Cosa fare dopo aver pubblicato un libro
Delusi perché avete pubblicato il vostro primo libro ma non avete ottenuto i risultati sperati? Cos’è che andato storto? Capiamo insieme cosa fare dopo aver pubblicato un libro
Scrivere è un dono?
Cosa fare dopo aver pubblicato un libro? Probabilmente molti scrittori emergenti non si saranno neanche posti la domanda. Molti credono che dopo aver concordato il lavoro con l’editore, questo si occupi della pubblicazione e il resto viene da sé.
Quando lo scrittore percepisce che le cose non sono andate nel modo sperato, cioè che le vendite attese non ci sono state, entra in depressione. E la prima domanda che solitamente ci si fa al riparo da orecchie indiscrete è: questo significa che non sono un bravo scrittore, che non ho talento perché mi manca il dono della scrittura. Ma sarà proprio così?
Prima di addentrarci nel cuore del tema di oggi, cioè cosa fare dopo aver pubblicato un libro, ho deciso di soffermarmi su un aspetto molto importante della scrittura e lo faccio con l’ospite di oggi, Marylin Santaniello, editor, ghostwriter ma innanzitutto agente letterario. Con lei cercheremo di capire qualcosa in più sul mondo dell’editoria perché regnano sovrani numerosi equivoci.
L’argomento su cui voglio soffermarmi riguarda il dono della scrittura. Siamo sicuri che sia davvero un dono? Molti scrittori ne sono certi, ma non tutti. Come al solito, nei miei podcast, vi riporto pareri discordanti sempre con la speranza che ne facciate tesoro in modo che possiate giungere a vostre considerazioni che saranno la base di cemento che non vi farà più oscillare e tentennare lungo il tortuoso cammino della scrittura. Siate tenaci, inseguite il vostro sogno, ma fatelo con criterio.
Se il vostro romanzo non ha successo analizzate tutti gli aspetti e, se vi rendete conto, onestamente, che nella vostra scrittura c’è qualche falla, sappiate che si può imparare a scrivere. Raymond Carver ne era convinto. Lo scrittore americano dice:
[…] ricordo che avevo sempre voluto diventare uno scrittore. Avevo una gran voglia di scrivere, di scrivere qualsiasi cosa.
[…] qualcosa nelle ossa mi diceva che dovevo farmi un po’ di cultura prima di andare avanti e diventare uno scrittore.
[…] Così, insieme a questo desiderio di farmi una cultura, avevo un altrettanto forte desiderio di scrivere; era un desiderio talmente forte che, grazie all’incoraggiamento che ricevetti all’università e alle cose che vi imparai, continuai a scrivere anche dopo che il “buon senso” e “i fatti freddi” – la “dura realtà” della vita – mi avevano sconsigliato ripetutamente che avrei fatto meglio a lasciar perdere, a smettere di sognare, a rassegnarmi a tirare avanti facendo qualcos’altro. […]
Patrichia Highsmith ci ricorda che scrivere è un mestiere e richiede una pratica costante.
E invece Flannery O’Connor cosa ne pensa?
[…] l’abilità di creare vita con le parole è essenzialmente un dono. Se uno ce l’ha già in partenza, può perfezionarla; se invece non ce l’ha tanto vale lascia perdere […]
e infine
[…] Chiunque scriva narrativa di pubblico consumo non ha altra giustificazione se non l’essere stato chiamato a farlo dalla presenza di un dono. […]
E voi cosa ne pensate? Mentre ci riflettete lo chiedo alla nostra ospite di oggi, Marylin Santaniello, agente letteraria ma anche editor e ghostwriter.
Marylin secondo te scrivere è un dono?
