Dipendenza dal gas russo: cosa si è sbagliato?

dipendenza gas russo

Come liberarsi dalla dipendenza del gas russo e cosa sta facendo l’UE

E’ sempre una questione economica

La Dipendenza dal gas russo è ormai l’argomento principale, insieme alla guerra in Ucraina, del dibattito italiano degli ultimi mesi. Riporto questo studio condotto da energia-luce.it ( di cui riporto il contenuto modificato formalmente in alcune parti) perché riepiloga con pochi giri di parole, la situazione italiana e gli errori che sono stati fatti in merito all’approvvigionamento di gas dall’estero.

L’Italia è uno dei paesi europei che dipende maggiormente dal gas russo e ora ne stiamo pagando le conseguenze. Perché siamo così dipendenti dalla Russia? Potevamo evitarlo? Assolutamente sì. Sono tanti, infatti, i possibili fornitori di gas capaci di esportare gas naturale in Europa, ma si è preferita l’economicità a breve termine rispetto alla diversificazione strategica della provvigione.

L’Italia sta subendo una delle più grandi crisi energetiche della storia recente anche perché il sistema del nostro Paese si basa molto sul gas, specialmente per quanto riguarda la produzione di energia elettrica. Il conflitto in Ucraina è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, innanzitutto perché la nostra politica non è stata lungimirante. Per riassumere, questo è ciò che  è avvenuto negli ultimi decenni in Italia:

  • Diminuzione della produzione interna di gas
  • Aumento delle importazioni di gas
  • Bassi investimenti (rispetto agli altri stati europei) sulla transizione ecologica
  • Aumento in percentuale di importazioni di gas dalla Russia
rigassificatore di Panigaglia, Wikipedia

Quali sono gli accordi del gas in Italia?

Russia

La dipendenza dal gas russo è di lunghissima data. Esistono accordi che risalgono al 1969 e che hanno dato vita al primo gasdotto nel 1974. Le importazioni poi sono aumentate dopo il 2006, quando, con un accordo pluridecennale si è deciso di intensificare l’importazione del gas russo fino al 2035, a prezzi ridotti rispetto alla concorrenza. Ciò, di conseguenza, ha dirottato l’Italia verso una situazione di forte dipendenza.

Olanda e Norvegia

Anche i Paesi Bassi e la Norvegia sono due partner energetici di vecchia data per l’Italia, anche se l’importazione l’abbiamo via via ridotta proprio in virtù dei nuovi accordi del 2006 con la Russia. Ciò ha comportato la progressiva riduzione delle importazioni di gas italiano da questi due Paesi, specialmente dall’Olanda verso cui la richiesta italiana è ormai quasi nulla.

Azerbaijan

Con il nuovo gasdotto azero si potrebbe aprire uno spiraglio per il gas in Italia, questo nuovo impianto, inaugurato solo nel 2020, potrebbe essere capace di portare più gas di quello attuale. Il governo si è già speso per aumentare le forniture dall’Azerbaijan, ma ci vuole tempo prima che si vada a regime!

Libia e Algeria

L’Algeria esporta gas naturale in Italia dal 1983 con un condotto che arriva nella cittadina di Mazzara del Vallo. Sembra, però, che incrementare l’apporto di gas da questo Paese sia complicato. 

La Libia invece si è dotata di un impianto relativamente nuovo nel 2004 che arriva a Gela e da cui si potrebbe aumentare l’import energetico.  Il problema principale, però, è la difficile situazione politica del Paese, che dalla caduta di Gheddafi non ha ancora trovato una stabilità concreta.

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E la produzione Nazionale di Gas?

In Italia il gas si è sempre prodotto. Nel 1994, anno di massima produzione, sul territorio italiano venivano prodotti 20,6 miliardi di metri cubi di gas. Oggi questa cifra è di appena 4,4 miliardi di metri cubi (dato del 2020). Perché questo notevole calo?

Semplice, torna nuovamente il fattore economico. Per altri Stati risulta molto più semplice ed economico estrarre gas, sia per motivazioni tecniche sia per motivazioni legati alle infrastrutture.

La scelta italiana si è indirizzata, per questioni economiche, sull’importazione e riduzione al minimo della produzione.

Importazione di Gas Liquefatto

Il Gas Liquefatto è un altra possibilità per l’importazione di gas. In questo caso, il gas non viene condotto attraverso gasdotti, ma può essere liquefatto, per essere spostato attraverso nave o altri mezzi di trasporto. In questo caso però diventano necessari dei rigassificatori, ovvero degli impianti capaci di ritrasformare il gas naturale in forma gassosa. Queste strutture però non si possono creare in poco tempo, è necessario un grande progetto, soprattutto per la sicurezza a cui devono essere sottoposti.

In Italia ne siamo praticamente sprovvisti e questo, al momento, è uno dei fattori di maggiore difficoltà per l’Italia perché impedisce le importazioni da Paesi più distanti, Stati Uniti in primis. Le contrattazioni possibili diventano quindi quelle con i Paesi vicini.

Non si sono fatti investimenti a tal proposito e al momento esistono solo 3 rigassificatori (2 di questi inaugurati negli ultimi anni): Panigaglia, Livorno e Rovigo. Di certo non sufficienti per un nuovo sistema di import.

Conclusioni

Le conclusioni sono semplici da trarre: negli ultimi decenni, nonostante un modesto numero di possibili importatori e altre vie per differenziare le necessarie importazioni, si è preferito limitare il numero di Paesi che importano gas in Italia, prediligendo quelli che assicuravano un guadagno maggiore a breve termine, evitando la creazione di rigassificatori che potevano aprirci diversi mercati. Ad oggi il principale esportatore di gas in Italia si trova sul fronte opposto, impegnato in un devastante scontro diplomatico e miliare con il resto del mondo, compresa l’Italia.

Nel frattempo pare che si sia aperta una breccia con l’accordo provvisorio raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento Europeo in merito alla legislazione sullo stoccaggio del gas. In un’ottica di mutuo soccorso, il regolamento mira a garantire uno stoccaggio del gas equo nell’UE tra gli Stati membri. Almeno per l’Italia, l’obiettivo ci svincolerebbe dalla dipendenza dal gas russo. 

Fonte:

https://energia-luce.it/news/dipendenza-gas-russo-gli-errori-del-passato

Foto di copertina: Il rigassificatore offshore Terminale GNL Adriatico, situato al largo di Rovigo, foto di proprietà di Floydrosebridge 

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