edifici. L’opera però, non incontrò il consenso del pubblico (venne definita il “transatlantico” e considerata uno scandalo) e solo per pura fortuna scampò alla demolizione. L’opera invece che lo consacrò a livello internazionale fu la Casa del Fascio, realizzata tra il 1932 e il 1936.
Il nome di Il’ja Aleksandrovič Golosov (1883-1945) invece è legato all’avanguardia russa e all’attività di pianificazione urbanistica di Mosca negli anni ’20. Golosov era membro della Sezione degli architetti delle costruzioni socialiste e, come Giuseppe Terragni, promuoveva un’architettura rivoluzionaria e innovativa, sempre più funzionale e orientata alle esigenze moderne. Diede un grande contributo all’architettura sovietica, rimanendo però fedele alle tradizioni e operando contestualmente interventi moderni senza stravolgere l’equilibrio estetico dell’edificio. Raggiunse la fama con la realizzazione del circolo operaio a Mosca (il Club Zuev), un edificio dalla forma nuova e originale, sia nella realizzazione dell’esterno sia nella struttura degli interni. L’immagine dinamica dell’edificio, con il motivo del cilindro di vetro trasparente, era una chiara espressione del simbolismo del lavoro. Col tempo l’attività appassionata di Golosov cominciò a trasformarsi in evidenti eccessi e le sue posizioni, estremamente innovative nei confronti dell’eredità degli anni 20 e 30 ,non trovarono più grande sostegno; tutto ciò, però, non scalfì la sua fama. Morì nel 1945 all’età di 62 anni.
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