La mia risposta è no. Scrivere non è un dono, non è un talento naturale perché il talento naturale presupporrebbe quasi una sorta di privilegio divino come se chi avesse questo dono fosse una sorta di prescelto. Invece non è così. Non è un privilegio spirituale ma semplicemente un tipo di intelligenza maggiormente sviluppato. Il neuropsicologo Howard Gardner nel 1983 ha pubblicato un saggio che si chiama Formae Mentis in cui riconosceva otto tipologie di abilità intellettive differenti (sette se aggiungiamo anche l’intelligenza emotiva). Egli riconosceva che noi abbiamo diversi tipi di intelligenza. Ogni individuo ne ha più di uno, però in alcuni ne è più sviluppata una rispetto alle altre. Negli scrittori ad esempio l’intelligenza linguistico-verbale è più sviluppata (e investe anche la parola scritta).
Ricordiamoci che malgrado una persona abbian questa tipologia di abilità maggiormente sviluppata, non deve mai dimenticarsi di allenare a propria scrittura attraverso la lettura, tanto per cominciare, soprattutto, dei classici. Questa sembra una frase retorica ma in realtà è la base per riuscire a scrivere, perché le voci dei grandi, lo stile, la struttura delle trame dei grandi non possiamo averla, se prima non li abbiamo conosciuti e studiati. Quindi sicuramente la lettura e l’allenamento con la scrittura. Scrivere, scrivere tanto.
Ecco rimarchiamo sempre questa considerazione su cui sono tutti concordi, scrivere, scrivere, scrivere, è l’unico modo per migliorarsi nella scrittura come del resto, lo diciamo sempre, in tutti i campi. Bisogna fare esercizio.
Valutare anche cosa bisogna fare prima di pubblicare un libro
Facciamo un passo alla volta e cerchiamo di capire anche cosa bisogna fare prima di pubblicare. Perché oggi il mercato dei libri è molto cambiato. La buona narrativa, quella che studiavamo a scuola, non si legge più, perché il mercato chiede altro. Vi riporto le considerazioni della giallista Patricia Highsmith:
[…] Uno scrittore che imiti le mode del momento e sia logico e pedestre può garantirsi una buona sussistenza, perché queste imitazioni si vendono e non richiedono troppo sforzo, in senso emotivo. Di conseguenza la produzione di uno scrittore così può essere due o dieci volte maggiore di quella di un autore originale, che non solo mette nella scrittura il sudore della fronte e del cuore, ma corre anche il rischio di vedersi rifiutare. Prima di cominciare a scrivere, vi conviene valutare. Siccome potete farlo da soli e il silenzio, non c’è bisogno di falso orgoglio […]
Direi di prendere seriamente in esame quanto suggerito dalla Highsmith ma vi consiglio anche di farvi valutare e non solo di valutarvi. E’ importante far valutare il vostro scritto da un esperto perché, come vi dicevo, bisogna anche essere realisti e intercettare le esigenze del mercato.
A questo punto ho bisogno del supporto vitale Marylin Santaniello che ci spiega cosa fa un’agenzia letteraria e perché è fondamentale prima di pubblicare un racconto o un romanzo farselo valutare per considerare il livello di spendibilità del testo sul mercato. Questo non significa che dobbiamo snaturarci.
Dico questo perché, spesso, quello che scriviamo, che può essere splendido, profondo, con una storia accattivante e scritto benissimo, può non piacere al pubblico. In merito a quest’ultimo aspetto, per ritornare all’argomento della puntata, non significa che non siamo in grado di scrivere e che non abbiamo il dono della scrittura; significa, probabilmente, che quello che scriviamo non incontra il gusto dei lettori di oggi.
Torno a Marylin e le chiedo:
Marylin, tu che sei un’agente letterario, ci può spiegare perché è fondamentale per uno scrittore avere prima di pubblicare una scheda di valutazione? Ti chiedo inoltre di farci una panoramica e dirci in base alla tua esperienza quali sono i generi letterari che il pubblico di oggi predilige. Un testo come Fontamara di Ignazio Silone, probabilmente lo leggeremo solo a scuola come letture obbligatorie per l’estate, sbaglio?
