Caligola di Albert Camus
Un’opera teatrale incentrata sul delirio del potere che in Caligola di Albert Camus trasporta il lettore nel mondo folle e crudele del disumano imperatore romano
Lucida follia
Caligola di Albert Camus edito da Bompiani è stata una lettura davvero unica, uno dei testi teatrali più belli che abbia mai letto (dopo quelli di Edoardo de Filippo, si intende ).
Il libro, di poco più di 150 pagine, è il racconto di uno spaccato di vita dell’imperatore prima di essere assassinato. Albert Camus, Premio Nobel per la Letteratura nel 1957, mette in scena, attraverso il racconto della follia di Caligola, la lotta tra la presa di coscienza dell’individuo e l’incapacità di ribellarsi alla classe politica e intellettuale.
Il primo manoscritto fu del 1939 e molti contemporanei non ne gradirono l’uscita, perché videro nel folle imperatore un chiaro e tagliente riferimento a Hitler. Questo è stato probabilmente uno dei motivi che spinsero Camus a rimaneggiare l’opera in diverse occasioni fino alla stesura finale del 1958. L’autore ci lavorò su per ben 20 anni!
Caligola di Albert Camus, insieme al romanzo Lo straniero e al saggio Il mito di Sisifo,
fa parte della cosiddetta trilogia dell’assurdo, espressione con la quale negli anni ’60 venivano definite diverse esperienze teatrali sviluppatesi dopo la Seconda guerra mondiale. Tali esperienze tendevano a rappresentare il carattere “assurdo” della condizione esistenziale: l’uomo si rende conto che l’esistenza non ha alcun senso. Le opere del tempo evidenziavano anche la solitudine dell’individuo, il senso di vuoto percepito in un mondo provato dagli orrori del nazismo, della guerra mondiale e dei rapporti interpersonali privi di qualsiasi razionalità.
Proprio perché assurda, la vita non può essere compresa e in Caligola, l’imperatore romano si ritroverà più volte a riflettere su tale concetto, negando pertanto anche l’importanza delle sue azioni malevoli e dei suoi atti scellerati nei confronti di tutti coloro che lo circondavano, il suo popolo compreso.
CALIGOLA:
Già. In ogni caso, però, io non sono pazzo. Anzi, non sono mai stato tanto ragionevole. Semplicemente, all’improvviso ho sentito un bisogno di impossibile (Pausa). Le cose, così come sono, non mi sembrano soddisfacenti.
ELICONE:
E’ opinione piuttosto diffusa
CALIGOLA:
E’ vero. Ma prima non lo sapevo. Ora lo so. (Sempre con naturalezza). Il mondo, così com’è, non è sopportabile. Per questo ho bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualcosa di dissennato, forse, ma che non sia di questo mondo.
Caligola di Albert Camus
Tutto inizia con la morte di Drusilla, sorella dell’imperatore ma anche sua amante. L’amore malato porta Caligola a uscire completamente di senno. L’imperatore romano si comporta come un vero pazzo e inizia a vessare e uccidere chiunque osi contraddirlo o anche parlargli nel momento in cui la luna, quella luna che tanto desidera e chiede per sé a Elicone, gli gira storta.
Nell’opera di Camus, Caligola è incapace di accettare il dolore della morte di Drusilla e decide di sfogare la sua angoscia nei modi più disumani possibili, in delirio di onnipotenza lo porterà ad annientare se stesso.
Interessantissimo è tutto l’entourage di Caligola, intendenti, senatori, patrizi, Scipione e lo stesso Cherea (l’uomo che lo ucciderà) che vengono costantemente vessati, derisi e umiliati (CHEREA: la tirannia e la si può combattere, ma con la malvagità disinteressata bisogna essere scaltri):
Eppure, sono certa che il lettore, come me, avrà sentimenti contrastanti. Non si riuscirà a odiare fino in fondo Caligola, nonostante la sua disumana crudeltà. Ci fa pena. Ci immedesimiamo nel suo dramma esistenziale e percepiamo tra le pieghe della sua follia una grande infelicità come gli spiattellerà in faccia Cherea, il suo assassino:
Il dramma è ricco di colpi di scena e il libro si legge tutto d’un fiato. Caligola di Albert Camus è una lettura interessante, piacevole nonostante il dramma esistenziale che è alla base non solo della vita di Caligola ma anche della filosofia di Camus
Albert Camus
Camus 1913- 1960) è uno scrittore francese che, nonostante la situazione economica disagiata e la necessità di lavorare anche in giovane età per contribuire all’economia familiare, riuscì comunque a portare a termine i suoi studi universitari.
Fu la scrittura la sua vocazione e da subito intraprese l’attività di giornalista e scrittore con la pubblicazione dei suoi primi saggi.
Abbandonò la politica militante da antifascista e comunista alla fine degli anni Quaranta per poi riprenderla ad intermittenza e ad abbandonarla totalmente a metà degli anni Cinquanta per dedicarsi alla scrittura e al teatro. Le sue opere, però, non trovavano sempre il consenso del pubblico.
Tutta la sua scrittura si è sempre imperniata sull’uomo e il suo destino ineluttabile in cui possono trovare posto anche gli istinti più barbari, a volte percepiti come involontari e dettati dalle circostanze.
Morì in un incidente automobilistico.
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