Direi che ricevere una scheda di valutazione è fondamentale per comprendere se la storia che si intende scrivere è effettivamente valida o no, o meglio, se è valida la trama. Ricordiamoci infatti che la parte difficile per uno scrittore esordiente (o comunque per uno scrittore che ha letto poco e si è esercitato poco), è la struttura della trama, comprendere bene quella che sarà l’intera trama del romanzo o del racconto. Sotto questo aspetto una scheda di valutazione può riuscire ad evidenziare queste mancanze e a far capire all’autore come arginarle.
Riguardo invece il genere di oggi, in realtà non esiste un genere che viene prediletto di più. Potremmo dire, erroneamente, il giallo o il fantasy che non è mai passato di moda. Soprattutto le nuove generazioni non riescono ad empatizzare molto con i classici o comunque anche con il saggio o il manuale. Essi sono più restii ad avvicinarsi a generi di questo tipo. La società di oggi è in continuo fermento, corre, scappa e non vuole mettersi lì a comprendere veramente un testo. Il testo classico risulta troppo pesante. Un testo di Silone verrebbe relegato nel contesto scolastico, e purtroppo è molto triste, perché si stia perdendo tantissimo il valore della letteratura classica. Noi che lavoriamo a contatto con la cultura dovremmo fare di più affinché ciò non accada.
Marylin ci ha chiarito perfettamente perché è importante farsi valutare prima di pubblicare. A questo punto non resta che capire perché il nostro romanzo non ha successo, perché non viene venduto.
Erroneamente si pensa che la casa editrice a cui affidiamo la pubblicazione del libro è anche la stessa che si occupa delle attività di divulgazione del testo. Queste attività sono numerose e non si limitano solo ai social. Se il libro non viene pubblicizzato con le giuste modalità, attraverso canali ragionati e con mezzi idonei, è facile che venga ignorato, e semplicemente perché non c’è stata una capillare diffusione.
Sappiamo benissimo che oggi, in Italia, si pubblica tantissimo (perché siamo tutti alla ricerca di notorietà per soddisfare il nostro narcisismo) ma si legge poco. Si scrivono quindi tanti libri, troppi libri, che pochi leggono. Bisogna saper emergere in quanto mare in tempesta con la barca giusta, bisogna conoscere bene il mare e capire come evitare di schiantarsi su uno scoglio che nella tempesta non si vede.
Questa metafora mi serve per riallacciarmi a quello che dice Marylin, dobbiamo imparare a conoscere il mercato editoriale; il mio suggerimento e anche quello di Merylin che è un’addetta ai lavori è quello di studiare il mondo dell’editoria. Lo scrittore non è un essere solitario. Cercate di andare alle presentazioni dei libri, alle fiere, confrontatevi con gli editori, altri scrittori, con gli editor, insomma con tutti quelli del mestiere, non vi avventurate nella tempesta con una barchetta di legno, corazzatevi e dopo aver capito il mercato cominciate a scrivere. Scrivete, scrivete scrivete.
Oltre a scrivere però, è d’obbligo aggiungerne un altro suggerimento: esercitiamoci a leggere. E prediligiamo anche letture che sono lontane dalla nostra scrittura, che non sono proprio nelle nostre corte. Se amate il fantasy, ogni tanto leggete anche un giallo o un classico. La lettura dei classici si sta perdendo, ma è quella la vera letteratura, la complessità e la bellezza dei classici è qualcosa che ci può far solo crescere, innanzitutto come scrittori.
Torno ancora a Marylin perché ci può dare qualche delucidazione in più e con lei cercheremo di sfatare alcuni falsi miti relativi alla pubblicazione dei nostri libri. Sono andata diretta e le ho chiesto:
Marylin, dopo la pubblicazione quali sono gli altri passi che si dovrebbero fare? E chi li deve fare? Lo scrittore, l’editore, l’agente?
Si crede che quando un libro sia pubblicato su un mercato il percorso di un autore è concluso, invece no. Inizia un altro tipo di percorso, anch’esso molto ripido che è quello di far conoscere il libro. E quanti bei libri, scritti soprattutto da autori emergenti, vediamo che però li scoviamo così per puro caso proprio perché non sono conosciuti; questo è un peccato, perché i libri scritti bene meritano di essere conosciuti.
In questo caso è stesso l’autore a dover fare questo tipo di percorso. Sì, è vero che toccherebbe molte volte all’editore organizzare presentazioni, rappresentare degli eventi (e questo l’editore lo fa), però sicuramente le azioni più importanti devono provenire dall’autore, in quanto è lui l’artefice del libro, è lui a dover tenere molto di più alla sua creatura rispetto alle altre persone del contesto. In questo caso ciò che l’autore può fare, investendo un po’ di tempo a costo zero, è contattare blogger o figure autorevoli del campo per far scrivere delle recensioni oppure degli articoli su magazine on line. E questo a volte presuppone un piccolo investimento economico ma nella maggior parte dei casi è qualcosa che si può fare in maniera gratuita.
Stessa cosa è cercare di organizzare, magari anche con l’aiuto di figure apposite come agenti o agenzie, delle presentazioni del libro, perché questa è un’altra cosa che può aiutare molto a far conoscere il libro e magari incrementare leggermente le vendite. E’ importante anche rappresentanze in fiere e in generale partecipare ad eventi sul sociale.
Spero che con il podcast di oggi vi siano stati chiariti alcuni dubbi comuni a molti scrittori emergenti; in tal senso il supporto di Marylin Santaniello è stato fondamentale. La ringrazio per essere stata con noi e vi invito a dare un’occhiata ai suoi profili social e alla sua pagina web nel caso in cui abbiate bisogno di una figura specializzata o anche solo di chiarimenti, (sono certa che Marylin non si tirerà indietro). Intanto vi anticipo qualche informazione sulla nostra ospite e se siete interessati e volete approfondire il profilo di Marylin, come al solito alla fine dell’articolo vi lascio i link di riferimento.
Chi è Marylin Santaniello
Marylin Santaniello nasce a Napoli, il 20 Novembre del 1997. Scrive il suo primo racconto all’età di otto anni. La scrittura – che in seguito Marylin oserà definire come la sua unica fede – la accompagna lungo tutto l’arco della crescita. A diciassette anni frequenta un corso di narratologia, ottiene il diploma di maturità in lingue e letterature straniere, accetta il suo primo lavoro in qualità di ghostwriter e capisce che questa è la strada per il suo futuro.
Arrivano altre richieste di lavoro negli anni e inizia anche a colloborare con diverse realtà, tra case editrici e agenzie in qualità di ghostwriter e responsabile delle pubbliche relazioni. Durante il lockdown, lavora presso la casa editrice Aletheia editore, dove si occupa della valutazione di testi inediti, poi nel 2021 collabora con la casa editrice WritersEditor di Roma e nello stesso anno anche con la casa editrice Gpm Edizioni.
Dagli inizi del 2022 cura una rubrica chiamata “Raccontami…” dove intervista autori emergenti e/o esordienti ed è stata scelta dalla Milena Edizioni per curare interamente il manuale chiamato “il quaderno dello scrittore”.
Il progetto che Marylin sta curando da due anni e che reputa il suo fiore all’occhiello è “Ti scatto un libro”, una novità assoluta nel contesto editoriale, perché unisce il mondo dell’editoria con quello della fotografia.
Tra le sue passioni spiccano infatti la fotografia (sia dietro che davanti la macchina da presa), la pittura e il maquillage.
Si identifica all’interno del contesto editoriale come ghostwriter professionista e agente letterario.
Approfondimenti e consigli di lettura
Profilo FB di Marylin Santaniello
Howard Gardner, Formae mentis, 2013, Feltrinelli
Patricia Highsmith, Come si scrive un giallo, Minimun fax
Flannery O’Connor, Un irragionevole uso dell’irragionevole, Minimun fax
Raymond Carver, Il mestiere di scrivere, ed. Einaudi Super ET
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